SIENA. Dall’Associazione studentesca Cravos riceviamo e pubblichiamo.
“Come Cravos abbiamo scritto una lettera al Ministro dell’Istruzione e del Merito e alla Ministra dell’Università, all’interno della quale chiediamo un incontro e abbiamo evidenziato misure di contrasto all’emergenza abitativa, presentando alcuni punti essenziali:
– Investimenti su studentati pubblici, con il blocco dello sperpero legato all’housing universitario
– La messa in discussione della legge 431/1998, con un intervento statale che metta l’utilità pubblica al di sopra degli interessi privati.
– Un censimento degli immobili sfitti sia pubblici che privati e il loro riutilizzo, impedendo ai comuni di cedere beni pubblici che potrebbero essere riadattati..
Le proteste esplose a livello nazionale in questi giorni circa la situazione del caro affitti trovano le loro radici tanto in problemi economici attuali quanto in scellerate politiche liberiste che hanno permesso ai privati di creare un mercato degli affitti con prezzi inaccessibili, specie nelle grandi città universitarie.
Il problema degli affitti è balzato agli onori della cronaca da qualche giorno, e anche noi stiamo partecipando al processo di mobilitazione che sta coinvolgendo tantissime città italiane; sappiamo che questa è una questione storica, ma che è esplosa nell’ultimo anno, dopo la crisi conseguente all’aumento dell’inflazione dovuta alla guerra in Ucraina. I numeri degli iscritti all’università dell’a.a.2023/24 hanno subito una flessione in tutta Italia, ed è paradossale che questo dato sia seguito da una maggiore difficoltà nel trovare un posto letto. In realtà le ragioni risiedono nella mancanza di politiche strutturali sul tema dell’abitare: nelle maggiori città universitarie italiane moltissimi proprietari si sono avvalsi dei loro immobili per affittarli a turisti attraverso modalità come Airbnb, una prassi sempre più invalsa nel mercato internazionale che porta a una diminuzione dell’offerta di case per gli studenti, e per i fuori sede in generale, facendone conseguentemente salire i prezzi alle stelle. A questo vorremmo unire un’analisi consapevole sugli immobili sfitti all’interno delle città: in Italia, nel 2019 l’ISTAT comunicava che quasi il 30% delle abitazioni censite su livello nazionale non fosse occupato (pari a 10,7 milioni su 36 censite). Si parla, evidentemente, di numeri impressionanti. Questo immenso buco di immobili non occupato contribuisce agli innalzamenti vertiginosi dei prezzi: agire nell’immediato aiuterebbe ad aumentare la domanda e a garantire delle tutele maggiori nei confronti degli studenti. Troppo spesso avviene che i proprietari di casa speculino non solo sul prezzo degli immobili ma anche sulla qualità e sulle garanzie fornite: le case migliori vengono lasciate ai turisti, disposti a spendere prezzi altissimi per una stanza in centro, e gli edifici fatiscenti vengono dati agli studenti; in tutto ciò, non è raro vedere affitti pagati in nero.
Non possiamo dire che il governo non si sia mosso in merito a questa emergenza: 660 milioni di euro del PNRR destinati all’housing universitario sono il segno di un evidente interesse, rivolto però a soluzioni inadeguate e insoddisfacenti. Le residenze private e gli Student hotel non fanno altro che riprodurre quel circolo vizioso per cui un privato stabilisce i prezzi delle stanze di questi studentati, che diverranno accessibili solo ai più facoltosi. Questo importante stanziamento, si mostra in continuità con le politiche dei governi precedenti di indebolire un sistema di Welfare pubblico, subordinandolo ai profitti di privati, che mirano al loro ritorno economico e non a garantire condizioni dignitose allo studentato.
Crediamo che le istituzioni debbano attuare provvedimenti radicali che pongano una frattura netta con la prassi attuale, discutendo con gli studenti di soluzioni che garantiscano il diritto allo studio per tutti (consapevoli del fatto che il problema degli affitti sia un problema che non riguarda solo gli studenti). Sarebbe un errore, infatti, credere che questo perverso meccanismo di speculazione avvenga solo con gli universitari.
Se è vero che, come troppo spesso millantato, l’istruzione dovrebbe avere un ruolo di primo piano all’interno della programmazione politica di questo Paese, allora chiediamo di poter discutere portando la voce di chi vive quei disagi quotidianamente e di chi fa rappresentanza all’interno delle Università
La casa è un diritto, e come tale va trattata, lontano da ogni speculazione”.