Lo afferma Circolo Città Domani - Sinistra per Siena
SIENA. Tornare su questo tema può apparire ridondante, viste le innumerevoli e autorevoli prese di posizione già apparse sui diversi quotidiani della città. Per la verità molte di queste critiche verso questa decisione da prendere in tempi ristretti. Ci permettiamo però di ritornare sul tema perché a nostro avviso lo stesso riveste, in questo momento particolare, una importanza straordinaria. Crediamo che di fatto rappresenti un punto di non ritorno.
Di per sè il quesito posto al di fuori dall’attuale contesto in cui si trovano Banca e Fondazione meriterebbe una attenta valutazione in termini di costi e benefici, affrontando il tema con una analisi attenta e un sereno dibattito in seno agli organismi competenti, le cui conclusioni dovrebbero poi essere ampiamente illustrate e chiarite ai cittadini senesi.
Quindi di per se la cosa non è sbagliata o fuori dal mondo. Assume invece questi connotati se la questione viene posta nel contesto attuale. Vediamo perché:
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Non è detto che l’eliminazione di questo vincolo porti automaticamente ad una crescita del valore del titolo. Al riguardo si dice che consentendone la contendibilità, automaticamente il mercato darà una risposta positiva aumentando in breve tempo il valore del titolo così da ridurre il numero di azioni che la Fondazione dovrà cedere per far fronte al debito residuo contratto per l’acquisto di Antonveneta. Ci sembra una lettura superficiale e manichea della situazione, uno specchietto per le allodole piuttosto rozzo e poco convincente.
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In primo luogo, va ricordato che ciò che rende il controllo della banca veramente contendibile non è tanto o non solo l’abolizione del vincolo del 4%, quanto la diminuzione della quota posseduta dalla Fondazione (per assurdo se la Fondazione possedesse ancora il 50% il cambiamento dello statuto sarebbe irrilevante); in secondo luogo, con una quota della Fondazione fortemente ridimensionata, la contendibilità della banca – e quindi il suo positivo riflesso sul valore del titolo – sarebbe addirittura maggiore se nessuno dei soci possedesse più del 4%; in terzo luogo, l’effetto contendibilità sul valore azionario è solo di breve periodo – o durante periodi di forte contesa fra i soci. Nel lungo periodo, il mercato apprezzerà il titolo se la Banca attraverso il suo management sarà in grado di esprimere una azione convincente in termini di operatività, di nuovi progetti e di un migliore qualità dei servizi offerti alla clientela, avrà in sintesi la capacità di tornare a fare Banca, per giungere nei prossimi anni a un risanamento ed a un rilancio. L’economia italiana prima o poi dovrà ripartire e la Banca dovrà essere pronta a cogliere le occasioni che un mercato di nuovo vitale sarà in grado di offrirgli.
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Quali sono invece i rischi reali di tale scelta. Se guardiamo le dichiarazioni di Profumo a Banca d’Italia riguardo all’aumento di capitale si parla di più investitori che insieme potrebbero sottoscrivere un miliardo che ad oggi rappresenterebbe ad un numero di azioni superiore a 5.000.000.000. A prescindere dalla svendita che verrebbe effettuata chi ci garantisce che invece di investitori non ce ne sia uno solo? Non ci sembra che in questo caso ci siano garanzie di alcun tipo, Profumo non ne da. E se si verificasse questa ipotesi la Banca di fatto diverrebbe di nuovo ed immediatamente non contendibile, ma in mano ad un altro soggetto che non è la Fondazione. Crediamo che questo rischio sia reale, anche perché così facendo Profumo otterrebbe due obiettivi: porre la Banca in mani amiche e magari riconoscenti, consentire a questo investitore vantaggi fiscali e remunerativi (ben descritti nell’articolo dell’Avv. Falaschi sul Corriere di Siena del 29 giugno 2013) e chiudere definitivamente il sarcofago delle responsabilità che hanno portato a questo disastro lasciando che il tempo scorra inutilmente verso l’agognata prescrizione.
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Quest’ultimo aspetto è un punto importante per comprendere gli atteggiamenti da parte di molti personaggi chiamati a pronunciarsi su tale tema. In molti di questi c’è la convinzione che solo attraverso questo percorso ci sia la possibilità di salvarsi da una probabile prospettiva futura in cui saranno, speriamo, chiamati a rispondere della loro cattiva gestione. Crediamo invece che un atto di coraggio, che si traduca nella opposizione all’attuale strapotere di Profumo, possa essere letto oggi in tutta la sua importanza ed il suo valore, nel senso della tutela del bene comune, così come del resto è già successo per il nuovo Statuto della Fondazione che a nostro avviso migliora, anche se si poteva fare di meglio, ma comunque migliora, il precedente.
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Se poi andiamo a vedere da quali organismi vengono queste sollecitazioni ad eliminare questo vincolo i sospetti invece di diminuire aumentano. Ci dicono che ce li chiede l’Europa, anzi la BCE, ma in fondo l’unica scadenza per il Monte è quella dei sei mesi richiesta dalle autorità italiane, come ha precisato il portavoce del commissario Almunia in data 18 giugno 2013. Pertanto possiamo affermare che ad oggi l’unica richiesta esplicita viene dal Ministero dell’economia e della Finanza. Se diamo credito alla frase che gira nella’ambiente dei giornalisti che seguono le banche e la Finanza in generale “ al nostro organo di vigilanza qualcuno è passato con il rosso e nessuno se ne è accorto”; crediamo che l’attuale ministro Saccomanni sia troppo parte in causa per non lasciare sospetti.
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in sintesi siamo di fronte ad una scelta importante, che deve essere presa dopo aver ponderato attentamente i pro ed i contro, da persone preparate che non siano state minimamente coinvolte nella precedente gestione e in grado di prendere la migliore decisione negli interessi della Fondazione e dei cittadini senesi.
Da ultimo una breve considerazione sulle esternazioni di Bezzini sull’argomento, che si è distinto fino ad oggi per l’ assordante silenzio sugli eventi che hanno colpito la Banca e la Fondazione, però ogni tanto si ricorda di prendere la penna e quando meno te lo aspetti prende posizioni che non vanno nel senso degli interessi della ns. comunità ma sono chiaramente a supporto dell’attuale management della Banca e della lobby partitica che lo ha voluto. In sostanza la sua é una chiara presa di posizione a favore dei poteri forti in contrasto con gli interessi dei cittadini che avrebbe il dovere di rappresentare.
Circolo Città Domani – LISTA SINISTRA PER SIENA