Il conto per MPS sarà salato lo stesso: nessuna redditività nel 2011?
di Red
SIENA. Cartolina da Bratislava. Uno dei luoghi mito degli anni Sessanta, la possibilità del dialogo con la “cortina di ferro”, era sbiadita nel post-comunismo in un anonimato che nemmeno la separazione dalla Repubblica Ceca, facendola diventare capitale, aveva risollevato. Per i misteri e i meccanismi della politica il voto contrario al fondo salva stati era in realtà un si, che verrà confermato in una votazione ormai prossima, prima c’era da mandare a casa l’esecutivo locale e fissare nuove elezioni in primavera. Fatti salvi dunque i piani della Ue e della Bce, le borse hanno ripreso la loro marcia trionfale, segnando una nuova giornata positiva. In gran spolvero ancora Unicredit, visto che la ricapitalizzazione europea delle banche rallenta l’urgenza di quella dell’istituto milanese, e buona prestazione di MPS con +1,39% a euro 0,4243. Se ne sono tutti infischiati del downgrade di Fitch, che in conseguenza all’abbassamento del rating paese, ha ridotto Monte dei Paschi di Siena da A- a BBB+ con outlook negativo, confermando invece il rating a breve termine a F2 e il rating individuale a B/C. Come spesso diciamo, le agenzie di rating arrivano sempre dopo sul luogo del delitto a ratificare il fatto compiuto e anche oggi Fitch non si è smentita. Questa agenzia di rating, nel suo report che spiega la situazione degli istituti di credito italiani, scrive che “il punto debole degli istituti italiani resta la bassa redditività, una situazione non dovrebbe migliorare nel medio termine, considerando il peggioramento dello scenario di riferimento delle banche”. Non ci saranno difficoltà a raccogliere finanziamenti nei prossimi mesi, visto che contano sulla vendita di bond nelle proprie filiali. Ma i costi di finanziamento dovrebbero rimanere elevati, da cui conseguirà un incremento dei prezzi dei servizi e dei prestiti, ma non dei guadagni. Quindi indirettamente Fitch conferma i nostri timori sulla trimestrale MPS in arrivo per l’undici di novembre.
La chiave di volta della giornata di ieri è stata nelle parole del presidente della commissione Ue Barroso: “L’Europa deve ricapitalizzare le sua banche con urgenza per fermare il contagio della crisi dei debiti che ormai ha una dimensione sistemica”. Diventa necessario prevedere ”un ratio di capitale significativamente più elevato e della più alta qualità”. Occorre la supervisione di un’autorità comune, probabilmente l’Eba. Ecco il Financial Times, ultimamente abbastanza fantasioso: l’obiettivo sarebbe alzare l’asticella del Tier 1 al 9%, cosa che imporrà massicci aumenti di capitale per gli istituti della Ue. Si parla di appena 25 miliardi contro i 150 della scorsa settimana. Seguirà una fase in cui le banche che avviano la ricapitalizzazione non dovranno distribuire dividendi e bonus (in casa Siena significa aver trovato la scusa e il colpevole dopo aver promesso 2 miliardi di utili in pochi anni ai cittadini basiti, ci aspettiamo il plauso e la finta rassegnazione a decisioni più grandi di loro di Mussari e Mancini). Il piano Barroso ha già suscitato ampie critiche tra gli banchieri: agli attuali prezzi di mercato una serie di aumenti di capitale equivale a un “suicidio”. Ma il cammino sembra tracciato, con l’approvazione di Merkel e Sarkozy. L’America annuisce e piazza anche lei la risalita del Dow Jones in serata.
Una scossa alla giornata odierna potrebbe venire dall’esito dell’incontro tra Papandreu, premier greco, a Bruxelles con Van Rompuy e Juncker per la Ue e l’Eurogruppo. Una seconda verrà dai dati della Camera di Commercio cinese che indica il rallentamento nel mese di settembre sia delle esportazioni che delle importazioni del paese. Ma il pericolo più grande per l’Italia continuano a essere i suoi stessi politici: con la Corte dei Conti a bocciare il disegno di legge delega di riforma fiscale e assistenziale perché superato dagli eventi, con la bocciatura in Parlamento sul rendiconto dello Stato, con la volontà di legiferare su intercettazioni e processi brevi piuttosto che sul decreto sviluppo e il rilancio dell’economia nazionale. Ci dovranno salvare nostro malgrado?