Dopo VW, ecco che i nodi vengono al pettine anche per la famosa banca
di Red
SIENA. Titolava così Il Sole 24 Ore alla metà dello scorso giugno: “Ecco il gigante malato che non ti aspetti: Deutsche Bank…” Una novità per il massimo quotidiano finanziario, non per i lettori più attenti del cittadinoonline.it: lo stiamo evidenziando da qualche anno su queste colonne, partendo dal rapporto d’affari con banca MPS ci vuole poco a farsi due conti. Nel 2014 avevamo pure evidenziato come DB fosse stata già graziata dalla Merkel con iniezione di miliardi dei contribuenti tedeschi nelle casse dell’istituto (https://www.ilcittadinoonline.it/economia-e-politica/mps-chi-salva-chi-e-per-fare-cosa/), nel mutuo coprirsi le spalle della politica italiana e germanica che permise l’invenzione dei Tremonti bond (poi trasformati in Monti bond e raddoppiati d’importo, repetita iuvant).
L’accelerazione però degli ultimi tempi delle dimensioni della crisi Deutsche Bank si è fatta impressionante. A marzo di quest’anno ha fallito gli stress test nonostante vendite sottocosto per fare liquidità e aumenti di capitale. Miliardi in multe da pagare per contraffazione del Libor e imbrogli vari sul mercato USA. Dimissioni di due CEO, Jain e Fitschen tra maggio e giugno. Standard & Poor’s ha ridotto il rating della Deutsche a BBB+, cioè «solo tre posizioni al di sopra del livello “spazzatura” toccato da Lehman Brothers prima del fallimento nel 2008. “Si è potuta stimare – ha scritto un famoso analista, Michael Snyder – un’esposizione in derivati da parte della Banca di ben 75 trilioni di dollari. Da tener presente che il Pil tedesco di un anno intero è di solo 4 trilioni di dollari…”. 23.000 dipendenti, secondo un piano di ristrutturazione fatto dall’amministratore delegato John Cryan, dovranno essere licenziati.
Troppo grande per fallire è un motto che si adatta particolarmente bene alla banca tedesca, in cui uomini di una audacia criminale e finanziaria senza limiti hanno combinato operazioni in tutto il mondo arrivando fino al Monte dei Paschi di Siena che, attraverso la Fondazione, acquistava quote di Mediobanca per “sedersi nei salotti buoni della finanza”. Quando hai davanti a te un tizio in giacca e cravatta con una bella auto di lusso che ti propone un grande affare borderline bisognerebbe pensare quanti soldi ci vogliono per mantenergli inalterato il tenore di vita, ma il ragioniere di San Gimignano sapeva bene come muoversi tra gli squali e ce lo ha dimostrato.
Deutsche Bank ha fatto tanti affari con la finanza senese spolpandola come un piranha, e adesso sta per presentare il conto ai governanti di tutta Europa, gli stessi che attraverso il sistema si sono garantiti voti elettorali, prebende, impunità.