"La situazione attuale non e' colpa del destino o di eventi cosmici"
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SIENA. Dal candidato sindaco Luigi De Mossi riceviamo e pubblichiamo.
“Non ho mai condiviso il modo con cui venivano amministrate la nostra città e le nostre istituzioni, ma ho sempre apprezzato la meravigliosa alchimia che legava la nostra storia al nostro modo di vivere che è stato, per tanto tempo, al di sopra della media nazionale.
Qualità della vita, sicurezza, capacità economica, redditività immobiliare erano caratteristiche di Siena che ci rendevano orgogliosi e sicuri.
Di questa situazione favorevole la politica, almeno quella degli ultimi trent’anni, non ne era l’artefice, ma la beneficiaria.
Poi in un momento, in quel maledetto gennaio 2013, la sede della Banca “è stata trasferita” temporaneamente in Procura dove è iniziato un iter che ci ha portati ad oggi decretando la fine della proprietà e del controllo di “babbo Monte” da parte della comunità che l’ha creato, alimentato ed amato.
In contemporanea si è aperta una crisi locale che si è sommata a quella mondiale con esodi, tagli di stipendi, contratti di solidarietà, esternalizzazioni con gravi danni diretti per i dipendenti e per l’indotto che il Monte dei Paschi alimentava.
Il Monte ormai si riunisce a Milano ed oggi siamo giunti alla fase iniziale dell’abbandono degli immobili che porterà, a breve, ad una inevitabile ed ulteriore svalutazione immobiliare determinata da un’offerta superiore alla domanda.
Bisogna che sia chiaro a tutti che sulle insegne della Banca accanto a 1492 è ben visibile “- 2017”, l’anno della sparizione ufficiale.
La situazione attuale non è colpa né del destino cinico e baro né di insondabili eventi cosmici, ma di quegli uomini e di quelle donne che da sempre hanno gestito la cosa pubblica, le aziende e le istituzioni senesi in modo esclusivamente rivolto a coltivare il consenso personale.
Tutte queste persone hanno un minimo comune denominatore: sono parte essenziale ed integrante della classe dirigente del PCI, DS, Ulivo, PDS e, infine, Partito Democratico della nostra terra.
La città non ha ancora percepito che è cambiato e si è esaurito il metodo con cui abbiamo sino ad oggi reperito le risorse finanziarie sia per i nostri bisogni che per la collettività. Lo stesso dicasi per le possibilità occupazionali ormai ridotte drasticamente.
Tuttavia sento ancora la paura di dirci la verità fino in fondo, si guarda altrove, si parla del gossip, di tragedie parallele, vere ma inefficaci per comprendere le responsabilità. Tutti siamo diventati investigatori e magistrati dimenticando che il nostro compito è quello di voltare pagina, rimetterci in cammino, sostituire la Banca con altre risorse e ripartire uscendo dal degrado sociale, dalla crisi economica, dalla insicurezza in cui siamo stati cacciati a forza, reagire e creare occasioni, nuovo lavoro, benessere.
Io intendo reagire e per questo mi sono candidato a sindaco, e invito tutti a guardarci in faccia e decidere della propria vita attuale e futura mettendoci in gioco o meglio mettendo un segno su una scheda elettorale.