Vince al primo turno il candidato favorito. Il rappresentante del "non cambiamento"

di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. Una lunga notte. Le elezioni a Siena sono state sofferte più nelle ultime battute che durante tutta la campagna elettorale.
L’esito, si è detto tante volte (chi seguendo un pensiero chi seguendone un altro), non poteva essere poi stupefacente… E invece! Accipicchia se lo è stato!
Gli osservatori più attenti, i politologi di professione, avrebbero scommesso, fino a qualche giorno fa, in un ballottaggio certo. Una osservazione che nasceva dal numero – e dalla qualità – dei candidati in lizza.
Cinque “grandi elettori”, tutti potenzialmente convincenti. Dalla integerrima Laura Vigni al giovane e “spoliticizzato” Michele Pinassi; dallo sprizzante senesità Alessandro Nannini al preparato e combattivo Gabriele Corradi. Fino al rappresentate del “potere costituito” e favorito alla corsa per la poltrona, Franco Ceccuzzi, fulgida carriera politica, eminenza neppure tanto grigia dell’ultimo decennio senese.
Gli stessi “politologi” – tutti rigorosamente non senesi, tanto per non lanciare una nuova “caccia all’uomo” – avrebbero scommesso che la candidatura della Vigni e quella del Pinassi avrebbero pescato nel bacino elettorale del Ceccuzzi, indebolendo la sua immagine di “quasi sindaco”. Sempre loro avrebbero scommesso che un uomo moderato e senza “scheletri nell’armadio” come Gabriele Corradi avrebbe superato nelle preferenze il candidato del PdL Alessandro Nannini, per il suo trascorso da ex sostenitore di Piccini e Cenni.
Diciamocelo! Meno male che nessuno ha scommesso. Avremmo sulla coscienza un bel numero di professionisti sul lastrico!
E’ il rischio di chi svolge una professione con ingenuità, senza avere ben chiaro le potenzialità dirompenti, stratosferiche, ben oltre ogni logica e ragionevolezza, del potere. Un potere che non è nato oggi ma che da anni, in modo sistematico e senza pausa, ha creato collegamenti, tessuto trame, montato rapporti e gestito istituzioni pubbliche, private o partecipate.
Mentre a Milano si votava pensando agli esiti dell’amministrazione Moratti, bocciandola, a Siena si è andati a votare per sostenere il potere; o per mantenere gli equilibri; per garantire il “Sistema Siena”; per conservare i privilegi maturati o per accedere al novero dei privilegiati. Si è andati a votare restando fedeli ad una sinistra che, ormai da un ventennio, ha abdicato al suo ruolo e ai suoi ideali. Si è andati a votare per non darla vinta a Berlusconi, senza comprendere che proprio questa forma di schieramento – che esclude il ragionamento – è la linfa vitale del berlusconismo e delle sue peggiori devianze. Si è andati a votare, infine, una persona. Un amico, un parente, un conoscente, e non si è pensato ad altro.
E c’è anche chi ha votato senza capire come funzionava il voto disgiunto. Un aspetto, questo, rilevante solo ai fini del rispetto della volontà altrui e non certo ai fini dell’esito elettorale. La carica dei 1001 – tra schede non assegnate e schede nulle – è quella che dispiace e che, unita alle schede bianche (243), compone una percentuale di votanti “a parte”. Ma, se vogliamo comporre quelli che non hanno espresso voto favorevole al sindaco Ceccuzzi dobbiamo cominciare da quegli 11mila senesi che non sono andati alle urne. Ed anche da quei 14735 che hanno votato un altro candidato. In tutto – tra chi non ha saputo esprimere il suo voto e chi lo ha espresso, votando o non votando – si arriva alla cifra di oltre 27mila senesi. Più della metà degli aventi diritto al voto.
Tutti questi conti per pura analisi. Non si intende delegittimare il sindaco appena arrivato a Palazzo Pubblico.
Anzi. Il nostro augurio è che Franco Ceccuzzi possa essere un buon sindaco. Che venga ricordato come tale e che riesca a superare la distanza tra questi numeri diventando il sindaco di tutti i senesi. Una impresa ardua, certo. Ma quale altra impresa potrebbe essere l’obiettivo che si prefigge un uomo che vuole essere prmo cittadino?
Noi, da parte nostra, come annunciato qualche giorno fa, torneremo a fare il nostro lavoro. Con lo stesso impegno e con la stessa imparzialità che ci ha contraddistinto fino ad oggi. Continueremo a tener fede al nostro diritto di critica, al diritto di informare, al diritto di dire la nostra in piccoli spazi che continueremo a riservarci nel segno della chiarezza con i nostri lettori.
Non ci metteremo tra quelli che inneggiano acriticamente al nuovo sindaco (ci verrebbe proprio male) o che salgono sul carro dei vincitori (questa poi! non lo avremmo fatto con nessuno dei candidati), ma resteremo fedeli alla nostra idea negativa di un “Sistema Siena” che ci vede, per questo, “all’opposizione”. Sempre. Perchè i “sistemi” non ci piacciono.
E poi perchè – come diceva il mai troppo compianto Mino d’Amato – “Non abbiamo bisogno dei miracoli per credere, né di successi per perseverare”.