SIENA. La vigilia delle elezioni è molto istruttiva, come al solito.
Italia dei Valori, ormai collocata a sinistra del PD come confermato dalla alleanza conclamata con la CGIL, nonostante qualche malumore del primo momento, in provincia di Siena finirà nell'alleanza col PD sotto l'insegna del Bezzini. Le assemblee pubbliche recenti sembrano aver smascherato la proclamata 'devianza' del movimento. Come in ogni partito, i vertici obbediscono. Gli orientamenti nazionali sono ben più forti del Manetti locale e del fiorentino senatore Pancho. Voteranno responsabilmente, anche se turandosi il naso.
I radicali? L'alleanza più o meno esplicita con il PD è stata letale. Avevano promesso di dare battaglia sulla trasparenza a Siena: ne avete più sentito parlare? Che peccato… di nuovo la logica di schieramento. Almeno a Siena non si può operare come in una realtà normale. Perciò a sfoderare documenti fatti per il livello nazionale c'è da rischiare grosso.
Il caso più clamoroso ora è quello di Sinistra Democratica, in cui stanno confluendo gli ex-Rifondazione che, dopo la svolta di Ferrero, non vogliono precludersi un accordo con il PD. Ma a Siena, in una realtà così deficitaria per il confronto democratico e la libertà d'informazione, com'è possibile l'accordo che invece il Logi e i suoi sembrano dare per scontato nonostante i giusti malumori della base?
Come fanno i nostri simpatici amici aperti al confronto a rimanere fedeli a Siena ai Tredici Punti Nazionali sulla Questione Morale che hanno rifuso nel documento provinciale? Come potranno i PD convenire sui principi di SD come i seguenti?
1 – “La politica torna sobria” ad es. con regolamentazione per legge delle spese, primarie comprese. Basti pensare alle spese per la comunicazione (media) che fanno i PD negli enti…
3 – “Gli enti si riducono (e anche i guadagni dei manager)”. Avete mai sentito parlare a Siena di una “drastica riduzione del numero degli enti e delle rappresentanze di nomina politica a ogni livello”? In consiglio comunale l'amico Bartolini ha sempre difeso partecipate, consorzi, società ecc. ecc.
5 – “Gli eletti si danno un codice di comportamento… sui temi delle campagne elettorali, dei conflitti d'interesse, del clientelismo, del cumulo delle cariche…”. Infatti, a Siena i sindaci non sono dipendenti del MPS, e i presidenti delle Fondazioni non si nominano nelle banche dipendenti, non oltrepassano i due mandati… Sarà, ma l'incompatibilità del sindaco Cenni l'ho dovuta eccepire io…
6 – “I sindaci non più imperatori. Serve una riforma delle istituzioni locali che contenga lo strapotere delle cariche monocratiche e introduca un contrappeso accrescendo i poteri di iniziativa e di controllo dei consigli…”. Non per niente quando le liste civiche propongono modifiche sostanziali allo statuto della Fondazione trovano ampi consensi a sinistra…
7 – “Il territorio torna a essere una cosa pubblica… oggi a decidere… sono i privati e i loro interessi. Occorre chiudere il capitolo dell'urbanistica contrattata.. puntare sul riuso e sul recupero del costruito come in tutto il resto di Europa”, come poi nel documento provinciale. Ma avete visto voi clamorose proteste della Sinistra Democratica per i Piani Complessi di Intervento (PCI) recentemente approvati dal Comune di Siena, approvati peraltro in violazione della legge ad avviso delle liste civiche ormai pronte al confronto giudiziario?
8 – “I primari non li scelgono i partiti. E' intollerabile che la sanità pubblica..sia il luogo più permeabile agli scambi politici.. combattere ogni forma di lottizzazione… occorre ristabilire criteri di merito e non di appartenenza politica”. Per chi sta in Toscana non c'è che da toccarsi per vedere se si dorme o si è desti.
Conclusione? Buoni propositi tanti, ma come realizzare progetti del genere con le incrostazioni di potere che ci sono a Siena? Come, se non liberandosi dagli “obblighi” imposti dagli schieramenti nazionali? E non c'è da preoccuparsi a leggere nel documento senese di SD dello “stile sobrio” del MPS?
Mario Ascheri