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SIENA. "Se ci sarà la ripresa sarà dello zero virgola. Non dobbiamo pensare sia troppo forte". Lo ha puntualizzato Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana, all'assemblea senese della organizzazione svoltasi questo pomeriggio, nella quale è stato ufficializzato il passaggio di consegne tra il presidente uscente Luigi Borri e il nuovo Cesare Cecchi. Nelle considerazioni di Mansi tutta la preoccupazione per un futuro molto incerto per l’economia italiana e in particolare per il sistema toscano, il cui problema di fondo, ha sottolineato, “è quello di una bassa crescita, un tema che dobbiamo affrontare con interlocutori politici perché si debbono creare le leve sufficienti che consentano a questo territorio di essere competitivo per le attività industriali”. La presidente si è detta anche preoccupata per i livelli occupazionali nel 2010, quando potrebbero esserci delle ristrutturazioni nelle aziende che andrebbero a colpire molti lavoratori.
Borri ha detto che la vera parola chiave “è il superamento dell’incertezza. Per reagire occorre ridisegnare il metodo: Solo dopo potremo parlare di ripresa duratura. La prospettiva passa per il ridisegno delle aziende”. Il che pone qualche interrogativo su chi pagherà questo ridisegno. Viene da pensare appunto a chi ora è in cassa integrazione e teme di non poter rientrare.
Il neopresidente Cesare Cecchi ha iniziato il suo intervento citando dati definiti da lui stesso “non confortanti”. Nel secondo trimestre del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008 in provincia di Siena c’è stato un calo della produzione industriale del 17%, del fatturato e degli ordinativi interni del 13%, di quelli esteri del 7,5% e un utilizzo medio degli impianti del 66%. Positivo, per la domanda interna solo il comparto della chimica e della farmaceutica con un più 6,2% e per la domanda estera, il chimico oltre il 44,1%. I peggiori dati negativi per la domanda interna sono nella meccanica, produzione di metallo e prodotti in metallo, pelli, cuoio e calzature, prodotti elettrici, in quella esterna la meccanica, mezzi di trasporto, settore del metallo, prodotti elettrici, dell’edilizia e non metalliferi. Forte, del 366,49% l’incremento della cassa integrazione. “Con una tendenza all’aumento – ha puntualizzato Cecchi – dati che purtroppo danno un’idea di quanto profonda e strutturale sia questa crisi che è di dimensioni eccezionali”.
Ma ci chiediamo come sia possibile che gli stessi imprenditori non l’abbiano saputa prevedere, essendo appunto persone che ogni giorno hanno a che fare con i mercati e con l’economia che, solo ora è chiaro ai profani, aveva basi molto meno solide di quanto si pensasse. Cecchi ha poi fatto una serie di richieste per l’uscita dalla crisi: “Ognuno deve fare la sua parte in termini di infrastrutture, burocrazia, capacità di attirare capitali, utilizzo più razionale delle risorse disponibili,formazione del capitale umano da parte dell’università”. Ha ricordato comunque anche i compiti che spettano alle imprese: “A noi spetta fare ricerca e innovazione tecnologica di processo, e di prodotto, strutturare le aziende per renderle più flessibili alla domanda, ricapitalizzarle, operare in modo etico, e con grande sensibilità verso l’ambiente, ma occorre che l’importanza dell’impresa sia percepita e condivisa”.
Borri ha detto che la vera parola chiave “è il superamento dell’incertezza. Per reagire occorre ridisegnare il metodo: Solo dopo potremo parlare di ripresa duratura. La prospettiva passa per il ridisegno delle aziende”. Il che pone qualche interrogativo su chi pagherà questo ridisegno. Viene da pensare appunto a chi ora è in cassa integrazione e teme di non poter rientrare.
Il neopresidente Cesare Cecchi ha iniziato il suo intervento citando dati definiti da lui stesso “non confortanti”. Nel secondo trimestre del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008 in provincia di Siena c’è stato un calo della produzione industriale del 17%, del fatturato e degli ordinativi interni del 13%, di quelli esteri del 7,5% e un utilizzo medio degli impianti del 66%. Positivo, per la domanda interna solo il comparto della chimica e della farmaceutica con un più 6,2% e per la domanda estera, il chimico oltre il 44,1%. I peggiori dati negativi per la domanda interna sono nella meccanica, produzione di metallo e prodotti in metallo, pelli, cuoio e calzature, prodotti elettrici, in quella esterna la meccanica, mezzi di trasporto, settore del metallo, prodotti elettrici, dell’edilizia e non metalliferi. Forte, del 366,49% l’incremento della cassa integrazione. “Con una tendenza all’aumento – ha puntualizzato Cecchi – dati che purtroppo danno un’idea di quanto profonda e strutturale sia questa crisi che è di dimensioni eccezionali”.
Ma ci chiediamo come sia possibile che gli stessi imprenditori non l’abbiano saputa prevedere, essendo appunto persone che ogni giorno hanno a che fare con i mercati e con l’economia che, solo ora è chiaro ai profani, aveva basi molto meno solide di quanto si pensasse. Cecchi ha poi fatto una serie di richieste per l’uscita dalla crisi: “Ognuno deve fare la sua parte in termini di infrastrutture, burocrazia, capacità di attirare capitali, utilizzo più razionale delle risorse disponibili,formazione del capitale umano da parte dell’università”. Ha ricordato comunque anche i compiti che spettano alle imprese: “A noi spetta fare ricerca e innovazione tecnologica di processo, e di prodotto, strutturare le aziende per renderle più flessibili alla domanda, ricapitalizzarle, operare in modo etico, e con grande sensibilità verso l’ambiente, ma occorre che l’importanza dell’impresa sia percepita e condivisa”.