Dopo la Corte dei Conti dicono "Ci siamo attenuti ai doveri amministrativi"
SIENA. “L’annullamento con effetto immediato della sanzione immotivatamente comminata dalla Commissione di garanzia del PD di Siena, consistente nella sospensione dalla condizione di iscritto per anni due, e la conseguente ricostituzione delle posizioni dirigenziali detenute in seno agli organi di Partito dichiarate decadute in forza dell’atto sospensivo assunto”. E’ quanto chiedono gli ex consiglieri comunali di Siena Giovanni Bazzini e Anna Gioia in un ricorso urgente presentato alla Commissione regionale di garanzia Pd di Siena, alla Commissione nazionale di garanzia Pd, al segretario del Pd Pierluigi Bersani e alla Procura della Repubblica di Siena.
A riprova del voto contrario deciso dai cosiddetti “ribelli” in consiglio comunale sul bilancio consuntivo 2011 e sul bilancio di previsione 2012, il ricorso fa riferimento agli atti ufficiali adottati dal Commissario prefettizio di Siena a settembre 2012 e alla recente delibera 22/2013/PRSP della sezione regionale di controllo per la Toscana della Corte dei Conti: “Per evitare quanto riscontrato prima dal commissario prefettizio – è scritto nel ricorso urgente – ora con tutta incontrovertibile evidenza dalla sezione regionale di controllo per la Toscana della Corte dei Conti, gli scriventi ex consiglieri comunali hanno subito una campagna diffamatoria dai chiari risvolti denigratori ed intimidatori, da parte degli stessi vertici del Pd locale ed in altra misura, territoriale, regionale e nazionale. Altra la sede nella quale chiedere, ovviamente, conto delle falsità prodotte, e risarcimento per il danno di immagine e personale arrecato. Alla diffamazione, all’intimidazione, a ciò che con le categorie della politica e della politologia del ventesimo secolo si sarebbe definito ‘stalinismo’, si è pero aggiunto il danno concreto della ingiustificata privazione della condizione di iscritto, regolarmente detenuta, in forza di una presunta violazione al dovere di lealtà ad una linea di partito che, come confermato dagli atti pubblici sopra richiamati, costituiva palese violazione degli obblighi di legge, e incontrovertibile richiesta di consapevole violazione dei doveri legislativi ed etici del buon amministratore, doveri che informano l’essenza stessa dell’essere appartenente al Partito Democratico”.
“A settembre 2012 – è scritto nel ricorso – il Commissario prefettizio del Comune di Siena procedeva, con atto deliberativo, ad approvare il Rendiconto di bilancio 2011 del Comune di Siena, formalizzando la sopravvenuta sussistenza della documentazione comprovante la veridicità di talune poste del rendiconto, documentazione pervenuta nel settembre 2012 (dunque successivamente alle dimissioni del Sindaco Ceccuzzi), precisando espressamente che con l’intervento di tale documentazione erano state superate le cause ostative (ovviamente tecniche) all’approvazione del rendiconto 2011. Con delibera 22/2013/PRSP (allegato n. 2) depositata in segreteria il 26 marzo 2013, la sezione regionale di controllo per la Toscana della Corte dei Conti rilevava la sussistenza, nei conti del Comune di Siena al 31 dicembre 2011, di un disavanzo di amministrazione di fatto di circa 6,47 milioni di euro, disavanzo di fatto non rilevato negli atti ufficiali del Comune (rendiconto ed altro)”.