La coalizione per Corradi mette a nudo le problematiche dell
di Filippo Tozzi
SIENA. Si è tenuto ieri sera (21 aprile) al Santa Maria della Scala il convegno intitolato “Università di Siena – Dissesto e prospettive di rilancio”. Molti gli interventi nell’arco di più di due ore di lavori. Le problematiche dell’ateneo, infatti, sono state affrontate da vari punti di vista. Ogni relatore ha portato la sua personale prospettiva sule tema centrale del dissesto, e del rilancio, di una delle più grandi istituzioni della città.
I lavori si sono aperti con il senatore Giuseppe Valditara, parlamentare di Futuro e Libertà e firmatario della riforma Gelmini. Il senatore si è a lungo soffermato sulle novità introdotte dal disegno di legge per l’università, concentrandosi in particolar modo sugli aspetti positivi. “La riforma Gelmini è stata varata per tentare di conformare il nostro sistema universitario a quello internazionale – ha detto Valditara – Se si guardano gli indicatori internazionali che monitorano la ricerca, si vede che la sua qualità è ottima nelle università italiane. Quindi, il problema non è la bontà del lavoro svolto, ma nella gestione finanziaria degli atenei”. Si è poi addentrato nei dettagli della riorganizzazione della governance delle università italiane, concludendo così: “La criticità della riforma Gelmini sta nella copertura finanziaria. Questo governo è stato l’unico, tra i paesi OCSE, a tagliare la ricerca di ben 300 milioni di euro. E’ il segno che questo esecutivo non crede affatto nella ricerca”.
Dopo la disamina normativa del senatore, l’attenzione è stata focalizzata sul dettaglio che tanto interessa ai senesi, ovvero la situazione dell’ateneo cittadino. “In questi giorni leggo sui giornali le dichiarazioni del rettore che fissa la data di pareggio di bilancio per il 2015 – ha detto Giovanni Grasso, ordinario di Anatomia dell’Università di Siena – Ovviamente, la realtà non è questa. L’Università di Siena è affetta da un disordine strutturale, da un’inefficienza endemica causata da un’organizzazione dell’ateneo che ha avuto fini diversi da quelli della didattica. Il piano di risanamento proposto da Riccaboni è fasullo e non possibile neppure sapere a quanto ammonta realmente la voragine. Questo perché si è indagato fino al 2004. Prima di quella data, causa prescrizione, c’è il buio. Personalmente, propendo per indagare anche oltre quel limite, per individuare le responsabilità. E poi, se il piano di risanamento non lo fa il rettore che è un economista, chi lo deve fare?”.
Una volta aperto il filone delle responsabilità, è venuto il turno di Eleonora Scricciolo e Silvio Pucci. Entrambi lavorano all’Università di Siena. La prima come dipendente tecnico-amministrativo, il secondo come responsabile informatico. “C’è un senso di grande impotenza per la situazione di un ateneo usato come ammortizzatore sociale del il territorio – ha detto Eleonora Scricciolo – il fantomatico piano di risanamento è fatto sulle spalle di chi guadagna mille euro al mese”. Di diversa natura è stata l’analisi di Pucci che, per suo stesso intento, ha voluto fare una valutazione politica. “Lo vedremo meglio quando la magistratura si sarà pronunciata, ma la responsabilità politica del crac dell’ateneo è ascrivibile alla parte politica che ha governato di recente. Basterà aspettare e vedere a chi sono intestati i 27 rinvii a giudizio”.
La conclusione è spettata a Gabriele Corradi: “Uno degli aspetti peggiori e meno rilevati è il calo di circa 5000 presenze studentesche negli ultimi anni. Per l’indotto è una perdita di grande impatto. Tutto questo è accaduto perché sono stati fatti interessi di parte e non quelli della collettività. Adesso dovremo tornare ad essere un’attrazione per gli studenti, cercando di offrire loro qualcosa di appetibile”.
SIENA. Si è tenuto ieri sera (21 aprile) al Santa Maria della Scala il convegno intitolato “Università di Siena – Dissesto e prospettive di rilancio”. Molti gli interventi nell’arco di più di due ore di lavori. Le problematiche dell’ateneo, infatti, sono state affrontate da vari punti di vista. Ogni relatore ha portato la sua personale prospettiva sule tema centrale del dissesto, e del rilancio, di una delle più grandi istituzioni della città.
I lavori si sono aperti con il senatore Giuseppe Valditara, parlamentare di Futuro e Libertà e firmatario della riforma Gelmini. Il senatore si è a lungo soffermato sulle novità introdotte dal disegno di legge per l’università, concentrandosi in particolar modo sugli aspetti positivi. “La riforma Gelmini è stata varata per tentare di conformare il nostro sistema universitario a quello internazionale – ha detto Valditara – Se si guardano gli indicatori internazionali che monitorano la ricerca, si vede che la sua qualità è ottima nelle università italiane. Quindi, il problema non è la bontà del lavoro svolto, ma nella gestione finanziaria degli atenei”. Si è poi addentrato nei dettagli della riorganizzazione della governance delle università italiane, concludendo così: “La criticità della riforma Gelmini sta nella copertura finanziaria. Questo governo è stato l’unico, tra i paesi OCSE, a tagliare la ricerca di ben 300 milioni di euro. E’ il segno che questo esecutivo non crede affatto nella ricerca”.
Dopo la disamina normativa del senatore, l’attenzione è stata focalizzata sul dettaglio che tanto interessa ai senesi, ovvero la situazione dell’ateneo cittadino. “In questi giorni leggo sui giornali le dichiarazioni del rettore che fissa la data di pareggio di bilancio per il 2015 – ha detto Giovanni Grasso, ordinario di Anatomia dell’Università di Siena – Ovviamente, la realtà non è questa. L’Università di Siena è affetta da un disordine strutturale, da un’inefficienza endemica causata da un’organizzazione dell’ateneo che ha avuto fini diversi da quelli della didattica. Il piano di risanamento proposto da Riccaboni è fasullo e non possibile neppure sapere a quanto ammonta realmente la voragine. Questo perché si è indagato fino al 2004. Prima di quella data, causa prescrizione, c’è il buio. Personalmente, propendo per indagare anche oltre quel limite, per individuare le responsabilità. E poi, se il piano di risanamento non lo fa il rettore che è un economista, chi lo deve fare?”.
Una volta aperto il filone delle responsabilità, è venuto il turno di Eleonora Scricciolo e Silvio Pucci. Entrambi lavorano all’Università di Siena. La prima come dipendente tecnico-amministrativo, il secondo come responsabile informatico. “C’è un senso di grande impotenza per la situazione di un ateneo usato come ammortizzatore sociale del il territorio – ha detto Eleonora Scricciolo – il fantomatico piano di risanamento è fatto sulle spalle di chi guadagna mille euro al mese”. Di diversa natura è stata l’analisi di Pucci che, per suo stesso intento, ha voluto fare una valutazione politica. “Lo vedremo meglio quando la magistratura si sarà pronunciata, ma la responsabilità politica del crac dell’ateneo è ascrivibile alla parte politica che ha governato di recente. Basterà aspettare e vedere a chi sono intestati i 27 rinvii a giudizio”.
La conclusione è spettata a Gabriele Corradi: “Uno degli aspetti peggiori e meno rilevati è il calo di circa 5000 presenze studentesche negli ultimi anni. Per l’indotto è una perdita di grande impatto. Tutto questo è accaduto perché sono stati fatti interessi di parte e non quelli della collettività. Adesso dovremo tornare ad essere un’attrazione per gli studenti, cercando di offrire loro qualcosa di appetibile”.