Il parlamentare ha incontrato i dipendenti della banca
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SIENA. Si è tenuto ieri, in una platea affollatissima, l’incontro tra l’onorevole della Lega Nord, Gianni Fava, i dipendenti della Banca Mps ed i montepaschini del Consorzio Operativo di Gruppo. La Lega Nord è tornata a chiedere che si faccia luce sulle responsabilità politiche del Pd e dell’attività svolta dal partito nei confronti dei precedenti vertici della Banca, chiedendo la collaborazione dei sindacati e di tutte le forze politiche. Presenti all’incontro anche gli esponenti locali del Carroccio Francesco Giusti e Maurizio Montigiani, entrambi dipendenti all’Mps.
Durante il proprio intervento, l’onorevole Fava ha ribadito, replicando alle dichiarazioni dell’amministratore delegato, Fabrizio Viola (il quale aveva affermato “che le trattative non sono un argomento per la politica”), che «le esternalizzazioni diventano di interesse politico perché la politica si deve occupare delle ricadute occupazionali sul territorio, dal momento in cui lo Stato ha sostenuto l’Mps con 3,4 miliardi di euro di aiuti. Senza dimenticarci, poi, del ruolo della Fondazione, ad oggi sempre azionista di maggioranza, i cui vertici sono nominati dagli Enti locali e quindi dalla politica. I soldi pubblici – ha evidenziato Fava – vengono dati ad un soggetto che deve garantire in primis che non vi siano ricadute sul livello occupazionale e che poi sia esso stesso un soggetto solvibile. Lo Stato deve, inevitabilmente, avere una funzione di controllo per fare in modo che i livelli occupazionali siano tutelati ed evitare, così, la macelleria sociale». Poi, l’esponente del Carroccio ha definito «un errore madornale l’aver portato il livello dello scontro sul versante occupazionale», avanzando nuovamente l’ipotesi del «commissariamento degli istituti di credito, intervenendo direttamente sul capitale sul modello della Bank of Scotland».
Svariati gli interventi dei presenti, tra i quali quello del sindacalista Luca Bianchi di DirCredito e dell’avvocato Luigi De Mossi. Inoltre, la Lega Nord ha evidenziato «l’importanza delle prossime elezioni comunali senesi e la necessità che, in un periodo in cui si fa un gran parlare di revisione dello Statuto della Fondazione, si agisca affinché, quando (e se) questa, tra diversi anni, potrà ritornare a distribuire utili, questi ultimi siano destinati a finanziare solo gli enti pubblici, strutture essenziali per la vita sociale del nostro territorio, abbandonando quelle erogazioni a pioggia spesso distribuite ad associazioni che non portano alcuna ricchezza al territorio. A margine degli interventi, è stata avanzata la proposta di un patto di sindacato tra quello che rimarrà della Fondazione, dopo l’aumento di capitale da un miliardo già deliberato dall’Assemblea dei Soci della Banca, che farà scendere la Fondazione ai minimi termini, e lo Stato, che entrerà nel capitale del Monte.
Francesco Giusti ha chiesto, invece, «un passo indietro a chi è indagato. Per far ripartire la Banca Mps non si può prescindere dalla necessità di fare e di chiudere i conti con il passato, rompendo con la gestione Mussari-Ceccuzzi, con gli uomini che loro hanno inserito nei posti chiave della Banca e dei quali, ancora, si contornano Profumo-Viola. Tanto quanto non si può evitare di promuovere un’azione di responsabilità nei confronti dei precedenti vertici della Banca, sia per l’enorme distruzione di ricchezza che ha devastato la nostra città sia per quanto avvenuto con la procedura di privatizzazione di Ampugnano».