Il gip ha respinto per la quinta volta la richiesta di archiviazione
MILANO. Per la quinta volta è stata respinta la richiesta di archiviazione del processo contro Viola, Profumo e Salvadori presentata dai pm milanesi. Secondo l’accusa i vertici della banca non hanno contabilizzato correttamente i crediti erogati nelle operazioni sui derivati Alexandria e Santorini (risalenti alla gestione Vigni-Mussari). Di conseguenza non erano corrispondenti alla realtà i documenti sottoposti agli azionisti per l’aumento di capitale. Non è escluso che vengano sentiti anche dei testimoni. Per quanto riguarda banca Mps il giudice ha confermato l’archiviazione.
Tutto è nato dal fatto che il gip, dopo aver analizzato le relazioni presentate da Roberto Tasca e Laura Castelli (consulenti della procura) e quella di Eugenio D’Amico (consulente di Alken Fund), il 25 luglio ha ritenuto che si tratti di “ricostruzioni argomentate in modo articolato e confliggenti nelle conclusioni finali” e, pertanto, “la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura non offre una risposta soddisfacente in quanto si limita a riportare nella motivazione le dichiarazioni soprattutto di alcuni funzionari della Banca d’Italia senza ricostruire in modo organico la complessa vicenda dell’esposizione dei crediti deteriorati”. Il rinvio prevede ulteriori 9 mesi di lavoro per definire lo stato dei fatti relativamente al periodo in oggetto.
Le nuove indagini richieste dal gip serviranno per un “un approfondimento tecnico ed una verifica di insieme che tengano conto degli opposti elementi forniti dalle parti e che possa affrontare e dare una risposta soddisfacente e definitiva”. I pm dovranno “verificare in particolare se, nel periodo di riferimento, la valutazione dei crediti iscritti a bilancio e nelle relazioni semestrali, e le corrispettive rettifiche, fossero corretti da un punto di vista contabile e giuridico, con specifico riferimento ai cosiddetti “non performing loan“ e stabilirne l’eventuale valore corretto in sede contabile negli anni 2012-2015. Il giudice – oltre alla definizione del reale patrimonio di Mps nel periodo considerato – chiede anche di “verificare quale impatto economico e finanziario sui documenti contabili avrebbe avuto l’eventuale corretta rettifica individuata dalle consulenze mediante l’iscrizione corretta a bilancio di rilevanti porzioni di crediti deteriorati in relazione alle soglie di punibilità dei reati di false comunicazioni sociali nella formulazione al tempo in vigore per i reati così come prospettati”. Non ultimo, ci sarà da verificare se la banca abbia agito correttamente, fornendo informazioni veritiere e corente al mercato. A tal proposito il gip riporta il commento di un consulente che afferma che “se tutte le rettifiche a partire dal 2015 fossero state correttamente apportate il patrimonio civilistico di Monte dei Paschi si sarebbe ridotto quasi a zero e la Banca avrebbe avuto serie difficoltà a continuare ad operare”.
Ricordiamo anche che i Piccoli Azionisti della banca nel 2018 avevano presentato opposizione alla richiesta di archiviazione.