Politicamente inequivocabili i dati delle votazioni
La speranza di raddrizzare i conti disastrati del nostro Paese sostenendo un governo che doveva coniugare rigore, equità e merito è risultata vana. Le scelte centralistiche fatte a spese dei territori e quelle demandate alle regioni, che si tratti di riordino istituzionale o di riassetto sanitario sono culturalmente discutibili, socialmente problematiche ed economicamente inefficaci. Il sostegno inevitabile all’attuale governo deve dunque accompagnarsi a un progetto che punti ad allargare quanto più possibile il consenso elettorale del Pd. Al contrario, è chiara la sensazione che una vittoria di Bersani alle primarie possa determinare una contrazione dell’elettorato del Partito democratico. La scelta tra la proposta di Renzi e quella di Bersani, entrambe chiaramente di centrosinistra ma con impostazioni diverse su temi quali diritti, scuola, lavoro, immigrazione, cultura, fisco diventa una scelta tra quali e quanti strati della società coinvolgere nel riscatto di questo paese. Per chi crede che il Pd sia e debba rimanere un partito popolare, sostenendo le aspirazioni di quei larghi strati della società che non sono garantiti e potrebbero cercare altrove la loro rappresentanza, sono molto attuali le parole di Sandro Pertini: “Libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile”. Chiediamoci se in questi anni siamo stati realmente capaci di lavorare per questi obiettivi. I risultati di queste primarie ci consentono di riflettere e ci incoraggiano a non adeguarci a un centrosinistra che rischia di non rappresentare adeguatamente i bisogni della società. Il compito del Pd, adesso, è quello di interpretare un messaggio che più chiaro di così non poteva essere, e questo riguarda tutti, renziani e bersaniani.