E' l'ora di scegliere uomini giusti ai posti giusti
di Red
SIENA. “La cancelliera Merkel ed io abbiamo incontrato Papandreu e Berlusconi e abbiamo ricordato loro le responsabilità che hanno tutti i paesi in questo periodo di crisi”. Freddo e conciso, Sarkozy, ancora scottato dall’offesa del presidente del consiglio italiano che non gli ha messo su un piatto la testa di Bini Smaghi, liberando il posto al board Bce a un rappresentante francese, si è vendicato a freddo presentando l’Italia sullo stesso piano della Grecia, ribadendo poi la fiducia nell’insieme delle autorità politiche, economiche e finanziarie del Belpaese piuttosto che nel premier italiano. Aggiungendo che “Sforzi per la crescita e riduzioni del debito vanno di pari passo, ma servono riforme strutturali”. Neanche una parola sulla ristrutturazione delle banche francesi che dovranno mettere tra le perdite non più il 50, ma addirittura il 60% del debito greco che hanno in portafoglio.
Invece la freddezza della Merkel non si deve alla straordinaria imitazione di Crozza! Ma questo passa il convento e meno male che le cronache di due giorni dell’Eurogruppo ci hanno risparmiato barzellette e cadute di immagine, visto che i mercati dovrebbero aprire con rassicurazioni e non con facezie. Ma facciamo il punto sull’esito della crisi greca, anche se sembra non interessare l’orticello senese che per un pugno di milioni. Le banche greche vedranno (almeno) dimezzati 50 miliardi di euro. Le tre grandi francesi hanno un esposizione di 5 miliardi. Per quelle tedesche il conto è intorno a 3 miliardi. Intesa e Unicredit valgono poco meno di 1 miliardo. Ma il debito complessivo greco vale perdite per il sistema Grecia di altri 50 miliardi, per la Bce 25, la Francia 25, la Germania 17, la Gran Bretagna 6. Un conto salatissimo, aggravato dalle titubanze nel prendere il toro per le corna dei politici europei durato tutta l’estate.
E’ evidente che il sistema Italia in tutto ciò nulla c’entra. E altrettanto evidente che è solo la scarsa credibilità della conduzione politica a Roma che ha minato finanziariamente il nostro paese. Prosegue intanto il nuovo riposizionamento dell’Abi e del suo presidente Mussari nello scacchiere politico nazionale. Nel corso della prima tappa del Road Show Italia a Cuneo il presidente pro tempore del gruppo MPS ha dichiarato: “Il pericolo per l’economia italiana non è il credit crunch ma la mancanza di crescita”. Il rapporto tra imprese e istituti di credito di fronte all’aggravarsi della crisi si è riscaldato, ma ha detto Mussari “In Europa per rispondere all’emergenza del debito si è sovvertita la logica. Per curare la debolezza dei debitori si chiede ai creditori di rafforzare il proprio capitale. Cambiando le regole per le banche in questo momento bisogna sapere che si cambiano direttamente le regole per le imprese “. Dopo anni di posizionamento pedissequo sulle tesi di Tremonti, è stato fatto un bel salto. Non poteva accorgersene prima? Mussari poi ha criticato la gestione della crisi greca “è stato fatto il contrario di quanto sarebbe servito. Per punire la Grecia dei suoi errori si sono imposte condizioni che stanno soffocando l’economia. Il contrario di quanto normalmente si fa in caso di ristrutturazione del debito di un’azienda in crisi. Ma la Germania deve capire che quest’emergenza è come l’influenza aviaria. Prima colpisce i più deboli ma poi contagia anche i più forti”. Esattamente quello che le banche fanno quotidianamente contro i propri clienti, non sarebbe il caso di fare un po’ autocritica?
Sul fronte italiano il presidente dell’Abi ritiene che i mercati stiano dando una valutazione irrealistica del rischio paese. “L’Italia onorerà fino all’ultimo centesimo il suo debito pubblico. I nostri fondamentali sono solidi e non sono cambiati nonostante la crisi rispetto a quando il mercato ci esprimeva più fiducia. Quello che ci manca ora è la prospettiva di crescita. Non la si ottiene per legge, ma le leggi possono rimuovere gli ostacoli che la frenano. Assieme a Confindustria, Rete Imprese Italia, Alleanza delle Cooperative e Ania abbiamo fatto delle proposte concrete al governo. Su questo abbiamo trovato la coesione, caso unico in Europa, del mondo economico. Speriamo di esser ascoltati al più presto”. Chissà se dopo queste parole illuminanti il presidente del consiglio, al rientro dal vertice, metterà finalmente mano al fantomatico decreto sviluppo che assomiglia all’araba fenice, con soldi veri tagliando le vere spese inutili al bilancio come gli aerei da guerra d’attacco e il ponte di Messina che da soli valgono 30 miliardi di euro buttati al vento. Invece invoca quel taglio delle pensioni che Bossi a parole non vuole, e vediamo se provocherà veramente la caduta del governo.
Le affermazioni di Mussari ammettono la mancanza di leadership del governo italiano, un’assenza che pesa sulla credibilità dell’azienda Italia. Ma potrebbe anche chiedersi, il presidente, se la questione non si possa mettere su questo piano anche per quanto riguarda la debolezza del titolo MPS, quanto contribuisca a ciò la sua assenza, sempre preso dai problemi che richiedono la presidenza nell’Abi e dalle manovre di palazzo romane. E ora che perfino Mancini, con il 45% a cui ha ridotto la Fondazione, ha dovuto riconoscere la propria assoluta mancanza di guida della banca, pensiamo che sarebbe bene non aspettare primavera a rinnovare tutto. Con profonda attenzione alla scelta degli uomini giusti. Perché i mercati sono sempre all’erta, e scelte inadeguate sarebbero immediatamente fatte pagare care.
