SIENA. Certi soprannomi sono così azzeccati che rimangono impressi per sempre anche in chi li dovrebbe aborrire. Così Clarich all’AGI sulla permanenza di Profumo e Viola alla guida di MPS: “Viola e Profumo sono un tandem perfetto”. Sul perfetto siamo d’accordo ma con giudizio negativo; sul Tandem rivendichiamo il copyright. Adesso Marcello Clarich è impegnatissimo su due fronti. Deve liberare due palazzi dalla presenza dei senesi che, inebetiti da cotanta aggressività, qualcosa hanno sentito dire, non sono bene informati sui fatti. Il primo edificio da liberare è ovviamente Palazzo Sansedoni. Fatte transitare – per caso o con malizia – le due pseudo-candidature Bianchi e Cinelli Colombini, il posto che teoricamente dovrebbe essere riservato a una personalità locale andrà a un qualche componente la loggia dei professori che tanti danni ha fatto, e sta facendo, sia all’Università che al Policlinico. E sarà fatto, salvo imprevisti, sempre in nome della senesità sbandierata ai quattro venti dal solito codazzo autoreferenziale. Si sa che c’è l’ok della Banca d’Italia, che i pattisti vengono fatti passare per cattivi ma alla fine cedono: che ne sanno loro che sono sudamericani che a Siena si fa come ci pare!
Chi respira l’aria del Palio lo impara subito. Ci immaginiamo un solerte commesso che porta al presidente della Fondazione la fotocopia dell’articolo in cui si racconta della mirabolante ascesa poltronistica sua e di Alessandro Carretta, sempre in tandem, scambiandosi vicendevolmente il ruolo di controllore e controllato nei board societari. Il ministro Lupi si è dimesso? Dilettante. Spallucce al Cittadino, al conflitto di interessi, all’Etica. Che tanto si studia a Filosofia e con le facoltà economiche nulla c’entra. E alla Banca d’Italia anche questo giochetto di poltrone dalla Fondazione alla Rocca, che tanto ricorda il salto mortale di Mussari nel 2006, perché dovrebbe dispiacere? Se è vero che Profumo è a Siena per tenere chiusi gli armadi con gli scheletri – quello di Alexandria fu aperto a sua insaputa ma la Guardia di Finanza incalzava – la responsabilità più grossa viene proprio da Palazzo Koch a Roma. Il governatore Draghi, che non a caso ieri a Francoforte i commenti all’inaugurazione “rumorosa” della nuova sede della BCE hanno definito un “navigato politico”, aveva subordinato l’autorizzazione all’acquisto di Antonveneta alla soluzione di una serie di rilievi mossi al piano di aumento di capitale. La storiaccia dei Fresh, che rendeva nullo l’aumento di capitale. Mussari concluse l’affare a maggio 2008, l’autorizzazione di Bankitalia – se il Sole 24 Ore non mente (e non è mai stato smentito) – arrivò nel settembre successivo. Ovviamente un sì a cose fatte: Botin aveva evitato l’aumento di capitale e, mentre le altre due banche dell’affare AMRO fallivano (Royal Scottish Bank e Fortis), gli spagnoli salvavano la ghirba con i soldi dei senesi. Consecutio temporum…
Ci sarebbe anche la storia che Radiocor sapeva il primo giugno 2008 che Antonveneta non era costata 9, ma 17 miliardi. Anche questo fatto mai smentito. Se lo sapeva la stampa, non potevano non saperlo l’organo di vigilanza supremo, la Consob, il Ministero dell’Economia. MPS non aveva i parametri per comprare a 9 senza aumento di capitale, figuriamoci a 17: ma è stato più facile permettere questo strazio miliardario a lor signori che completare una faccia del cubo di Rubik per noi. E mentre Valentini perde l’ultimo pezzetto di potere (peraltro mai avuto) senza più un senese dentro il Monte a dirigere, si ritroverà pezzetti di maggioranza derisi pronti a chiedergli il conto. Se non fosse che devono risparmiare alla città un altro periodo di commissariamento, il sindaco sarebbe già pronto a essere sbarcato a Lampedusa.
Il secondo edificio che Clarich vuole sgomberare dalla presenza di senesi è ovviamente quello che ospitava Siena Biotech. Edificio costruito con tutti i crismi e senza badare a spese, che doveva essere il simbolo dell’opulenza manciniana ai posteri. Niente di più facile che ci possa essere un amico degli amici che ci possa portare i fatti suoi come si dice “aggratis”. La casta, dall’alto del suo empireo, non vuole fastidi. Non per nulla i libri di Siena Biotech sono in tribunale e l’unica manifestazione d’interesse a Toscana Life Sciences per una struttura con le caratteristiche della sede del Petriccio (occupata dai dipendenti licenziati) è arrivata proprio da Siena Biotech. Quando si dice il caso. Termini brevissimi per il bando (pubblicazione il 20 febbraio, scadenza il 9 marzo), risposta immediata. Quella che non c’è stata per le offerte arrivate (e passate sotto silenzio) – come quelle di IRBM e di una società straniera, per fare solo due cenni di opportunità lasciate cadere – per il salvataggio del centro di ricerca e dei suoi lavoratori.