di Vito Zita
SIENA. Da quando è cominciata la crisi sanitaria del Coronavirus, i main stream media sono alla ricerca delle conseguenze sui mercati finanziari. E in effetti i segnali ci sono, anche se è troppo presto poter affermare con decisione quali risultati ci saranno. Come per il vaccino bisognerà attendere qualche mese perché le indicazioni di breve periodo si trasformino eventualmente in effetti negativi concreti.
Il primo segnale è che Apple nel comunicato dello scorso 17 febbraio dichiara che per minori vendite attese non sarà in grado di rispettare le sue previsioni dei ricavi per il primo trimestre del 2020, a causa della crisi sanitaria internazionale provocata dal coronavirus. Come era prevedibile la produzione negli stabilimenti cinesi, fra i quali ovviamente anche quelli di Apple, è stata sospesa per via delle straordinarie misure di sicurezza imposte dal governo cinese. Nel comunicato Apple riferisce a questo proposito: “Le nostre linee guida trimestrali emesse il 28 gennaio 2020 riflettevano le migliori informazioni disponibili al momento, nonché le nostre migliori stime sul ritmo di rientro al lavoro dopo la fine della prolungata vacanza di Capodanno cinese del 10 febbraio. I lavori stanno iniziando a riprendere nel paese, ma stiamo vivendo un ritorno alle condizioni normali più lento di quanto avessimo previsto. Di conseguenza, non prevediamo di soddisfare le previsioni dei ricavi per il primo trimestre del 2020 a causa di due fattori principali. Il primo è che la fornitura mondiale di iPhone sarà temporaneamente limitata. Queste carenze influenzeranno temporaneamente i nostri ricavi in tutto il mondo. Il secondo è che la domanda dei nostri prodotti in Cina è stata colpita. Tutti i nostri negozi in Cina e molti dei nostri negozi partner sono stati chiusi. Inoltre, i negozi aperti hanno funzionato a orari ridotti e con un traffico clienti molto basso. Stiamo riaprendo gradualmente i nostri negozi al dettaglio e continueremo a farlo nel modo più costante e sicuro possibile. I nostri uffici aziendali e centri di contatto in Cina sono aperti e i nostri negozi online sono rimasti aperti ovunque”.
Riprende così vigore quindi la possibilità che Apple possa trasferire la sua produzione dalla Cina continentale a Taiwan per i suoi nuovi modelli previsti per il lancio nella prima metà del 2020 (AirPods Pro Lite, iPad e Apple Watch). Lo riferisce il 18 febbraio il quotidiano Taiwan News che fa riferimento a un rapporto di DigiTimes pubblicato il 12 febbraio: “Apple sta cercando di diversificare geograficamente la sua catena di fornitura a causa della diffusione del virus, che ha gravemente compromesso la produzione di prodotti nel paese comunista. Apple intende aumentare gradualmente la percentuale di produzione a Taiwan mentre cerca ancora di mantenere la sua cooperazione con i fornitori dall’altra parte dello stretto. Si stima che almeno un terzo delle linee di produzione cinesi resteranno inattive nel primo trimestre di quest’anno e sarebbe quasi impossibile tornare al normale livello di produzione entro la fine di febbraio. È anche dubbio se la normale produzione possa riprendere entro i primi dieci giorni di marzo”.
Un altro segnale da tenere in considerazione è l’incremento di circa il 10% del prezzo del Brent negli ultimi dieci giorni, arrivando poco oltre i 59$ al barile pur in presenza di un calo di circa il 20-25% del consumo da parte delle raffinerie cinesi; ciò però si verifica in una situazione di costanza di acquisto di greggio da parte dei compratori asiatici. Ad oggi non è possibile determinare i motivi di questo accumulo di scorte, ma probabilmente viene fatto per contrattare un prezzo minore con i venditori. Nello stesso intervallo di tempo l’oro testa nuovi record da 15 anni a questa parte arrivando a 1645,95 l’oncia.
Nel frattempo la Banca centrale cinese (Pboc) il 17 febbraio ha immesso liquidità per circa 30 miliardi di dollari riducendo di 10 basis points il costo di finanziamento, assestandosi al 3,15%. L’iniziativa è stata presa per allentare le pressioni sulle imprese indebolite dagli effetti del coronavirus. Questa scelta ha provocato la risalita degli indici azionari cinesi che hanno recuperato le perdite delle ultime settimane.