Ceccuzzi potrebbe essere preso in parola e si tornerebbe a votare presto. Con quali candidati?
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di Red
SIENA. E mò… Moplen! Diceva Gino Bramieri in un noto carosello degli anni Sessanta. E mò, sindaco Ceccuzzi? La mossa di spaccare in due il partito è riuscita molto bene, al punto che venerdì sera (27 aprile) il 50% di quel 54,71 per cento con cui era stato eletto al primo turno non è più a sua disposizione. Franco Ceccuzzi in prima battuta non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa, si è chiuso nelle sue stanze, è andato dal prefetto, ha mosso telefonicamente tutti i dirigenti del PD che gli siano venuti in mente. Aspettando comunicazioni di solidarietà: “Quanto accaduto oggi in Consiglio Comunale rappresenta una frattura seria e richiede una verifica più ampia nei rapporti interni al Pd non circoscritta solo a Siena”, si è affrettato a commentare il segretario regionale del PD toscano Andrea Manciulli, che agita lo spauracchio dell’epurazione. “Oltretutto l’atteggiamento dei consiglieri del Pd che hanno votato contro il bilancio è anche in pieno contrasto con lo statuto del nostro partito. Il sindaco Franco Ceccuzzi è impegnato in delicate vicende di governo, che fin dalle prime ore di mandato si è trovato ad affrontare e sta affrontando con serietà e coraggio. Vogliamo sperare che ritorni il senso di responsabilità. Nei prossimi giorni convocheremo tutte le riunioni necessarie per promuovere i chiarimenti di cui c’e’ bisogno”. Ora ai cittadini poco importano le questioni aperte tra le componenti del Partito Democratico; se qualcuno se ne andrà altrove per altre aggregazioni nazionali; fare gossip sul trionfalismo di prima mattina dei vari Bianchi, Chiti, Senni. La notizia che la Corte dei Conti stia addosso ai bilanci del Comune di Siena già da qualche anno (non una novità, almeno sul Cittadinoonline.it) – mentre si vantavano le classifiche de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita e si lanciavano programmi vanamente ambiziosi come Meravigliosa 2.0 – è di quelle che lasciano sconcertati gli elettori. Quei cittadini che vanno al lavoro tutti i giorni e hanno fiducia in chi li governa, sia esso sindaco, consigliere, segretario di partito,deputato o senatore.
Altre due considerazioni. La prima è che, nonostante cerchi sempre di accreditarsi come “novità”, Franco Ceccuzzi negli ultimi venti anni di monopolio Pci-Ds-Pd al governo locale è passato dalla terza alla seconda, e poi alla prima fila fino alle poltronissime del potere: che si accorga solo oggi che Siena è “una città in cui non c’è più niente da depredare” è angosciante: protagonista o comparsa, se sprovveduto non è in grado di governare.
La seconda è la chiusura finale in cui “minaccia” di ritornare nelle fila della nomenclatura: che si cerchino un nuovo candidato sindaco, lui tornerà “a fare quello che facevo prima a 1.500 euro al mese, senza chiedere posti da vicedirettore del Monte”. E senza dimenticare di incassare la pensione da deputato, si presume.
Nel volgere di qualche giorno, il pugno di ferro ceccuzziano si è trasformato in un vaso di coccio. Mancini rimane saldo in Fondazione e inattaccabile fino al 2013 “non legato da vincolo di mandato”. Alberto Monaci in Consiglio Regionale ancora di più e lo dimostrano le dichiarazioni bellicose rilasciate a David Allegranti del Corriere Fiorentino: “Questi non hanno ancora capito in che nassa si sono cacciati”. Il presidente del Consiglio regionale non accetta epurazioni: “Ma Carli chi? Io non lo conosco questo. Eppoi non decide mica lui, ma Luigi Berlinguer, il presidente della commissione garanti del Partito. E comunque consisglierei umiltà. Come diceva San Filippo Neri ‘Signore, tienimi la mano sulla testa perché entro cristiano ma sono capace di rientrare turco’. Suggerirei quindi di abbandonare certe consolidate certezze”. E si sente abbastanza forte da alzare la posta. Oltre alla presidenza di Fondazione Mps per Alfredo Monaci, “l’onorevolato per Alessandro Pinciani, l’ala margheritina chiede che vangano silurati immediatamenti (prima della ripresentazione del bilancio), il vicesindaco Marzucchi ed il capogruppo PD Massimo Bianchi, che verrebberro sostituiti rispettivamente da Cortonesi e Bazzini. A dimostrazione – se ce ne fosse ancora bisogno – che si punta alle poltrone e non all’interesse della città. Della serie “Muoia Sansone con tutti i filistei”. La poltrona in bilico è appunto quella del sindaco: non aspettavano altro, i falchi rossi. Qualcuno potrebbe scommettere che il 15 maggio (ma il presidente del Consiglio comunale Alessandro Piccini, norme alla mano, ha già detto che il 15 è una data improponibile, perché devono passare almeno 20 per la convocazione dei consiglieri) il bilancio non sarà approvato e qualcun altro mettersi in caccia di un candidato “potabile”. La corsa alla successione è già cominciata? O qualcuno cederà su tutta la linea?