SIENA. Sono quasi duecento, ripartite in almeno milleeduecento giornate, disseminate sul territorio senese senza criteri di coerenza e programmazione. Sono le sagre della provincia di Siena: uno stillicidio di iniziative che fanno eccezione alle regole senza che le amministrazioni locali se ne curino. E’ quanto risulta dalla ricostruzione effettuata da Confesercenti Siena, che attraverso le proprie sedi territoriali ha delineato un quadro delle feste e iniziative di piazza che nel corso dell’anno effettuano somministrazione di alimenti e bevande.
Ne risulta un “sagrificio senese” le cui dimensioni non fanno che rafforzare l’allarme già rilanciato nei mesi scorsi dall’associazione di categoria: “le iniziative proliferano in maniera sempre più indiscriminata – aveva denunciato a luglio il presidente provinciale Fiepet Confesercenti, Gaetano De Martino – il legame con il territorio è sempre più debole. E chi nella ristorazione lavora tutto l’anno, magari è costretto a chiudere”.
In base alla ricostruzione compiuta, in provincia di Siena si effettuano non meno di 180 iniziative di somministrazione in pubblico, le quali godono di un regime semplificato per inquadramento del personale, misure di sicurezza e prelievo fiscale, rispetto a quanto accade nelle somministrazione professionale.
La gran parte delle iniziative è concentrata tra giugno e settembre, ma non mancano eventi del genere anche nei mesi più freddi dell’anno. La durata media di ogni iniziativa è di 6 giorni, ma in alcuni casi si arriva a 25, 28 e perfino 44 giorni.
Il numero di giornate complessive supera quota 1.200: in pratica come se in ogni giorno dell’anno, sul territorio provinciale, si tenessero tre eventi di questo tipo, per un controvalore economico stimabile in alcuni milioni di euro.
Secondo Confesercenti, questo stato di cose ha conseguenze pesanti in materia culturale, di sicurezza e di tutela del consumatore.
“Non possiamo fare di tutte l’erba un fascio, e quindi è giusto considerare con attenzione le iniziative che vantano una tradizione od una effettiva funzione sociale – osserva il presidente provinciale di Confesercenti, Graziano Becchetti – è un dato di fatto però che accanto a queste se ne trovano altre incentrate su alimenti che arrivano da centinaia di chilometri, o la cui funzione reale è solo quella di raccogliere fondi per soggetti politici o sportivi. E poi c’è da chiedersi: quando una sagra fa concorrenza per un mese di fila ad un ristorante, perché deve rispettare norme meno severe delle sue? I cittadini faranno bene a riflettere anche sui rischi che comporta lo sfruttamento eccessivo di un ‘filone’ che può far leva su requisiti igienico-sanitari semplificati e sull’impiego di personale non professionale, spesso con meno di 18 anni d’età”.
Confesercenti ricorda inoltre come a tutt’oggi, salvo poche eccezioni, le amministrazioni comunali senesi non abbiamo provveduto a quanto previsto dal Codice regionale del Commercio, che impone loro di definire entro l’anno precedente il programma annuale delle manifestazioni dove si fa somministrazione temporanea, sentendo le parti sociali.