Un articolato studio di Delprato del circolo Sena Civitas sul dopo covid-19
SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo lo studio di Paolo Delprato.
“Così come il Coronavirus aggredisce in maniera devastante le vie aeree dell’uomo togliendogli il respiro, la pandemia sta aggredendo l’economia mondiale bloccandone alla radice la vitalità. Si tratta di una crisi devastante, paragonabile agli effetti di una vera e propria guerra in quanto si sta assistendo ad uno shock simultaneo sia lato offerta che lato domanda e quindi ad un collasso traumatico delle attività economiche: il contagio nonché le misure di contenimento dello stesso, causano un blocco delle attività produttive ma allo stesso tempo anche un crollo della domanda da parte delle filiere e dei consumatori, il tutto nel giro di poche settimane. Tanto per dare un’idea, l’indice PMI Manufatturiero Europa a febbraio è crollato di 20 punti arrivando al livello minimo storico di 31.4 punti, un livello che a marzo potrebbe addirittura peggiorare, arrivando a livelli di vera e propria depressione.
In questo contesto le aziende sono spinte improvvisamente a muoversi in logica di mera sopravvivenza, nella speranza (che potrebbe essere vana) che “a nuttata” finisca prima di soccombere e di chiudere i battenti. La prima reazione purtroppo si scarica sulla forza lavoro, attraverso licenziamenti e cassa integrazione. Mentre scriviamo questo articolo, apprendiamo che le richieste di sussidio alla disoccupazione negli USA sono triplicate in una settimana, arrivando a oltre 10 milioni, un livello mai raggiunto nella storia1. Ecco quindi che il processo di collasso dell’economia assume un andamento a spirale: le aziende licenziano per mancanza di domanda (o di offerta); le famiglie, che già avevano ridotto i consumi per via delle misure di contenimento, entrano in difficoltà finanziaria per mancanza di reddito e riducono ulteriormente i consumi, innescando una ulteriore riduzione di domanda verso le imprese, e così via.
Cosa fare in questa situazione? Senza ovviamente avere la pretesa di dettare l’agenda di chi, a livello Nazionale ed Europeo, è chiamato ad assumere decisioni fondamentali per il futuro del nostro sistema economico e, soprattutto, sociale, proviamo qui a dare un quadro d’insieme degli interventi da mettere velocemente in pratica, di come tutto questo contesto può impattare sul nostro territorio e di quello che a nostro avviso si deve fare per farci trovare pronti nel momento (tutti speriamo davvero vicino) in cui il contenimento sarà finito.
Il primo livello di interventi lo possiamo definire “di sopravvivenza”. Si tratta di interventi da mettere in campo velocemente e con un livello di formalità ridotto al minimo (se non zero) per poter mettere in sicurezza le persone e le imprese dal rischio di mancanza di reddito e di liquidità. Estensione dell’utilizzo della Cassa Integrazione, sospensione di pagamenti, erogazioni di denaro alle fasce più deboli, sono solo alcuni degli interventi che anche il Governo italiano ha messo in campo. In questo contesto è necessario badare al sodo, pronti ad integrare il ventaglio degli interventi in caso di aumento del livello di “sofferenza” della popolazione fino ad arrivare a forme estreme di erogazioni monetarie a tappeto (la cosiddetta Helicopter Money=letteralmente, soldi lanciati dall’elicottero), pur di garantire un livello minimo vitale di sopravvivenza delle persone e dell’economia.
Il secondo step di interventi guarda al “dopo” e punta, nel più breve tempo possibile, a riportare i livelli di domanda e di offerta a quelli anteriori alla crisi. Su questo fronte, in questo momento, siamo ancora nel campo delle idee e il non sapere ancora quando sarà possibile concepire un “dopo”, deve aiutare tutti a trovare le ricette migliori e più adatte al proprio contesto socio-economico. A supportare il processo decisionale dei Governi e delle Istituzioni europee stanno scendendo in mano i migliori cervelli del mondo per fornire strumenti di analisi che già hanno enucleato alcuni punti strategici. Vediamoli in sintesi:
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La crisi non sarà uguale per tutti. Vediamo qui sotto le attese di variazione anno su anno dei ricavi per settore merceologico in Italia, secondo uno scenario peggiore e uno migliore:
Come possiamo vedere, vi sono alcuni settori che addirittura vedranno una crescita anche importante del fatturato e altri invece che vedranno un vero e proprio collasso dei ricavi.
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Dalla crisi non usciranno tutti alla stessa velocità. Vediamo infatti qui sotto alcune ipotesi sui tempi che i principali settori merceologici impiegheranno per ritornare ai livelli pre-crisi (fonte EY 2020):
A destra vediamo i settori che si riprenderanno per primi, mentre a sinistra questa analisi ipotizza per altri settori (tra cui il turismo) un ritorno alla normalità in tempi purtroppo anche lunghissimi.
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Gli aiuti finanziari finalizzati al “dopo”, pertanto, non dovranno essere uguali per tutti ma tarati sulle necessità specifiche di ciascun settore/territorio. Questo è un elemento molto importante al fine delle riflessioni finali che verranno qui espresse
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Stiamo comunque parlando di un fabbisogno complessivo di finanza e capitale per le nostre Imprese di dimensioni gigantesche. Primissime stime parlano di un fabbisogno di finanza di circa 86 miliardi a cui vanno aggiunti ulteriori fabbisogni di capitale proprio (eroso dalle perdite di esercizio) per altri 42 miliardi
Il terzo livello di interventi dovrà infine puntare allo sviluppo strategico del tessuto economico del Paese, andando quindi oltre al mero ripristino della condizione pre-crisi, indirizzando la ricostruzione secondo un nuovo paradigma industriale auspicabilmente basato sui criteri della sostenibilità e dell’economia circolare, trasformando quindi la minaccia del virus in una opportunità per una economia più rispettosa dell’uomo e dell’ambiente. In questo ambito la storia è ancora tutta da scrivere ma auspicabilmente dovranno essere le migliori menti del Paese a convogliare le istanze dei territori per definire, come fece l’Italia del dopoguerra, un “modello Italia” che vada al di là della ricostruzione.
Come si calano dunque questi 3 ambiti nella situazione particolare del territorio senese?
Il primo livello di interventi, come abbiamo già detto, è in buona parte già dispiegato attraverso le misure emanate dal Governo. Esiste tuttavia uno spazio agibile anche a cura del Comune e degli attori istituzionali locali: sospensione dei tributi locali, congelamento degli affitti, proroga degli abbonamenti al TPL, sono solo alcuni dei provvedimenti finalizzati a dare respiro alle famiglie e alle imprese. In questo ambito pensiamo che la Fondazione MPS dovrebbe prestare particolare attenzione alla cura delle fasce deboli della popolazione, fornendo supporto finanziario al Terzo Settore e rafforzando il patrimonio del Microcredito di Solidarietà che con ogni probabilità sarà rivestito di una importante responsabilità nel sostegno alle famiglie e alla microimpresa.
Per quanto riguarda il secondo e, prospetticamente, il terzo livello di interventi, il quadro sopra delineato esige a nostro avviso meccanismi di governo delle risorse destinate alle imprese che, se ovviamente non devono rappresentare un elemento di burocrazia inaccettabile, devono al contempo fornire ai soggetti deputati alla distribuzione delle risorse finanziarie indirizzi strategici che puntino anche alla tutela delle situazioni locali e al controllo dell’opinione pubblica sui criteri di erogazione dei finanziamenti.
Abbiamo infatti visto che i settori merceologici che saranno maggiormente impattati in senso negativo dalla crisi sono quelli legati al turismo, ai viaggi e alla convegnistica che rappresentano, sfortunatamente, proprio i settori su cui il territorio senese ha puntato maggiormente per creare una alternativa al benessere perduto collegato alla presenza della Banca MPS su Siena. Questo significa che il nostro territorio dovrà giocare bene le sue carte per evitare il rischio di non vedere arrivare gli aiuti necessari ad assicurare alle nostre imprese locali prima i mezzi per garantirsi la sopravvivenza e poi quelli necessari per “attraversare il deserto” che le aspetta prima della ripresa. Allo stesso tempo, per fortuna, il settore agroalimentare sembra essere uno di quelli che meno soffrirà della crisi. Questo significa che qui la sfida invece sarà quella di fornire alle imprese del settore un forte sostegno alla produzione e alle esportazioni anche per conquistare velocemente nuove quote di mercato. Il tutto, infine, con un occhio attento all’afflusso di capitali finalizzati all’acquisizione di imprese locali che, molto prevedibilmente, sarà un tema di grande rilevanza vista l’appetibilità delle nostre eccellenze e dei nostri marchi in un momento di vulnerabilità.
Tutto questo non potrà essere gestito secondo criteri centrali burocratizzati e non può essere abbandonato a meccanismi inerziali. Si tratta di una fase di cambiamento epocale che richiede responsabilità e visione strategica, nella consapevolezza che il Paese che uscirà dalla crisi sarà molto diverso da quelle che ne è entrato.
Per questo motivo è necessario creare un tavolo di gestione locale della crisi e della “ricostruzione” che veda l’Amministrazione Comunale, l’Università, la Fondazione MPS e le rappresentanze delle categorie economiche e dei lavoratori interloquire con la Regione e con gli altri attori istituzionali al fine di attuare un governo strategico e lungimirante degli interventi finanziari finalizzati alla ricostruzione e che sia adeguato alle esigenze e caratteristiche specifiche del nostro territorio”.
1 https://www.ilsole24ore.com/art/usa-66-milioni-richieste-sussidi-disoccupazione-una-settimana-ADNAyiH