"La politica aziendale è una crescente vessazione dei dipendeti"n

SIENA. Con l’assemblea del 18 luglio u.s. il Presidente Alessandro Profumo ha compiuto un passo fondamentale nel cammino che si era prefissato quando ha accettato l’incarico nella banca senese, declinando addirittura il compenso da presidente pur di poter agire senza opposizioni.
Infatti, forte della situazione finanziaria molto critica della banca toscana, ha preteso ed ottenuto dalle forze politiche romane e senesi, che controllano la Fondazione, ad oggi ancora il maggiore azionista, una delega totale ed in bianco sulle strategie della Banca.
In primis un PIANO INDUSTRIALE tutto lacrime e sangue per i lavoratori, concordato il 19/12/12 con la supina connivenza della FIBA, FABI, UILCA e UGL, all’epoca rappresentativi di circa il 55% degli iscritti al Sindacato, che prevedeva l’abolizione del C.I.A., l’esternalizzazione di 1110 dipendenti del Back Office, un esodo forzoso con un preavviso inferiore a quanto stabilito DAL CCNL BANCARI, un Fondo, totalmente a carico dei dipendenti, realizzato con un pesante ricorso alla solidarietà e, infine, il licenziamento di OLTRE 100 Dirigenti; gemma tra le gemme la posizione dei Dirigenti, anche non apicali, che pagano la solidarietà (6 giornate/anno, riduzione del versamento sul TFR, con conseguente ridotta contribuzione alla previdenza complementare), ma non possono accedere al fondo di categoria…
Ma non basta, il Presidente ottenne, poco prima di giungere all’accordo con una parte del Sindacato, pure le deleghe in bianco per effettuare altre esternalizzazioni e per ricorrere, se necessario, ad un aumento di capitale “a invito” di un miliardo di euro: stava a lui cioè, scegliere l’acquirente, senza ricorrere all’emissione dei diritti ed al conseguente ricorso al mercato.
Adesso, con l’abolizione del tetto di voto al 4% viene sancito, per carità, giustamente, che il diritto di voto in assemblea verrà esercitato per le azioni possedute, senza limiti… ai valori odierni di borsa chi compra un miliardo di euro di azioni si trova ad avere circa il 29.5% del valore del Monte dei Paschi di Siena.
Tutto questo in nome del rilancio della banca. Ma il rilancio non c’è stato: anche l’abolizione del vincolo del 4% che, in teoria, avrebbe dovuto far salire il titolo, non ha prodotto effetti positivi sui valori di borsa. Cerchiamo di capire il perché.
La politica datoriale al Monte dei Paschi si caratterizza per una sempre maggiore vessazione dei dipendenti in nome della crisi della banca. La fuga di clienti nella settimana nera durante la quale il logo MPS compariva in tutti i telegiornali, in realtà sta ancora continuando a seguito delle politiche commerciali della banca, secondo noi male impostate per raggiungere il fine di un ritorno, nel breve periodo, ad una buona redditività. E’ evidente che nella terza banca italiana non si può fare a meno della convinta partecipazione dei dipendenti alle strategie della stessa: al Monte dei Paschi assistiamo alla costretta partecipazione dei dipendenti e questo, ma il management della banca sembra non comprenderlo, toglie l’importante valore aggiunto rappresentato dalla identificazione del personale con l’istituto nel quale lavora, identificazione preesistente all’era Profumo.
Il nuovo sistema premiante stabilisce un premio solo per una ristretta cerchia delle unità operative performanti (1 su 5), escludendo la D.G. e il Consorzio Operativo dai premi: è evidente che la lezione di Menenio Agrippa sulla inescludibilità di parti dell’organismo non è parte della cultura di chi guida il MPS oggi, forse perché vecchia di 2500 anni e stona quindi in una banca che ha ricominciato ad usare inglesismi per impressionare più con i nomi delle direzioni che con i risultati delle stesse.
La dignità di una qualsiasi impresa non può prescindere dalla dignità di chi vi lavora: una recente riduzione delle spese per le pulizie ha spesso ridotto i servizi igienici, anche delle filiali, in condizioni impresentabili, la creazione di “open space” in uffici con colleghi dediti a compiti diversi (personale, rapporti con i fornitori) rende non solo più difficile e caotico il lavoro, ma può creare anche problemi di privacy, l’utilizzo di titolari di filiale come operatori di sportello mortifica le professionalità che servirebbero proprio “come il pane” ad un recupero di clientela, la paura ed il disagio dei 2000 lavoratori della DAACA, tra quali verranno “estratti i fortunati” da esternalizzare, non può che penalizzare il lavoro degli stessi con peggioramento dei servizi. Del resto l’aumento del ricorso a antidepressivi è stato riportato da un inchiesta svolta sulla piazza di Siena (una delle interessate all’esternalizzazione) presso gli psichiatri della zona e sfido chiunque a reggere una “roulette russa dell’esternalizzazione” che, ormai, si protrae da più di un anno. Poi ci sono i dirigenti, che da 100 sono già diventati 150 e, si annuncia, altri ancora verranno allontanati. La pletora di “altre professionalità innovative” reclutate da Profumo ha spesso la caratteristica di NON provenire dall’ambiente bancario e ha sempre la segretezza sui compensi, sui premi e sulle condizioni di buonuscita… ci dicono che portano l’innovazione. A noi, facendo un paragone senese, vista la banca di cui parliamo, pare che si possa paragonare al fatto di ingaggiare per il Palio di Siena Alonso come fantino: non ha esperienza di cavalli, ma porta innovazione… e, forse, cade alla prima curva!
Ai pochi Dirigenti rimasti si chiede una dedizione totale: tutti i lavoratori hanno diritto alle ferie, ma per i Dirigenti, al Monte, “bisogna saperci andare”, pena l’azzeramento delle stesse.
La sensazione è che il piano in corso stenti a realizzarsi perché… irrealizzabile. Mentre in Italia c’è acquiescenza verso certi personaggi, l’Europa non scherza: Almunia critica pesantemente il PIANO INDUSTRIALE DI MPS per il ricorso sfrenato alla riduzione dei costi mediante l’alienazione dei dipendenti e “bacchetta” (visto che lui, al contrario di noi, ne conosce bene l’entità) le eccessive remunerazioni dei top manager. Ecco, crediamo che questo importante segnale non debba essere ignorato e che possa costituire, insieme alla riunificazione del tavolo negoziale con tutte le OO.SS., un ottimo punto di partenza per il VERO risanamento della Banca, che dovrebbe essere l’obiettivo di tutti: CDA, Sindacati, Forze Politiche, Banca d’Italia… oppure gli obiettivi sono altri?
Infatti, forte della situazione finanziaria molto critica della banca toscana, ha preteso ed ottenuto dalle forze politiche romane e senesi, che controllano la Fondazione, ad oggi ancora il maggiore azionista, una delega totale ed in bianco sulle strategie della Banca.
In primis un PIANO INDUSTRIALE tutto lacrime e sangue per i lavoratori, concordato il 19/12/12 con la supina connivenza della FIBA, FABI, UILCA e UGL, all’epoca rappresentativi di circa il 55% degli iscritti al Sindacato, che prevedeva l’abolizione del C.I.A., l’esternalizzazione di 1110 dipendenti del Back Office, un esodo forzoso con un preavviso inferiore a quanto stabilito DAL CCNL BANCARI, un Fondo, totalmente a carico dei dipendenti, realizzato con un pesante ricorso alla solidarietà e, infine, il licenziamento di OLTRE 100 Dirigenti; gemma tra le gemme la posizione dei Dirigenti, anche non apicali, che pagano la solidarietà (6 giornate/anno, riduzione del versamento sul TFR, con conseguente ridotta contribuzione alla previdenza complementare), ma non possono accedere al fondo di categoria…
Ma non basta, il Presidente ottenne, poco prima di giungere all’accordo con una parte del Sindacato, pure le deleghe in bianco per effettuare altre esternalizzazioni e per ricorrere, se necessario, ad un aumento di capitale “a invito” di un miliardo di euro: stava a lui cioè, scegliere l’acquirente, senza ricorrere all’emissione dei diritti ed al conseguente ricorso al mercato.
Adesso, con l’abolizione del tetto di voto al 4% viene sancito, per carità, giustamente, che il diritto di voto in assemblea verrà esercitato per le azioni possedute, senza limiti… ai valori odierni di borsa chi compra un miliardo di euro di azioni si trova ad avere circa il 29.5% del valore del Monte dei Paschi di Siena.
Tutto questo in nome del rilancio della banca. Ma il rilancio non c’è stato: anche l’abolizione del vincolo del 4% che, in teoria, avrebbe dovuto far salire il titolo, non ha prodotto effetti positivi sui valori di borsa. Cerchiamo di capire il perché.
La politica datoriale al Monte dei Paschi si caratterizza per una sempre maggiore vessazione dei dipendenti in nome della crisi della banca. La fuga di clienti nella settimana nera durante la quale il logo MPS compariva in tutti i telegiornali, in realtà sta ancora continuando a seguito delle politiche commerciali della banca, secondo noi male impostate per raggiungere il fine di un ritorno, nel breve periodo, ad una buona redditività. E’ evidente che nella terza banca italiana non si può fare a meno della convinta partecipazione dei dipendenti alle strategie della stessa: al Monte dei Paschi assistiamo alla costretta partecipazione dei dipendenti e questo, ma il management della banca sembra non comprenderlo, toglie l’importante valore aggiunto rappresentato dalla identificazione del personale con l’istituto nel quale lavora, identificazione preesistente all’era Profumo.
Il nuovo sistema premiante stabilisce un premio solo per una ristretta cerchia delle unità operative performanti (1 su 5), escludendo la D.G. e il Consorzio Operativo dai premi: è evidente che la lezione di Menenio Agrippa sulla inescludibilità di parti dell’organismo non è parte della cultura di chi guida il MPS oggi, forse perché vecchia di 2500 anni e stona quindi in una banca che ha ricominciato ad usare inglesismi per impressionare più con i nomi delle direzioni che con i risultati delle stesse.
La dignità di una qualsiasi impresa non può prescindere dalla dignità di chi vi lavora: una recente riduzione delle spese per le pulizie ha spesso ridotto i servizi igienici, anche delle filiali, in condizioni impresentabili, la creazione di “open space” in uffici con colleghi dediti a compiti diversi (personale, rapporti con i fornitori) rende non solo più difficile e caotico il lavoro, ma può creare anche problemi di privacy, l’utilizzo di titolari di filiale come operatori di sportello mortifica le professionalità che servirebbero proprio “come il pane” ad un recupero di clientela, la paura ed il disagio dei 2000 lavoratori della DAACA, tra quali verranno “estratti i fortunati” da esternalizzare, non può che penalizzare il lavoro degli stessi con peggioramento dei servizi. Del resto l’aumento del ricorso a antidepressivi è stato riportato da un inchiesta svolta sulla piazza di Siena (una delle interessate all’esternalizzazione) presso gli psichiatri della zona e sfido chiunque a reggere una “roulette russa dell’esternalizzazione” che, ormai, si protrae da più di un anno. Poi ci sono i dirigenti, che da 100 sono già diventati 150 e, si annuncia, altri ancora verranno allontanati. La pletora di “altre professionalità innovative” reclutate da Profumo ha spesso la caratteristica di NON provenire dall’ambiente bancario e ha sempre la segretezza sui compensi, sui premi e sulle condizioni di buonuscita… ci dicono che portano l’innovazione. A noi, facendo un paragone senese, vista la banca di cui parliamo, pare che si possa paragonare al fatto di ingaggiare per il Palio di Siena Alonso come fantino: non ha esperienza di cavalli, ma porta innovazione… e, forse, cade alla prima curva!
Ai pochi Dirigenti rimasti si chiede una dedizione totale: tutti i lavoratori hanno diritto alle ferie, ma per i Dirigenti, al Monte, “bisogna saperci andare”, pena l’azzeramento delle stesse.
La sensazione è che il piano in corso stenti a realizzarsi perché… irrealizzabile. Mentre in Italia c’è acquiescenza verso certi personaggi, l’Europa non scherza: Almunia critica pesantemente il PIANO INDUSTRIALE DI MPS per il ricorso sfrenato alla riduzione dei costi mediante l’alienazione dei dipendenti e “bacchetta” (visto che lui, al contrario di noi, ne conosce bene l’entità) le eccessive remunerazioni dei top manager. Ecco, crediamo che questo importante segnale non debba essere ignorato e che possa costituire, insieme alla riunificazione del tavolo negoziale con tutte le OO.SS., un ottimo punto di partenza per il VERO risanamento della Banca, che dovrebbe essere l’obiettivo di tutti: CDA, Sindacati, Forze Politiche, Banca d’Italia… oppure gli obiettivi sono altri?
Segreteria OdC Dircredito MPS