L'indiscrezione penalizza il titolo senese in borsa, Fitch si vuole adeguare a S&P
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di Red
SIENA. Gli analisti di Deutsche Bank fiutano un aumento di capitale di MPS da due miliardi di euro. Ritenendo che una parte delle misure che il Cda si appresta ad approvare il prossimo giovedì non potranno trovare attuazione entro il 30 giugno prossimo e quindi dando per certa la ricapitalizzazione, rivedono la loro raccomandazione (da hold a buy) e fissano il loro target price a 0,30 da 0,58 euro. E rilanciano la partnership incombente con Cassa Depositi e Prestiti, vista l’impossibilità della Fondazione di coprire al sua parte di aumento. Scenari plausibili, che sono tali ormai da qualche mese.
Così la borsa, in una giornata tutto sommato tranquilla, ha punito il titolo MPS (-0,75% a euro 0,2115). E a proposito di tagli di rating, oggi Standard & Poor’s ha conseguentemente tagliato diverse società italiane come Cdp e Poste, Eni e Generali. Domani si presume toccherà alla banche, ma speriamo che il mercato ri-faccia spallucce. In serata a Ballarò David Riley di Fitch ha dichiarato che entro il mese la sua agenzia si allineerà alle altre due sorelle nel declassare l’Italia. Dopo la tripla A la Francia ha subito la stessa “onta” sulle sue aziende come Rte (elettricità) e Sncf (ferrovie): una mazzata da ko per Sarkozy, che sta correndo verso le prossime elezioni presidenziali.
Gli uomini politici leggono le situazioni come sondaggi di rielezione e perciò non sono in grado di guardare più avanti del proprio naso. Così la Grecia insolvente (vorrebbero uno sconto del 70% unilaterale in stile Argentina sul totale del debito pubblico ellenico), è ormai al fallimento dichiarato, la Merkel può continuare a strillare contro Draghi di non volere l’aumento della capienza del fondo salva stati, Lagarde controbattere che invece il Fmi deve aumentare le proprie dotazioni. Monti vola a Londra a ricucire lo strappo tra l’Europa e Cameron (che non conviene a nessuno), mentre apre un altro fronte di crisi con la Germania sui tassi di interesse, a cui i tedeschi rispondono picche. Domani un qualsiasi analista potrà facilmente crearsi scenari apocalittici che tanti si berranno.
Il bollettino di Bankitalia del 17 gennaio disegna uno scenario incerto per il nostro paese. Disoccupazione in aumento, disoccupazione giovanile al 30%, incubo spread a 500 punti, che toglie ogni speanza di riuscita della manovra economica. Redditività degli istituti di credito? Modesta. Con le banche a presentare il conto ai propri clienti riducendo gli impieghi e aumentando le vessazioni. Oggi lo spread ha chiuso a quota 471 punti base con il rendimento del decennale BTp al 6,50%. Giuseppe Vegas, presidente Consob, ha preso carta e penna e ha scritto ai suoi colleghi dell’Autorità europea dei mercati finanziari una denuncia dell’operato delle agenzie di rating, che “in uno strano esercizio di profezie che si auto-avverano, provocano qua e là crolli dei mercati verticali”, come ipotizza la procura di Trani.
Deutsche Bank è un altro di quegli istituti di credito di cui si parla per prossima ricapitalizzazione. Se poi il default greco dovesse veramente materializzarsi nella forma, oltre che nella sostanza, i passivi da evidenziare in bilancio sarebbero enormi per la banca tedesca…
SIENA. Gli analisti di Deutsche Bank fiutano un aumento di capitale di MPS da due miliardi di euro. Ritenendo che una parte delle misure che il Cda si appresta ad approvare il prossimo giovedì non potranno trovare attuazione entro il 30 giugno prossimo e quindi dando per certa la ricapitalizzazione, rivedono la loro raccomandazione (da hold a buy) e fissano il loro target price a 0,30 da 0,58 euro. E rilanciano la partnership incombente con Cassa Depositi e Prestiti, vista l’impossibilità della Fondazione di coprire al sua parte di aumento. Scenari plausibili, che sono tali ormai da qualche mese.
Così la borsa, in una giornata tutto sommato tranquilla, ha punito il titolo MPS (-0,75% a euro 0,2115). E a proposito di tagli di rating, oggi Standard & Poor’s ha conseguentemente tagliato diverse società italiane come Cdp e Poste, Eni e Generali. Domani si presume toccherà alla banche, ma speriamo che il mercato ri-faccia spallucce. In serata a Ballarò David Riley di Fitch ha dichiarato che entro il mese la sua agenzia si allineerà alle altre due sorelle nel declassare l’Italia. Dopo la tripla A la Francia ha subito la stessa “onta” sulle sue aziende come Rte (elettricità) e Sncf (ferrovie): una mazzata da ko per Sarkozy, che sta correndo verso le prossime elezioni presidenziali.
Gli uomini politici leggono le situazioni come sondaggi di rielezione e perciò non sono in grado di guardare più avanti del proprio naso. Così la Grecia insolvente (vorrebbero uno sconto del 70% unilaterale in stile Argentina sul totale del debito pubblico ellenico), è ormai al fallimento dichiarato, la Merkel può continuare a strillare contro Draghi di non volere l’aumento della capienza del fondo salva stati, Lagarde controbattere che invece il Fmi deve aumentare le proprie dotazioni. Monti vola a Londra a ricucire lo strappo tra l’Europa e Cameron (che non conviene a nessuno), mentre apre un altro fronte di crisi con la Germania sui tassi di interesse, a cui i tedeschi rispondono picche. Domani un qualsiasi analista potrà facilmente crearsi scenari apocalittici che tanti si berranno.
Il bollettino di Bankitalia del 17 gennaio disegna uno scenario incerto per il nostro paese. Disoccupazione in aumento, disoccupazione giovanile al 30%, incubo spread a 500 punti, che toglie ogni speanza di riuscita della manovra economica. Redditività degli istituti di credito? Modesta. Con le banche a presentare il conto ai propri clienti riducendo gli impieghi e aumentando le vessazioni. Oggi lo spread ha chiuso a quota 471 punti base con il rendimento del decennale BTp al 6,50%. Giuseppe Vegas, presidente Consob, ha preso carta e penna e ha scritto ai suoi colleghi dell’Autorità europea dei mercati finanziari una denuncia dell’operato delle agenzie di rating, che “in uno strano esercizio di profezie che si auto-avverano, provocano qua e là crolli dei mercati verticali”, come ipotizza la procura di Trani.
Deutsche Bank è un altro di quegli istituti di credito di cui si parla per prossima ricapitalizzazione. Se poi il default greco dovesse veramente materializzarsi nella forma, oltre che nella sostanza, i passivi da evidenziare in bilancio sarebbero enormi per la banca tedesca…