Gli artefici della ristrutturazione trovano tutti il loro posto. Tranne città e dipendenti
di Red
SIENA. Quanta ironia ha attraversato il web per aver descritto la solitudine di Fabrizio Viola! Eppure anche il sindaco di Siena, secondo una nota, marcherà il suo profondo distacco dal Direttore Generale sfilando nella manifestazione sindacale di venerdì.
Si prevede che ciò ingenererà confusione nei mercati azionari: per la prima volta si vedrà il padrone scioperare assieme ai lavoratori contro il dirigente operativo che deve far rispettare la volontà del padrone. Potenza del filtro della Fondazione che permette alla politica il gioco delle tre carte.
Adesso la palla passa nelle mani dei rappresentanti sindacali: vorranno sfidare la base, che spesso nei commenti agli articoli li accusa di connivenza con le alte sfere, accettando la presenza del sindaco nel corteo, o risponderanno un fermo e deciso “NO, grazie” marcando finalmente la discontinuità col passato?
“Condividiamo assieme ai dipendenti un impegno forte per sostenere le prospettive industriali del terzo gruppo bancario italiano e per mantenere saldo il suo legame con la nostra città”, così il sindaco che sarà “presente alla manifestazione dei sindacati del gruppo Mps con una delegazione della giunta”. Aggiungendo che “occorre affrontare i cambiamenti e le difficoltà di questa fase con l’obiettivo di mantenere la sua indipendenza strategica, la sua natura di banca commerciale a servizio dell’economia reale, la sua capacità di avere valore, il suo legame con Siena”.
E mentre il sindaco chiosava sulla indipendenza strategica della banca, la Fondazione finiva di calare le braghe. Dopo la visita di lunedì del team di Credit Suisse, martedì è arrivato a Siena Mancuso con la sua Equinox a trattare l’affare Monte (con un’offerta d’acquisto tra l’11 e il 13% di Banca Mps).
I banchieri d’oltreconfine, ritornati a Milano e relazionato con la sede centrale, hanno confermato di aver raggiunto un accordo per firmare la liberatoria occorrente a Gabriello Mancini per portare a termine la vendita del 15% delle azioni MPS. Non è dato sapere se la liberatoria sia stata concessa “gratis et amor dei” o se sarà ulteriormente onerosa per Palazzo Sansedoni. Comunque, questa conferma ha salvato il titolo in borsa da un ulteriore ribasso, e dopo una altalena comprendente anche un’asta di volatilità, l’azione MPS ha quotato -0,42% (tra i pochissimi bancari in rosso) a euro 0,3795. Perché con essa lo standstill (congelamento del debito) concesso dai creditori fino al 15 marzo viene prorogato al 30 aprile, meno di quanto avrebbe voluto la Fondazione. Appena due giorni dopo l’elezione del nuovo CdA di Rocca Salimbeni, dunque senza margini di manovra ulteriori. Tornando a Salvatore Mancuso, abbiamo visto che il finanziere, con silenzio, pazienza, perseveranza e il portafoglio gonfio, è riuscito a entrare a Siena senza “prendere il numerino”, come gli aveva consigliato il sindaco della città.
Anzi, secondo Milano Finanza, in serata sarebbe uscito in Via Banchi di Sotto con in tasca un accordo che verrà reso pubblico non appena il fondo Equinox formalizzerà la sua offerta di “una quota importante per un progetto industriale importante”.
Clessidra, che veniva data in pole position in quanto pro-quota politica ex-Ds, avrebbe ammainato la vela e rinunciato all’affare. Con molta fatica il piano di salvataggio della Fondazione e della Banca si sarebbero avviati, ma il prezzo da pagare è salatissimo. Rimane ancora da capire quali siano le famiglie vicine alla banca che potrebbero entrare nell’azionariato. Oltre ai Malacalza di Genova e i Seragnoli di Bologna, oggi vengono tirati in ballo i Ricasoli, gran produttori di vino, e ci sono altre due famiglie di cui una (Benetton?) del nord-est: per loro è pronto un bel 7% di azioni, che insieme all’8% promesso ad Equinox fa appunto il 15% da cedere per sfamare i creditori. Ah, se non fosse stato firmato il covenant!
Oggi ci sarebbero da rimborsare solo le rate singole alle scadenze stabilite e non da ritornare tutto il debito indietro in una unica soluzione. Anche tanti di noi, che hanno creduto alla favola della solidità del Monte e del 51% irrinunciabile, se avessero saputo che sotto ai prestiti per coprire l’aumento di capitale c’era il segreto del trabocchetto del covenant, ben si sarebbero guardati dal comprare azioni come ci venne calorosamente chiesto nel giugno dello scorso anno.