La presidente dell'Associazione Vittime del Salvabanche lancia l'idea di elabortare un progetto a tutela dei risparmiatori

AREZZO. Molto partecipato e sentito ieri il convegno organizzato dall’Associazione Civitas Etruria Arezzo sul Crac di Banca Etruria: il grande inganno. All’incontro hanno preso parte il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, il sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli ed io in veste di presidente dell’Associazione Vittime del Salvabanche. Presenti molti risparmiatori coinvolti nel Crac ma anche dipendenti ed ex dipendenti dell’istituto aretino.
A margine dell’incontro ho lanciato il progetto di impegnarmi in prima persona nell’elaborazione di un progetto a tutela dei risparmiatori.
l sistema bancario italiano ha ancora molta strada da fare per quanto riguarda la trasparenza nei confronti degli investitori finali e nonostante i primi default bancari la politica non è ancora intervenuta in nessun modo a tutela dei risparmiatori.
Eppure l’inchiesta parlamentare, seppur inconcludente, aveva comunque messo in evidenza l’inefficacia degli organi di controllo nel prevenire disastri come quelli che poi in effetti sono accaduti.
E adesso un recente studio a cura del Politecnico di Milano ha messo in evidenza che la direttiva Mifid2, che avrebbe dovuto rendere più consapevoli i risparmiatori degli oneri ed rischi che gravano sul loro investimento, non ha raggiunto lo scopo: in 3 casi su 4 nella documentazione fornita dalla banca non ci sarebbero tutte le informazioni raccomandate dalla MIFID 2.
Oltre a non essere stati tempestivi nell’invio, gli intermediari, come rileva lo studio, hanno alla fine inviato documenti poco chiari e in alcuni casi illeggibili, non focalizzando la comunicazione esclusivamente sui costi, che spesso sono stati inseriti in copiose pagine per nasconderli, con l’uso di termini di non immediata comprensione.
Spesso le informazioni importanti per l’investitore sono diluite in decine di pagine. Per non destare troppo l’attenzione del cliente, inoltre più della metà del campione di banche analizzato non ha neanche inserito la parola “costi” o “oneri” nell’intestazione del documento.
Inoltre, per come è strutturata la Mifid II si dovrebbe comunque accompagnare ad un’adeguata preparazione finanziaria, ma come si può pensare di dover tornare nei banchi di scuola prima di poter tranquillamente predisporre dei propri risparmi?
Proverò dunque a farmi promotrice della necessità di una direttiva nazionale che obblighi le banche ad una informativa semplice ed immediata diretta al risparmiatore, che non superi le due pagine e sia realizzata con linguaggio inequivocabile e comprensibile.
Obbligare le banche ad una mifid davvero semplificata e comprensibile sarebbe davvero un passo importante nella tutela del risparmiatore, e mi piacerebbe che questa proposta partisse proprio da Arezzo, affinchè dalle macerie fresche di una banca andata in frantumi possa nascere qualcosa di veramente importante nella tutela dei risparmiatori.
La politica deve occuparsene, non è più un tema trascurabile. Non si può intervenire esclusivamente quando i giochi sono stati fatti, magari progettando salvataggi di Stato. Occorre tutelare i risparmiatori rendendoli consapevoli, tutelando così soprattutto le persone più soggette alle truffe.