Gli industriali chiedono il ripristino della certezza delle regole ed una revisione degli incentivi per renderli più equi

Riceviamo e pubblichiamo da Confindustria Siena
SIENA. Quello dell’energia è tema complesso, soprattutto nel nostro Paese, che sconta ritardi i cui effetti pesano su un conto energia il più alto di quelli industrializzati e che incide negativamente sulla competitività del nostro sistema di imprese.
Da qui la necessità di diversificazione e la spinta verso fonti energetiche alternative e quindi il sostegno attraverso il sistema di incentivi al settore delle rinnovabili.
Oggi tutto questo è messo in discussione, con un cambio di rotta che è un vero e proprio “intervento a gamba tesa” e che mette a rischio non solo i programmi di investimento avviati ma causa al contempo il blocco di nuovi.
Le conseguenze sul sistema produttivo anche locale possono presentarsi devastanti: dal ridimensionamento dei budget finanche alla chiusura di quelle aziende più esposte nel settore sul mercato interno.
La preoccupazione degli imprenditori è, pertanto, tanto legittima quanto è inaccettabile che il cambio delle regole avvenga in corsa d’opera.
Il peggior nemico dell’impresa è infatti rappresentato dall’incertezza, che impedisce la pianificazione e disincentiva la propensione ad investire, una preoccupazione alla quale si associa Confindustria Siena e che, come altre territoriali, si è attivata nei confronti della Presidenza nazionale a sostegno del settore delle rinnovabili.
E’ necessario quindi insistere perché, nelle more dell’annunciato nuovo piano di sostegno, venga recuperata tranquillità agli operatori attraverso il ripristino della certezza delle regole.
Resta poi come dato acquisito la necessità di una revisione del sistema degli incentivi, sia nel quantum che nella distribuzione che va resa più equa, così come è evidente il ritardo negli investimenti per l’adeguamento della rete elettrica e la necessità di una revisione normativa oggi generatrice di confusione. Ma questi sono temi che vanno affrontati a latere e senza che rappresentino un pretesto per un cambio delle regole che facciano ricaderne il costo sulle imprese, su quelle in particolare il cui unico torto è stato quello di avere fiducia proprio nel sistema delle regole.