Intervista al presidente della Lega Cooperative Toscane e a Marco Caravella, cofondatori della coop Placido Rizzotto di Palermo
di Fabrizio Pinzuti
CASTELL’AZZARA – Nella splendida cornice della Villa Sforzesca di Castell’Azzara, restituita alla fruizione da un recente restauro, i vertici della Cooperazione toscana si sono trovati insieme alle delegazioni dei soci ed ai lavoratori per ricordare i 50 anni di Coop Unione Amiatina.
Dopo il saluto del Sindaco di Castell’Azzara Marzio Mambrini che ha illustrato le bellezze della struttura e ha ripercorso alcune tappe della cooperazione, ha aperto il convegno il presidente Giuseppe d’Alessandro. “Possiamo dire – ha esordito il Presidente – che la storia della Coop Amiatina, le sue riorganizzazioni, le sue fusioni procedevano di pari passo con quanto avveniva nelle grandi città. In tutte queste situazioni abbiamo sempre capito che dovevamo utilizzare sinergie con le grandi cooperative. Con la chiusura delle miniere comprendemmo che dovevamo allargare i nostri confini e credevamo che Unicoop senese andasse bene per noi ma non fu così e altrettanto possiamo dire della fusione con Ribolla e Unicoop Tevere. Poi intravedemmo lo spiraglio di Coop Centro Italia alla quale mi sento di dire che dobbiamo tanto. Oggi posso annunciare che la nostra politica di espansione dopo dieci anni di fermo è ripresa tant’è che nel gennaio 2011 apriremo un nuovo negozio a Grotte di Castro ed a giugno a Bolsena. La nostra politica di espansione è necessaria perché se vediamo l’andamento demografico della nostra montagna ci rendiamo conto che andremmo incontro ad un calo inevitabile delle vendite, nonostante la fidelizzazione dei nostri soci. Noi cerchiamo di non disperdere l’eredità dei nostri predecessori puntando sull’onestà dei nostri rapporti, sulla istintività e su una gestione orientata alla trasparenza, noi non abbiamo niente da nascondere al consiglio di amministrazione. Oggi consegniamo una rete moderna e attrezzata per lo sviluppo, nonostante la crisi abbiamo chiuso buoni bilanci, abbiamo circa ventimila soci e la possibilità di consolidare posti di lavori e abbiamo avuto anche la possibilità di ridistribuire risorse ai nostri dipendenti. Mi ritengo una persona fortunata per avere avuto la possibilità di lavorare in Coop e di avere sempre goduto della fiducia e della stima dei soci, del consiglio d’amministrazione e di tutti i lavoratori”.
E’ seguito l’intervento di Paolo Cantelli, vicepresidente del Consiglio di Sorveglianza Unicoop Firenze: “Credo che i dipendenti devono avere amore per la Coop e bisogna ringraziare chi nel tempo ha avuto delle responsabilità di gestione. Credo che la Coop Amiatina rappresenti, nel suo piccolo tutto l’universo della Cooperazione, bisognerebbe studiare la sua esperienza passata e prenderla come modello, per come è saputa passare da spaccio a catena e perché ha avuto forza, ambizione, orgoglio e capacità di sviluppo insieme alle altre cooperative. Noi dobbiamo unire il fatto economico con il solidaristico e questo è una grande difficoltà. Coop Amiata si presenta oggi con una buona gestione economica e chiede a se stessa ed ai soci un ulteriore passo avanti. Sul mercato si deve avere la consapevolezza di essere azienda anomala ma guai se dimentichiamo che la cooperativa è un organismo dell’economia. Quindi i bilanci devono essere in attivo e devono essere usati anche per esprimere solidarietà sul territorio, per porre attenzione verso i soci ed i cittadini e questo dobbiamo saperlo dire. Ad esempio con la campagna che stiamo promovendo per l’acqua, mettiamo in evidenza un fatto sociale e politico; dobbiamo cambiare la scala delle priorità dei consumatori per far crescere i cittadini con più etica e capacità critica”.
Anna Rita Bramerini, assessore regionale, ha ricordato che “50 anni sono un bel traguardo e rappresentano un matrimonio solido tra unione consumatori dell’Amiata e questo territorio. E’ un po’ come riflettere sulla storia di questa montagna che ha saputo darsi una sua identità dopo le vicissitudini della guerra, dopo la chiusura delle miniere e ha cercato di ricostruirsi con una propria identità nonostante sia in territorio montano. La crisi economica che stiamo vivendo ci rende meno protagonisti del nostro futuro perché siamo nelle logiche di mercato che si sono originate molto lontano da qui, partite dalla finanza e riversate sulle aziende e che costringe a correre ai ripari anche la pubblica amministrazione. In questi giorni abbiamo chiuso il bilancio che ha portato una riduzione per la Toscana di 350 milioni di euro. Tenuto conto che il nostro bilancio è impiegato per circa il 65% dalla sanità significa che dovremo fare a meno di tante cose. Dobbiamo ringraziare realtà come la Coop che pur nelle alterne vicende è riuscita a tenere ferma un’intera generazione che altrimenti se ne sarebbe andata. Coop amiatina riesce a occupare giovani, ha cercato di coniugare mutualità ed economia collegandola alle sfide con l’innovazione e ha avuto la capacità di entrare nei territori limitrofi. Poche di queste aziende hanno l’Amiata nel nome di chi va fuori provincia. La Coop ha tenuto forte il rapporto con il territorio, mantenendo viva una politica commerciale nei piccoli centri, tenendo un rapporto con i fornitori locali e ha saputo guardare con lungimiranza al rapporto qualità – prezzo, con un occhio al consumo consapevole”.
Maura Latini, vicepresidente del Consiglio di Gestione Coop Italia con deleghe al prodotto a marchio, qualità e comunicazione ha specificato che “Se guardiamo alle pubblicità di Coop dei primi anni settanta e quelle attuali ci si rende conto del cambiamento della nostra Italia ma nel caso della Coop vi è continuità. Le radici rimangono le stesse ma se nello spot si vede Ugo Gregoretti con il figlio oggi possiamo parlare di madre terra e non più di rapporto genitore – figlio. E’ cambiato il contesto. L’educazione deve andare verso il risparmio delle risorse, oggi la sfida che ci troviamo ad affrontare è quella di parlare dei valori e della possibilità di renderli concreti. Siamo di fronte alla crisi economica più grave degli ultimi 40 anni con flessione di occupazione, di produttività e crollo degli investimenti. La forte flessione del 2009 ha riportato il potere di acquisto delle famiglie italiane sui livelli della crisi dei primi anni novanta. Il reddito delle famiglie negli ultimi due anni è calato del 3%, il settore alimentari e bevande ha avuto un calo nel biennio del 6,3% . Per quanto riguarda le previsioni Coop Italia per il 2011 persiste un clima di fiducia negativo e molto polarizzato sui redditi, e una ripresa dei consumi molto debole con timida ripresa nei non alimentari intorno allo 0,3%, più dettato dall’inflazione. Tale dato non va letto come elemento positivo dei volumi ma dei prezzi e la crescita delle vendite nella grande distribuzione non c’è. E’ dal dopoguerra che non si registrava una flessione dello 0,6% delle vendite a rete. Noi dobbiamo occuparci del consumatore. I cittadini di oggi pretendono cose diverse perché hanno esigenze diverse, ci sono persone molto più attente alla salute, al benessere e a questi dobbiamo dare delle risposte. Abbiamo avuto vendite per 12 miliardi e 769 milioni di euro, abbiamo 56450 dipendenti e ci siamo confermati leader in Italia con 18,2% ma abbiamo utili di bilancio sempre più bassi. Dato che sui valori non si media dobbiamo lavorare sui nostri conti economici. Se Coop è sempre riuscita a proporre il prezzo al pubblico più basso della concorrenza occorre che lavorai ramo sui costi e misurare gli sprechi. I dati al 3 ottobre 2010 vedono Coop in crescita dello 0,6 % rispetto al mercato che ha una diminuzione dello 0,7. Sugli ipermercati siamo vincenti ma nei supermercati, pur essendo primi stiamo perdendo. Noi non transigiamo sui capisaldi ossia sulla salute, l’ambiente e l’eticità perché la sobrietà, la trasparenza e l’attenzione alle cose, alle persone, agli animali sta crescendo nella società civile. E le due campagne che abbiamo intrapreso prima degli altri, quella dell’acqua e sulle uova da galline allevate a terra ci dicono che stiamo andando nella direzione giusta”.
Ha chiuso i lavori, prima della premiazione dei precedenti presidenti, Stefano Bassi, Presidente Legacooperative Toscane, che ha ricordato che “La storia della Coop è una storia di persone con le loro situazioni, sentimenti, utopie, insuccessi. Chi opera nella Coop è un cittadino e dietro ogni prodotto c’è la centralità della persona. Quanti si sono posti questo problema quando leggiamo delle grandi operazioni finanziarie? Un mondo che cambiava ma che dimenticava la centralità della persona, l’importanza della relazione tra essere umano e ambiente, il rispetto della persona. La Coop ha tenuto fermi questi valori. Se noi facessimo una storia dell’impresa toscana ci troveremo tante imprese con Unione Amiatina che dura nel tempo, la durata nel tempo è fondamentale come cooperativa. Nel momento in cui festeggia i 50 anni dobbiamo riconoscergli alcuni fattori importanti quali la capacità di accumulare il patrimonio e di trasmetterlo al territorio con azioni concrete e l’apporto che in generale fornisce all’occupazione. Questi 50 anni coincidono con il 150° dell’unità d’Italia e la coop non è stato altro che la difesa di quel tessuto sociale che è servito per affrontare la crescita della nazione”.
Il convegno è stata un’occasione per un’intervista a Marco Caravella, uno dei soci fondatori della cooperativa Placido Rizzotto di San Giuseppe Jato di Palermo, che in base alla legge “Don Ciotti” gestisce i beni sequestrati alla mafia e che ha ricordato: “Io non ho ricevuto minacce personali, in Sicilia il problema nasce quando si è soli, non quando ci si riunisce in cooperativa”. Gli abbiamo rivolto le seguenti domande:
Quanto tempo è che è nata la Cooperativa?
“Dal 2001 gestiamo circa 400 ettari di beni immobili, fondi agricoli, un agriturismo e dal 2006 produciamo anche un vino bianco che abbiamo denominato “Cento passi” dall’omonimo film di Marco Tullio Giordana”.
Quali sono le maggiori difficoltà che incontrate quotidianamente?
“Operiamo da circa dieci anni e siamo presenti nel territorio riuscendo a coinvolgere diversi agricoltori. I primi tempi di attività il concetto era onirico ma abbiamo avuto la fortuna di avere ottime idee e un partner come Coop che ci ha consentito di far conoscere i nostri prodotti. Siamo presenti in tutta Italia e persino in Germania, Francia ed in parte della Svizzera. Dai 15 ettari iniziali ora parliamo di 800 ettari e non solo in Sicilia ma in Campania ed in Puglia”.
Avete avuto minacce?
“Nei nostri territori siciliani l’accoglienza da parte del territorio non è stata delle migliori, abbiamo avuto vigneti distrutti ed alcuni soci di sono tirati indietro. Con il consolidarsi della cooperativa il territorio ha visto tutto ciò come un progetto di sviluppo ed un volano per l’economia ed oggi siamo intorno a 3 milioni di euro di fatturato”.
Hai avuto minacce personali?
“Il problema in Sicilia nasce quando si è soli, quando quattro o cinque ragazzi si riuniscono in associazione di lavoratori vengono visti come folli, poi grazie alla bontà del progetto siamo riusciti a creare una specie di cuscinetto. Quando ho cominciato io, nel 2002 avevo 23 anni, nessuno di noi fortunatamente ha avuto minacce personali anche se all’inizio vi era un tentativo di isolarci, dovuto più alla paura ed alla diffidenza”.
A margine del convegno abbiamo voluto approfondire alcuni argomenti toccati da Stefano Bassi, Presidente della Lega Cooperative Toscana.
Presidente, siamo fuori dalla crisi?
“No, anche se devo dire che il mondo cooperativo per un insieme di ragioni legate alla nostra storia sta reggendo meglio di altri e considerate che la maggior parte dei settori sta soffrendo molto di più dell’alimentare”.
E’ grave che si abbia una riduzione dei beni alimentari?
“Il peso della crisi si fa sentire nelle famiglie, nella loro capacità d’acquisto. Nel 2010 si è registrata questa tendenza ma Coop, grazie alle politiche di convenienza ha aumentato le quote di mercato ma non possiamo nascondere che nelle famiglie si sente la crisi”.
La gente ha scelto più prodotti a marchio Coop che di qualità?
“C’è stato un incremento rilevante dei prodotti a marchio Coop e anche una buona risposta alle iniziative recenti sul tema dell’acqua in caraffa”.
Perchè dobbiamo fidarci di Coop?
“Per tre elementi che ci caratterizzano ossia una elevata qualità dei nostri prodotti, la convenienza e la sicurezza degli alimenti. Non dimentichiamo anche un altro fattore importante che sono le politiche di sostegno ai produttori locali, la valorizzazione dei prodotti tipici, quello che chiamiamo comunemente filiera corta”.
Coop investe in cultura?
“Noi sosteniamo molte organizzazioni di volontariato che operano nel campo culturale e stiamo prestando molta attenzione a far si che la domenica sia un giorno di festa e di riposo e non di shopping e questo discorso non lo stanno facendo in tanti”.