Il futuro prossimo: bad bank e cessione della proprietà
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di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Tre anni. Il processo per frode fiscale contro Alessandro Profumo e altri 19 indagati per l’affare Brontos si aprirà il prossimo 1° ottobre al Tribunale di Milano, e promette di arrivare a sentenza di primo grado entro tre anni. Una condanna – peraltro inutile nel piano temporale ma devastante per l’uomo sul piano professionale in questo momento – complicherebbe i modelli di recupero studiati. Il piano industriale di MPS ha la stessa durata temporale. Non ci è dato sapere se la politica romana troverà escamotage in qualche comma di leggi in approvazione per allungare la durata del processo, ma la sensazione è che andrà in prescrizione, col secondo grado e la Cassazione, ci sta tutta; dipende molto anche dalle capacità degli avvocati di tanti illustri coinvolti. Certo a Siena la situazione è tale che rigurgiti moralistici non hanno toccato le corde di nessuno, vista l’indifferenza sostanziale sulla vicenda.
Però Profumo deve temere il peggio e quindi dovrà traghettare la banca (dal futuro incerto se non nero assoluto9 velocemente. In attesa delle risposte dell’Eba su come si è proposto di coprire i 3,267 miliardi di buffer e dello sgonfiamento degli esuberi (che minacciano seriamente di essere in numero inferiore alle “dichiarazioni di guerra”), ma che compattano la governance politica della banca dietro il Tandem (Mancini e Bezzini vanno a ruota approvando acriticamente tutto), si prepara il nuovo scenario. Indiscrezioni già mettono avanti le mani sulla necessità, vista altrove in casi analoghi, di pensare alla divisione di MPS nella banca “buona” – fatta di sportelli e attività – portando in una “bad bank” tutto l’insieme di crediti incagliati e inesigibili, da trasformare secondo copione in obbligazioni e cedere sul mercato. Sarà comunque una festa per gli amici che hanno avuto e non restituito.
MPS, col nuovo vestito della festa e incassato il miliardo promesso dall’aumento di capitale (“ad escludendum” per la Fondazione poverella), sarà pronta per convolare a nozze. Se non si trova chi si compri 200/400 sportelli Antonveneta e Banca Toscana a prezzi di realizzo (anche per tutte le conseguenze di patrimonializzazione aggiuntiva che comporterebbe), come si può pensare di trovare chi sottoscrive il miliardo che si aspetta il Tandem? Ritenendo i due estremamente capaci, si può immaginare che abbiano già la risposta, e che se la tengano ben stretta e segreta. Non sono molti i soggetti in grado di tirar fuori dal portafoglio una cifra simile in questo momento, e Axa (uno di quelli che può e è non soggetto ai diktat Eba) diventa uno snodo fondamentale. Perché sembra ritornato d’attualità il possibile matrimonio con BNL (la bella di Torriglia ricorrente da sei anni a questa parte), ma ciò comporterebbe separazioni di un connubio che, tra i tanti dolori montepaschini, sta funzionando abbastanza bene nel campo della bancassurance. C’è sempre poi l’ipotesi tutta italiana che passa attraverso la Cassa Depositi e Prestiti e il Fondo Strategico Italiano che, con due operazioni in un mese, è diventato finalmente operativo. Nel frattempo il titolo dovrebbe recuperare qualcosa dagli attuali 0,18 ad almeno 0,25 euro, con buona pace dei dipendenti, che hanno ricevuto azioni “povere” in cambio di soldi autentici, senza alcun paracadute di salvaguardia, come la famosa due diligence su Antonveneta, che non esiste.
Certo anche qui i sindacati sono stati poco accorti: hanno abiurato al loro ruolo di controllo, hanno accettato titoli in caduta libera senza proteggere il potere d’acquisto dei lavoratori. Si poteva fare e i bancari sanno bene come. Non è il loro mestiere? In ogni caso l’estromissione di Siena dalla banca sarà cosa certa e definitiva. Fa male pensare a quando Mussari e Mancini comprarono, con i soldi che non avevano, le quote di Mediobanca per entrare nel salotto buono della finanza e comandare. L’istituto milanese ha lucrato sopra ingenti commissioni per ogni operazione effettuata dai due fino alla svendita per necessità, che porterà importanti passivi nel bilancio di Palazzo Sansedoni. che tutti aspettiamo di leggere. Per certificare la rovina della città.
SIENA. Tre anni. Il processo per frode fiscale contro Alessandro Profumo e altri 19 indagati per l’affare Brontos si aprirà il prossimo 1° ottobre al Tribunale di Milano, e promette di arrivare a sentenza di primo grado entro tre anni. Una condanna – peraltro inutile nel piano temporale ma devastante per l’uomo sul piano professionale in questo momento – complicherebbe i modelli di recupero studiati. Il piano industriale di MPS ha la stessa durata temporale. Non ci è dato sapere se la politica romana troverà escamotage in qualche comma di leggi in approvazione per allungare la durata del processo, ma la sensazione è che andrà in prescrizione, col secondo grado e la Cassazione, ci sta tutta; dipende molto anche dalle capacità degli avvocati di tanti illustri coinvolti. Certo a Siena la situazione è tale che rigurgiti moralistici non hanno toccato le corde di nessuno, vista l’indifferenza sostanziale sulla vicenda.
Però Profumo deve temere il peggio e quindi dovrà traghettare la banca (dal futuro incerto se non nero assoluto9 velocemente. In attesa delle risposte dell’Eba su come si è proposto di coprire i 3,267 miliardi di buffer e dello sgonfiamento degli esuberi (che minacciano seriamente di essere in numero inferiore alle “dichiarazioni di guerra”), ma che compattano la governance politica della banca dietro il Tandem (Mancini e Bezzini vanno a ruota approvando acriticamente tutto), si prepara il nuovo scenario. Indiscrezioni già mettono avanti le mani sulla necessità, vista altrove in casi analoghi, di pensare alla divisione di MPS nella banca “buona” – fatta di sportelli e attività – portando in una “bad bank” tutto l’insieme di crediti incagliati e inesigibili, da trasformare secondo copione in obbligazioni e cedere sul mercato. Sarà comunque una festa per gli amici che hanno avuto e non restituito.
MPS, col nuovo vestito della festa e incassato il miliardo promesso dall’aumento di capitale (“ad escludendum” per la Fondazione poverella), sarà pronta per convolare a nozze. Se non si trova chi si compri 200/400 sportelli Antonveneta e Banca Toscana a prezzi di realizzo (anche per tutte le conseguenze di patrimonializzazione aggiuntiva che comporterebbe), come si può pensare di trovare chi sottoscrive il miliardo che si aspetta il Tandem? Ritenendo i due estremamente capaci, si può immaginare che abbiano già la risposta, e che se la tengano ben stretta e segreta. Non sono molti i soggetti in grado di tirar fuori dal portafoglio una cifra simile in questo momento, e Axa (uno di quelli che può e è non soggetto ai diktat Eba) diventa uno snodo fondamentale. Perché sembra ritornato d’attualità il possibile matrimonio con BNL (la bella di Torriglia ricorrente da sei anni a questa parte), ma ciò comporterebbe separazioni di un connubio che, tra i tanti dolori montepaschini, sta funzionando abbastanza bene nel campo della bancassurance. C’è sempre poi l’ipotesi tutta italiana che passa attraverso la Cassa Depositi e Prestiti e il Fondo Strategico Italiano che, con due operazioni in un mese, è diventato finalmente operativo. Nel frattempo il titolo dovrebbe recuperare qualcosa dagli attuali 0,18 ad almeno 0,25 euro, con buona pace dei dipendenti, che hanno ricevuto azioni “povere” in cambio di soldi autentici, senza alcun paracadute di salvaguardia, come la famosa due diligence su Antonveneta, che non esiste.
Certo anche qui i sindacati sono stati poco accorti: hanno abiurato al loro ruolo di controllo, hanno accettato titoli in caduta libera senza proteggere il potere d’acquisto dei lavoratori. Si poteva fare e i bancari sanno bene come. Non è il loro mestiere? In ogni caso l’estromissione di Siena dalla banca sarà cosa certa e definitiva. Fa male pensare a quando Mussari e Mancini comprarono, con i soldi che non avevano, le quote di Mediobanca per entrare nel salotto buono della finanza e comandare. L’istituto milanese ha lucrato sopra ingenti commissioni per ogni operazione effettuata dai due fino alla svendita per necessità, che porterà importanti passivi nel bilancio di Palazzo Sansedoni. che tutti aspettiamo di leggere. Per certificare la rovina della città.