SIENA. Dall’Associazione Confronti riceviamo e pubblichiamo.
“Tornare a bussare alla Fondazione per l’aumento di capitale è la legittima chiusura del cerchio per le vicende di Monte dei Paschi di Siena. È riconoscere la strategicità della presenza del territorio senese, di cui la Fondazione è espressione, nel capitale della banca. Una presenza in termini diversi, certo, rispetto a quella “storica”, condannata da cattive gestioni dell’azienda bancaria. Gestioni ritenute legali, ma indubbiamente cattive. E comunque, arriverà anche il tempo della verità sulla recente storia del Monte.
Alle legittime preoccupazioni che possono derivare dal rischio di un azzeramento, nel tempo, di tale nuovo investimento, si possono fornire solo le rassicurazioni di quella che, oggi, è un’operazione parzialmente concretizzata. Quella di garantire, in questo tempo di assenza di normali condizioni di mercato, alla banca col capitale a maggioranza pubblico, di poter operare realmente da istituto di credito. Generando redditività attraverso le molte competenze che detiene.
L’accordo rinegoziato a Bruxelles dal Ministro Franco, di cui abbiamo finalmente conosciuto i termini, non lo consente. L’Europa finge di non sapere che le condizioni a cui sottopone ancora la banca non consentono a questa di ricostruire quegli attivi necessari a renderla un investimento remunerativo per chi volesse acquisirne il capitale. Anche perché MPS è da anni mortificato da un valore del titolo ballerino, che molto dipende dal poco capitale collocato in borsa, poco dalle strategie industriali messe in atto.
Perché anche lo sforzo dell’amministratore delegato Lovaglio non sia vano, occorre difendere dalle illogiche depressioni borsistiche la banca. Come? Garantendo tempi medio-lunghi alla presenza dello Stato nel capitale. E pari condizioni di operatività sul mercato – condizioni che oggi non sono date – con gli altri giocatori del sistema creditizio nazionale. Solo così gli italiani che hanno contribuito, con le loro tasse, al salvataggio del Monte potranno avere adeguato ristoro all’investimento. Ed il Monte tornare ad esser protagonista attivo del mercato bancario. Rafforzando, con la sua presenza, una concorrenza che concentrazioni, fusioni e aggregazioni hanno sensibilmente ridotto”.