"Mi meraviglio del rancore livoroso che trasuda dalle sue parole"
SIENA. Leggo il comunicato odierno di Bruno Valentini sulla cultura e il Santa Maria della Scala con stupore e meraviglia. Mi stupisco, in primo luogo, che un’opinione personale liberamente espressa sul profilo privato di Facebook divenga argomento non secondario di un comunicato stampa, mi meraviglio poi del rancore livoroso che trasuda dalle sue parole, delle ricostruzioni storiche infondate e delle offensive insinuazioni nei miei confronti; sono soprattutto incredulo, però, nel leggere le non poche falsità che, chissà se in buona fede, i suoi suggeritori gli hanno messo in bocca, non facendogli proprio un gran servizio a pochi giorni dal ballottaggio.
Innanzitutto vorrei ricordare che “Siena si muove” non ha stretto accordi con nessuno dei due candidati al ballottaggio e non ha dato indicazioni di voto. Ogni opzione, per noi, gode della medesima legittimità e merita il medesimo rispetto. Non si vede pertanto come una decisione personale – chiarissimamente motivata e articolata – possa divenire un “rocambolesco avvicinamento” a Neri e, addirittura, quasi una sorta di tradimento nei confronti di Laura Vigni, la candidata che ho sostenuto lealmente fino in fondo e che avrei voluto sindaco. Esprimere una preferenza, pur mantenendo tutta la distanza con un’offerta politica che non si ritiene la propria, non significa cambiare campo, aderire a uno schieramento, non implica partecipazione. Il ballottaggio serve a questo, a concentrare i voti su due soli candidati.
Ma non è su tali cose che mi preme ribattere a Valentini, posso infatti capire la fibrillazione della campagna elettorale, mentre non sono invece disposto ad accettare che si ricostruisca la storia secondo le proprie convenienze, senza utilizzare dati e fonti veritiere, e si infanghino le capacità professionali mie e, di conseguenza, dell’eccellente squadra che ha reso possibile progetto di “Palazzo delle Papesse”. Centro che non costava milioni di euro l’anno, che ho ereditato nel 2002 con uno sbilancio di un miliardo e cento milioni di lire e ho lasciato in attivo, centro che ha goduto di una visibilità e di un prestigio sempre maggiore (contrariamente a quello che gli hanno detto), come le ponderose rassegne stampa e il numero di visitatori in continua crescita possono dimostrare. Mi chiedo per quale inconcepibile istinto autolesionista, invece di rammaricarsi della fine di un’esperienza che ha portato Emily Jacir a Siena tre mesi prima che vincesse il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, ha organizzato mostre di straordinario livello internazionale (ricordo solo quelle di Gordon Matta-Clark e Jenny Holzer già negli spazi di Santa Maria della Scala), ha fatto conoscere a migliaia di bambini l’arte contemporanea, ecc. ecc., la si voglia condannare come un fallimento. Se fallimento c’è stato è stato quello di una classe dirigente, espressa nella quasi totalità dal partito di Valentini, incapace di mantenere vivi gli istituti culturali senesi, e non sto parlando soltanto del Palazzo delle Papesse. Se Valentini fosse stato correttamente informato avrebbe forse saputo che, grazie al lavoro “fallimentare” svolto alle Papesse Lorenzo Fusi ha vinto un concorso internazionale per la Biennale di Liverpool, dove è stato curatore per ben due edizioni di fila e, più modestamente, il sottoscritto un concorso nazionale per la Galleria civica di Modena.
Non meriterebbe infine risposta l’insinuazione secondo la quale io mi starei “candidando ad essere il nuovo consigliere culturale del valido cardiochirurgo”, sappia però il candidato sindaco Valentini – e non se ne meravigli – che esistono ancora, e non sono pochi, i senesi che non si lasciano intimidire ed esprimono il loro pensiero perché lo ritengono giusto e normale, non perché battono cassa o chiedono ruoli, poltrone, visibilità.
Non avevo bisogno di elementi ulteriori per ribadire la mia decisione di votare Eugenio Neri al ballottaggio, ringrazio comunque Bruno Valentini di avermeli forniti.
Marco Pierini