Ondata di ottimismo dopo le voci di ricapitalizzazione delle banche europee
di Red
SIENA. Ripartiamo da Dexia per tentare di capire cosa succede sui mercati. L’autorità di borsa belga ha sospeso le contrattazioni sul titolo fino al 10 ottobre, dopo che la banca aveva diffuso una informativa sull’inizio di una trattativa per vendere la divisione lussemburghese dell’istituto. Non ci è indifferente questa banca che in Italia controlla il Crediop (finanziamento degli enti locali italiani) e ha come soci di minoranza Banco Popolare, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca Popolare di Milano. Il ramo italiano ha chiuso la semestrale con 42 milioni di euro di utile, gode di buona salute e sopravviverà allo spezzatino franco-belga, per cui saranno poche le conseguenze negative per i tre istituti nazionali. Dexia, con un portafoglio titoli di cui il 39% sono bond greci e con titoli spazzatura del periodo Lehmann Brothers mai veramente svalutati, è una storia finita. Eppure nella lista dei cattivi degli stress test estivi il nome Dexia non c’era. Ci avevano presi tutti per i fondelli? Non ci aveva creduto, agli stress test, altri che le famose agenzie di rating, se mai c’era bisogno di ricordare come esse arrivino a rimorchio della politica.
Infatti il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, ha subito dichiarato che la nazionalizzazione di Dexia non mette in forse il rating AAA della Francia. Moody’s obbediente ringrazia, insieme con Fitch e S&P. Proprio Fitch, ieri, ha stabilito il giudizio di solvibilità a lungo termine di Dexia A+ con outlook stabile. Inconcepibile, forse fatto solo per fermare la fila dei correntisti che portano via i soldi. Per cui la Bce è casualmente intervenuta prestando 500 milioni a una “banca europea”. Se uno più uno fa due… in Rocca Salimbeni avrebbero molti motivi di lamentarsi: hanno il presidente Abi alla testa della banca, sono ben protetti dal duopolio PD-PDL, non hanno titoli tossici in portafoglio, sicuramente meno bugie nascoste tra le pieghe del bilancio di tanti altri, francesi in testa, eppure hanno dovuto incassare l’ennesimo declassamento di Moody’s. Siccome gli analisti avevano portato il valore dell’azione MPS intorno a 40 centesimi già da tempo, la notizia in Borsa Italiana non ha sortito alcun effetto e il titolo MPS ha goduto del rimbalzo giornaliero, performando +4,17% a euro 0,42, in linea con i risultati dei bancari del listino milanese. Valore di borsa dimezzato rispetto a un anno fa, e nel frattempo si è consumato un aumento di capitale e i Tremonti bond sono ancora nel cassetto della scrivania di Antonio Vigni (e forse gli sopravviveranno!).
Tutta la borsa è andata bene grazie a due dichiarazioni fortemente politiche che hanno amplificato il clima di festa provocato dalle notizie di ricapitalizzazione delle banche europee con i soldi dei contribuenti. Prima è toccato a Trichet che ha terminato il suo ruolo di presidente Bce con un commiato in cui non ha detto nulla, e tanto è bastato a Piazza Affari e a tutta Europa per volgere al bello. “L’euro rimane una valuta credibile e forte” però è stata una battuta, a nostro parere, infelice e male augurante. Poi è stata la volta del commissario Ue Almunia, che ha affermato che la Comunità Europea deve “promuovere la ricapitalizzazione per assicurare la sostenibilità delle banche e, come ultima spiaggia, deve essere preso in considerazione il sostegno pubblico che però deve essere compatibile con le regole Ue sugli aiuti di stato”. A chi interessa se il Portogallo è in recessione? A chi interessa se le banche italiane, alla richiesta di un mutuo, sobillano i periti a inventarsi scuse e difficoltà nella valutazione degli immobili per evitare di “dover” erogare il mutuo? A chi interessa se quando togli 50mila euro dal conto corrente o dal portafoglio titoli, ti viene detto che l’operazione va autorizzata dall’alto?
Festa continua: con certe notizie il Dow Jones ha chiuso le contrattazioni a New York col terzo giorno consecutivo in positivo.