Niente garanzie per gli esternalizzati del Daaca

SIENA. Sabato 21 dicembre 2013 alle ore 3 del mattino si è consumato l’atto definitivo riguardante la vicenda DAACA. Purtroppo, l’accordo odierno concluso con la Banca, sottoscritto dalle sole Organizzazioni firmatarie dell’intesa del 19 dicembre 2012, ma non da Dircredito, Fisac e Sinfub, non ha portato le tanto attese garanzie che tutti i colleghi auspicavano. La nostra posizione è stata sempre chiara ed inequivocabile fin dall’inizio e l’abbiamo coerentemente perseguita fino in fondo. Infatti, pur non condividendo il processo di esternalizzazione avviato dalla Banca, ci eravamo dichiarati disponibili a ricercare le migliori soluzioni possibili che, mediante la sottoscrizione di garanzie certe esigibili ed inequivocabili, avrebbe dato una maggiore tranquillità ai colleghi esternalizzati che meritano il massimo rispetto per la drammatica situazione che stanno vivendo. La presenza di un generico obbligo da parte dell’azienda cedente non costituirà per il collega un diritto a pretendere la dignità di un posto di lavoro in futuro. Viene “cancellato” il Polo di Milano, come se non esistesse, e per gli altri poli la garanzia di attività su piazza si limita a soli 4 anni. Appare inoltre molto strano come sia possibile far passare per conquista la revoca della solidarietà per i colleghi ceduti, cosa priva di ogni fondamento logico ancor prima che legale.
Pur accettando l’impostazione della Banca, che aveva espressamente richiesto di non usare il termine “riassunzione”, abbiamo onestamente cercato di coniugare le dichiarate difficoltà della Banca ad usare certe espressioni con la necessità, per i lavoratori coinvolti, di vivere con meno apprensione possibile questo difficile momento di passaggio. La rigidità della Banca ha reso impossibile ogni forma di accordo e mai come questa volta possiamo dire, con ragione, che il “NO!” non lo abbiamo detto noi, ma il Monte dei Paschi di Siena, che ha reiterato, senza alcuna concessione su questo argomento, l’atteggiamento già evidenziato un anno fa. Tale condotta appare oggi ancor più stridente dopo l’accordo Ubis Gibson di tre mesi fa ed il recentissimo accordo sul Fondo, raggiunto proprio nella notte, che ha mostrato alcune aperture da parte dell’ABI. La Banca ha voluto così lasciare i colleghi senza via d’uscita , costringendoli a ricercare certezze in sede giudiziaria, dopo aver tentato di vanificare anche il ricorso legale, pretendendo addirittura di sancire in premessa dell’accordo, con la firma sindacale, la legittimità della costituzione del Ramo d’Azienda ceduto chiedendo alle OO.SS. una valutazione tecnica che non è di loro spettanza.
Le ripercussioni negative di questa vicenda non cesseranno di colpo dal 1 di gennaio e rischiano di lasciare pericolosi strascichi nella nuova Società, costretta a partire con queste problematiche aperte nonostante la sensibilità e la disponibilità emerse in fase di trattativa, soprattutto da parte del gruppo Bassilichi, che in più occasioni ha dimostrato attenzione ed aperture, contrariamente all’atteggiamento di rigidità assunto dalla Banca. In questa fase, senza chiuderci in una posizione pregiudiziale, abbiamo proposto un minimo di garanzie di localizzazione e di stabilità lavorativa che le parti aziendali hanno rifiutato di sottoscrivere. Riteniamo che sia stata un’occasione persa per dare tranquillità ai colleghi che passano a FRUENDO, ma anche a tutti i colleghi di Banca MPS che potrebbero in futuro trovarsi in situazioni analoghe. Dobbiamo purtroppo osservare che oggi viene scritta una brutta pagina in Banca MPS, attraverso la sottoscrizione di un accordo che costituisce un’involuzione degli aspetti normativi essenziali. Anche altri Istituti hanno prima di noi vissuto questa triste esperienza, riuscendo però a garantire ai colleghi tranquillità nel passaggio ad altre aziende.
Si apre adesso una nuova fase che ci vedrà impegnati in un percorso assembleare con i colleghi interessati con i quali condividere ed elaborare le strategie future per realizzare le migliori condizioni possibili nella nuova realtà lavorativa.
Pur accettando l’impostazione della Banca, che aveva espressamente richiesto di non usare il termine “riassunzione”, abbiamo onestamente cercato di coniugare le dichiarate difficoltà della Banca ad usare certe espressioni con la necessità, per i lavoratori coinvolti, di vivere con meno apprensione possibile questo difficile momento di passaggio. La rigidità della Banca ha reso impossibile ogni forma di accordo e mai come questa volta possiamo dire, con ragione, che il “NO!” non lo abbiamo detto noi, ma il Monte dei Paschi di Siena, che ha reiterato, senza alcuna concessione su questo argomento, l’atteggiamento già evidenziato un anno fa. Tale condotta appare oggi ancor più stridente dopo l’accordo Ubis Gibson di tre mesi fa ed il recentissimo accordo sul Fondo, raggiunto proprio nella notte, che ha mostrato alcune aperture da parte dell’ABI. La Banca ha voluto così lasciare i colleghi senza via d’uscita , costringendoli a ricercare certezze in sede giudiziaria, dopo aver tentato di vanificare anche il ricorso legale, pretendendo addirittura di sancire in premessa dell’accordo, con la firma sindacale, la legittimità della costituzione del Ramo d’Azienda ceduto chiedendo alle OO.SS. una valutazione tecnica che non è di loro spettanza.
Le ripercussioni negative di questa vicenda non cesseranno di colpo dal 1 di gennaio e rischiano di lasciare pericolosi strascichi nella nuova Società, costretta a partire con queste problematiche aperte nonostante la sensibilità e la disponibilità emerse in fase di trattativa, soprattutto da parte del gruppo Bassilichi, che in più occasioni ha dimostrato attenzione ed aperture, contrariamente all’atteggiamento di rigidità assunto dalla Banca. In questa fase, senza chiuderci in una posizione pregiudiziale, abbiamo proposto un minimo di garanzie di localizzazione e di stabilità lavorativa che le parti aziendali hanno rifiutato di sottoscrivere. Riteniamo che sia stata un’occasione persa per dare tranquillità ai colleghi che passano a FRUENDO, ma anche a tutti i colleghi di Banca MPS che potrebbero in futuro trovarsi in situazioni analoghe. Dobbiamo purtroppo osservare che oggi viene scritta una brutta pagina in Banca MPS, attraverso la sottoscrizione di un accordo che costituisce un’involuzione degli aspetti normativi essenziali. Anche altri Istituti hanno prima di noi vissuto questa triste esperienza, riuscendo però a garantire ai colleghi tranquillità nel passaggio ad altre aziende.
Si apre adesso una nuova fase che ci vedrà impegnati in un percorso assembleare con i colleghi interessati con i quali condividere ed elaborare le strategie future per realizzare le migliori condizioni possibili nella nuova realtà lavorativa.
DIRCREDITO MPS
la Segreteria