Il dg interviene sul tema delle liberalizzazioni nel commercio
Aumentare il livello di servizio a un costo che ricadrà sul consumatore. “Il livello di servizio nei confronti dei consumatori, anche attraverso il prolungamento degli orari di apertura dei negozi – spiega Costantini – va certamente migliorato tenendo conto di necessità e stili di vita in trasformazione. Questo non si ottiene, però, nè con la liberalizzazione totale di nuove aperture della grande distribuzione, aumentando l’offerta in presenza di un calo della domanda, né con aperture 24 ore su 24 per sette giorni alla settimana. Tra l’altro non sono queste le regole del resto d’Europa. Offrire quel livello di servizio inevitabilmente comporterà un aumento nel costo distributivo che ricadrà, in termini di aumenti dei prezzi, sulle categorie più deboli”.
I pericoli della “Libertà di supermercato”. “L’abolizione delle autorizzazioni che fino ad oggi servivano per aprire nuove superfici commerciali, anch’essa prevista dall’articolo 31 del decreto governativo – sottolinea Costantini – rischia, poi, di portare a ulteriori conseguenze negative per i consumatori”. “Sono favorevole alla concorrenza e credo sia giusto tutelarla, ma un’offerta incontrollata può diventare un boomerang. Saranno sempre di più i supermercati che, per cercare di sopravvivere e mantenere in equilibrio una gestione che perde vendite, opteranno per ridurre il livello di servizio, diminuire la qualità dei prodotti o alzare i prezzi. O anche tutte e tre le misure insieme, danneggiando ancora una volta il consumatore”.
Liberalizzazione sugli orari, una ‘bastonata’ per il piccolo commercio. “La deregulation sugli orari – conclude Costantini – finirebbe invece per favorire solo la grande distribuzione e i negozi gestiti da orientali, a danno dei piccoli negozi e delle attività a conduzione familiare. Con una liberalizzazione totale si mette seriamente a rischio una vasta rete di esercizi commerciali, specialmente nei centri storici, che svolgono un importante ruolo sociale, culturale e identitario. La Regione Toscana – conclude Costantini – ha fatto bene a impugnare davanti alla Corte Costituzionale il decreto del governo. Al Paese e alla nostra regione una liberalizzazione selvaggia non serve”.