SIENA. Da Giorgio Finucci (In campo) riceviamo e pubblichiamo.
“Nelle ultime settimane l’azione MPS ha perso valore in modo significativo; la banca ed il ministero dell’economia avrebbero potuto gestire meglio il ritorno in borsa, soprattutto sul versante della comunicazione. In particolare tre episodi recenti hanno inciso negativamente.
Il primo: MPS è stata oggetto di una campagna denigratoria, accentuata dalla competizione elettorale che ha fatto di Banca MPS il terreno di scontro di conflittualità politiche. Era necessario far comprendere che la perdita dell’esercizio era sostanzialmente nota fin dalla semestrale di giugno 2017, e che, quindi, non era indice dell’andamento del piano industriale, ma condizione necessaria per la partenza dello stesso. Il secondo: il modo stringato con cui si è fornito all’opinione pubblica la notizia delle dimissioni del CFO Mele che ha fatto pensare che fosse dovuta all’andamento e alla gestione della banca. Infine una dichiarazione dell’AD Morelli, che al di là dell’erronea generalizzazione sull’orario di lavoro, ha indotto la sensazione che il conseguimento degli obiettivi del piano industriale non fossero in linea con quanto previsto.
Tale situazione ha creato sconcerto all’interno e sfiducia all’esterno. Per rispondere l’azienda ed il MEF, azionista di controllo, hanno redatto singoli comunicati, che non prefiguravano reazioni adeguate: sarebbe stato preferibile intervenire più tempestivamente e con un taglio più propositivo. D’altronde il cittadino comune, che si informa solo tramite giornali e tv, di fronte a tali avvenimenti che idea si può fare della nostra banca?
Per tranquillizzare gli investitori ed i mercati, si è dovuto attendere il road show di Londra, nella prima settimana di aprile, a seguito del quale il titolo ha prontamente recuperato: ma il road show va considerato fattore eccezionale, non è pensabile lasciare a questo tipo di eventi la difesa costante e continua della reputazione sulla banca.
Il successo e le prospettive di ogni banca si basano sulla fiducia che questa è in grado di trasmettere ai clienti soprattutto a quelli potenziali e quindi, una comunicazione incerta e paurosa non è accettabile. Se il piano sta andando secondo le aspettative sarebbe assolutamente folle permettere che si ingeneri sfiducia verso la banca.
E’ necessario recuperare quote di mercato, e in contemporanea contrastare attivamente il sentiment negativo che, se non disinnescato, si potrebbe ripercuotere sul valore della banca e sulla fiducia dei risparmiatori. Non è un problema di poco conto perché se cala la fiducia, fattore indispensabile nel rapporto cliente/banca, nessun piano industriale potrà portare risultati. Sarebbe auspicabile che la banca, di concerto con il MEF, agisca intraprendendo azioni contro le fake news e per supportare l’immagine della banca, il che non può che passare da una comunicazione più viva, più fresca, più attenta.
Infine sarebbe bene porre l’attenzione sull’aspetto del piano che prevede l’uscita dello Stato dall’azionariato della banca entro il 2021. E’ auspicabile che lo Stato resti azionista della banca, anche con percentuali di possesso più basse, senza i vincoli temporali attualmente previsti. Quest’ultima proposta recentemente avanzata dal Sindaco di Siena potrebbe essere la chiave per agevolare il piano di ristrutturazione ingenerando maggior fiducia e tranquillità nei risparmiatori, togliendo il pesante vincolo temporale che così, come contemplato originariamente, con l’andare del tempo, potrebbe addirittura generare un effetto contrario e negativo con l’avvicinarsi della scadenza del piano”.