SIENA. Nella mia qualità, in proprio, di socio piccolo azionista e componente della Comunità Senese da almeno quattro generazioni (senza considerare la mia presenza quale legale già costituito parte civile per alcuni piccoli azionisti nel processo penale trasferito a Milano per competenza territoriale), desidero salutare con grande speranza ed interesse la NOVITÀ che si è verificata in occasione del rinnovo del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale della BMPS.
Mi riferisco all‘imprevisto successo di una lista di soci presentata da un gruppo privato di imprenditori toscani (ed appoggiato nella votazione anche da molti piccoli azionisti), che ha ottenuto quattro consiglieri ed un sindaco revisore.
Molto condivisibile è sembrato a tutti l’atteggiamento propositivo della lista che si è presentata in Assemblea senza prosopopea, alla quale eravamo purtroppo, da molto tempo, ormai abituati, ed anzi con buon gusto e con gli ottimi propositidi andare finalmente nella direzione di un rilancio di BMPS a livello locale, nazionale ed internazionale con la volontà dichiarata di esperire ogni possibilità ed iniziativa che non sia soltanto quello della svendita-aggregazione della banca dopo il già approvato aumento di capitale.
Sembra questo un segnale di speranza molto apprezzabile dopo tre anni di proclami c proclami roboanti, sino ad oggi sempre seguiti da ben 12 trimestrali tutte negative e tre bilanci tutti in perdita con un deficit di miliardi e mliardiche avrebbero dovuto indurre tutti i responsabili della presente gestione della Banca a non avere neppure il coraggio di ripresentarsi come candidati.
Tutto ciò, nonostante la chiamata a Siena di superdirigenti di grandi competenze e professionalità e pagati a peso d’oro i quali, capitanati da Profumo e Viola, hanno però effettuato scelte ed interventi non adatti alle particolari caratteristiche della banca Mps, le quali hanno finito per mortificare e demotivare i dipendenti e, quel che è peggio, non sono state neppure dal pubblico mercato dei risparmiatori.
E nonostante si sia già operato anche nella direzione della esternalizzazione dei servizi “travestendo” tali operazioni di allontanamento di oltre mille dipendenti della Banca, come cessione di un fantomatico ramo d’azienda, tesi questa già rigettata da una luminosa sentenza, anche essa brusca, del Tribunale del Lavoro di Siena, che comporterà enormi danni economici alla Banca anche per mega-consulenze legali, nonche ripristino e ripristino dei diritti dei lavoratori.
Oltre a ciò, essendosi, il nuovo management, guardato bene dal richiamare in servizio quei molti e molti lavoratori senza tessera, che sono stati per molti anni – chissà perché – demansionati, bloccati nelle loro carriere e/o costretti ad anticipare il pensionamento soltanto perché – ad esempio – non accettavano (sotto la vecchia gestione della Banca) di sottoscrivere ed avallare pratiche di gestione, di fido, di mutuo fasulle ed impresentabili, le quali hanno poi fatto emergere la dispersione di oltre 30 miliardi di crediti evidenziatisi come deteriorati e irrecuperabili.
In questo quadro, con il nuovo presidente del Collegio sindacale, con il nuovo sindaco revisore appena nominato dalla lista di cui sopra e nonostante la conferma …anche se “retrocesso”, del vecchio ex-presidente Salvadori, sembra possibile augurarci che, finalmente, tutti i responsabili, anche romani e milanesi della Vigilanza, di questo disastro senese, toscano e italiano, dell’entità economica di quasi 50 miliardi di euro, vengano perseguiti nelle più rigorose forme di legge, anche in conformità alle numerose segnalazioni o specifici e ben documentati esposti che, persino il sottoscritto, ha dovuto provvedere a presentare, in proprio, alla magistratura penale di Siena, Milano e Roma.
Ma la città, la Toscana e l’Italia debbono prendere coscienza di questa quasi incredibile realtà, che interessa la gestione del credito bancario, e finalmente mobilitarsi perché le sacrosante regole dei nostri padri, con il diritto e la morale, tornino a guidarci e a trionfare nella nostra democrazia.
Paolo Emilio Falaschi