Cerchiamo di capire cosa cambia in realtà

di Massimiliano Casto*
SIENA. Dopo l’approvazione del federalismo municipale, cerchiamo di analizzare di cosa si tratta e – soprattutto – cosa cambia per i cittadini. In sintesi, il federalismo disciplina il rapporto economico tra lo stato centrale e gli enti locali. Fino ad oggi, le imposte raccolte a livello centrale venivano parzialmente ridistribuite fra i vari territori; con il federalismo municipale, invece, tutti i comuni assumono una propria autonomia fiscale e hanno la possibilità di incamerare nuove entrate attraverso forme di tassazione versate e trattenute in loco. Se da una parte la legge premia gli enti locali che sanno amministrare bene le risorse e punisce quelli che hanno distribuito sul resto dell’Italia le negligenze burocratiche ed amministrative, dall’altra parte ne consegue un aggravio di tasse e imposte per i cittadini.
Con l’introduzione del federalismo municipale, sin da subito, i comuni si sono garantiti la compartecipazione a numerose imposte erariali – a cominciare dall’Iva – e ad una quota del gettito della nuova cedolare secca.
Cedolare secca: Si tratta di una nuova tassa che dovrebbe far risparmiare i proprietari di immobili, ma è importante anche per gli inquilini, i quali avranno maggiori possibilità di avere un contratto regolare, considerando che l’emersione degli affitti in nero è proprio un obiettivo del federalismo municipale. In buona sostanza, il proprietario che concede in affitto un’immobile pagherà all’inizio il 21% del canone annuale o il 19% per i contratti cosiddetti agevolati, cioè stabiliti su base comunale da accordi tra la Confedilizia ed i sindacati degli inquilini, indipendentemente dagli altri suoi redditi. Il pagamento della cedolare secca evita, così, la tassazione ordinaria del canone annuo assieme agli altri redditi ed evita quindi di far scattare un’aliquota Irpef più elevata.
Questa nuova imposta sostituirà di fatto, quote Irpef, addizionali comunali e imposta di bollo che gravano sugli affitti:
L’addizionale Irpef: Con il federalismo municipale i comuni otterranno subito l’addizionale Irpef, che era stata sospesa dal ministero dell’economia. Il via libera alle addizionali Irpef sarà retroattivo con i redditi del 2010 sempre che i comuni lo renderanno pubblico nei propri siti internet entro il prossimo 31 marzo. Inoltre l’aumento potrà essere al massimo dello 0,2% annuo, e solo per quei comuni che adesso sono sotto la soglia dello 0,4%, che non potrà più essere superata.
Poteri di indagine: I comuni avranno molti più poteri di indagine in campo fiscale – tributario ed avranno anche una quota delle maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione.
Le ulteriori novità del 2014: A partire dal 2014 la grande novità sarà l’IMU cioè l’Imposta municipale unica che andrà a sostituire alcune imposte locali con un gettito stimato complessivamente di 11 miliardi e 570 milioni. Scompariranno tanti tributi regionali, come quello relativo all’abilitazione dell’esercizio professionale, l’imposta sulle concessioni statali dei beni demaniali marittimi, per le concessioni statali per occupazione e uso di beni del patrimonio indisponibile, la tassa per l’occupazione di spazi pubblici regionali, concessioni regionali e l’addizionale regionale sull’acqua.
La tassa di soggiorno: I comuni capoluogo di provincia, ma anche le unioni di comuni e i comuni che rientrano negli elenchi regionali delle località turistiche o delle città d’arte, potranno istituire la nuova tassa di soggiorno. Sarà calcolata in base al prezzo delle camere di albergo e sarà di un importo minimo di 50 centesimi ed un massimo di 5 euro per notte.
Il relativo gettito derivante dalla tassa servirà ai comuni per finanziare interventi in materia di turismo, restauro, manutenzione e fruizione dei beni culturali e dei servizi pubblici.
* Tributarista Consulente del Lavoro