I lavoratori sono sempre più stremati da salari bassi e incertezza occupazionale e del futuro, spesso esca di aziende che si presentano sul territorio, nella stragrande maggioranza dei casi, per lavori in subappalto o cottimisti, solo il minimo indispensabile per fare profitti lasciando 'vittime' una volta che si dileguano. Quando parliamo di vittime non ci riferiamo solo ai lavoratori, che rimangono comunque l'anello debole della catena, ma anche alle ripercussioni sulle istituzioni, sull'impresa appaltatrice e sulla cittadinanza: lavori non finiti o fatti male che spesso aggravano ulteriormente il costo dell'opera che deve necessariamente essere completata o, nella peggiore delle ipotesi, rifatta; strutture instabili e non a norma possono causare danni spesso irreversibili.
Aumentano in maniera esponenziale le vertenze per recupero di mensilità non riscosse e trattamento di fine rapporto, difficile recuperare anche solo le buste paga per proseguire nell'azione legale che spesso, per irrintracciabilità dell'azienda, cade in un nulla di fatto. Un problema che si va allargando in maniera esponenziale sono le aperture e chiusure di impresa dalla sera alla mattina e la cassa edile non pagata che si traduce in ferie, tredicesima e scatti di anzianità non riscossi oltre alle prestazioni a cui non si ha più diritto.
Ecco che diviene necessario chiamare a responsabilità chi queste imprese le ha fatte lavorare in sub appalto pubblico o privato, chi non ne ha verificato la regolarità o ha voluto semplicemente beneficiare di prezzi più bassi e poco concorrenziali. Favorire le imprese del territorio, sia in edilizia che nella fornitura di materiali, può essere una soluzione per affrontare situazioni particolari, ma se queste aziende a loro volta utilizzano gli stessi corretti criteri per affidare i lavori in subappalto o subcontratto. E' una chiamata a responsabilità generale quella che ci sentiamo di fare, sapendo che sul nostro territorio ci sono imprese sane, strutturate e di qualità.
Negli ultimi due anni a Siena solo in edilizia, prendendo a riferimento i dati certificati dalle due casse edili (Siena e CERToscana), abbiamo perso più di 1.000 posti di lavoro e più di 250 imprese operanti sul territorio hanno chiuso o sono emigrate in altre territori. A questi dati si aggiungono quelli degli impianti fissi del settore costruzioni dove ad oggi più di 45 aziende sono interessate da ammortizzatori sociali di varia natura (CIGO, CIGS, contratti di solidarietà, CIG in deroga, sostegno al reddito, ecc.) che coinvolgono più o meno 500 dipendenti.
Se non ci sarà presto un’inversione di tendenza, un aumento degli investimenti in formazione e riqualificazione del personale, in ricerca e sviluppo, uno scatto del mercato, assisteremo nel 2011 ad un’ulteriore perdita occupazionale anche in realtà produttive importanti della nostra provincia.
Il Comitato Direttivo della FILLEA CGIL riconosce un valore importante all'azione della nostra Provincia e della Regione Toscana in tema di ammortizzatori e politiche attive, le nostre istituzioni hanno sostituito la presenza del Governo che ad oggi non ha ancora nemmeno rinominato il Ministro per lo sviluppo economico lasciando sospese molte vertenze nazionali importanti.
La FILLEA denuncia ogni tentativo di deroghe al contratto nazionale e di riduzione dei diritti per la produttività e il mercato – il caso Fiat è un esempio da non imitare e da condannare – e sostiene l'iniziativa della FIOM del 16 ottobre a Roma. I lavoratori devono abbattere i muri dell'individualismo e riappropriarsi della forza della partecipazione. Il sindacato è con loro in prima fila.