I risultati che emergono dallo studio eseguito dall’ufficio studi centrale di Confcommercio sulla base dei dati del Ministero dell'Economia dal 2010 al 2015

SIENA. Dal 2010 al 2014 in soli 5 anni la tassa rifiuti in Italia è aumentata del 48%. La Toscana è tra le prime tre regioni in cui il costo pro-capite dei rifiuti è arrivato a oltre 180 euro annui (la media italiana è 140 euro). A Siena la spesa storica è di oltre 12 milioni annui, mentre il fabbisogno standard indicato dal Mef è di 9 milioni e 300mila euro circa, con una differenza in più di spesa di circa il 30%. A Prato la differenza di spesa in più è del 43,17%, a Lucca del 47,66%.
Sono i risultati che emergono dallo studio eseguito dall’ufficio studi centrale di Confcommercio sulla base dei dati del Ministero dell’Economia dal 2010 al 2015.
“La tassa sui rifiuti, la Tari – commenta Confcommercio Siena – da anni si abbatte come un tsunami sulle imprese che più sono piccole o addirittura micro (come da noi) più subiscono effetti dirompenti fino a compromettere la loro capacità di competere e, a volte di sopravvivere. Nessuna impresa chiede di non pagare il servizio svolto in suo favore, ma non possiamo far pagare a imprese e cittadini ciò che non è servizio”.
“Siamo a commentare un trend che riguarda tutto il paese – continua – In merito a Siena sappiamo bene come in una città turistica ci siano spese più consistenti per la pulizia del centro storico, ma forse quasi tre milioni di euro fra fabbisogno standard e spesa effettiva sono un po’ troppi. Ciò che auspichiamo è che il comune metta in campo un piano di efficientamento per portare la spesa al livello del fabbisogno standard”.
“Le nostre proposte sulla Tari, avanzate al gestore Sei Toscana, all’Ato e agli enti – osserva Confcommercio Siena – sono da sempre: trasparenza sul Piano Economico Finanziario, costi fissi che non superano il 50%, equo bilanciamento tra utenze domestiche e non domestiche, incentivazione ai comportamenti virtuosi, introduzione del criterio dell’effettiva produzione dei rifiuti, significative agevolazioni ed esenzioni”.
La Tari in Toscana I dati mettono in luce come in Toscana i comuni che spendono più del fabbisogno e offrono meno servizi in paragone con enti simili sono il 57,5%. I comuni che offrono meno servizi rispetto agli enti con caratteristiche simili sono l’82,9%. I comuni che spendono più del fabbisogno sono il 69,7%. “E meno male – dice Confcommercio Siena – che la nostra è una regione virtuosa sui rifiuti, come sempre ci viene ripetuto”. Non solo, dal 2010 al 2014 mentre la produzione rifiuti è calata dell’11% (-4,2 milioni di tonnellate) il peso fiscale della Tari è aumentato da circa 28 a circa 33 miliardi di euro. “Quello che continua a stupire – fa notare l’associazione – è che a fronte di tale diminuzione non è corrisposta una diminuzione analoga della tassazione sui rifiuti. Non se ne capiscono le ragioni e nessuno le spiega”.
Economie di scala ed efficientamento per Sei Toscana Per quanto riguarda il contesto del territorio senese, in linea generale, la spesa sostenuta dalle imprese del commercio è superiore a quella registrata nei comuni benchmark. Più nel dettaglio, tra le dieci categorie commerciali considerate, sette presentano una spesa superiore a quella media dei comuni benchmark, due in linea e una inferiore. Inoltre, considerando la media dei comuni benchmark, le imprese del commercio nel complesso contribuiscono in misura maggiore alla spesa rispetto alle famiglie. “Nell’Ato Toscana Sud a partire da sei gestori medio piccoli ne abbiamo fatto uno grande per risparmiare, almeno così era stato unanimemente presentato. E’ allora proprio impossibile – si domanda Confcommercio Siena – per il gestore unico Sei Toscana Sud fare delle economie di scala, efficientare i suoi servizi e far spendere di meno i comuni e quindi imprese e cittadini? Ricordiamo che il gestore Sei Toscana si è aggiudicato l’appalto per 15 anni. Ci domandiamo inoltre se l’Ato Toscana Sud sia proprio sicuro che i conti sul servizio siano realistici. Possibile che nessuno abbia ad assumersi responsabilità in ordine almeno al tentativo di abbassare i costi di smaltimento dei rifiuti?”.
Costi fissi e variabili a Siena In merito a Siena, dall’analisi della ripartizione dei costi emerge che questi ultimi sono sbilanciati sulla quota fissa, che rappresenta il 69% dei costi complessivi. “Una corretta allocazione dei costi, tra fisso e variabile – fa notare Confcommercio Siena – è importante perché un peso elevato della quota fissa (superiore al 50% del costo totale) indebolisce il legame tra tassa e rifiuti prodotti e il potere incentivante delle agevolazioni, che spesso agiscono solo sulla quota variabile. In questo senso è necessario rivedere il Piano Economico Finanziario, indicando la percentuale di ripartizione dei costi tra utenza domestica e non domestica per aumentare la trasparenza che è elemento positivo, in modo da arrivare ad un graduale riequilibrio del carico. E’ importante inoltre che il comune espliciti i criteri di ripartizione dei costi tra utenze domestiche e non domestiche, lasciando, ove adottata, la logica del gettito storico e introducendo quella dell’effettiva produzione di rifiuti, sulla base del metodo misto che, secondo le simulazioni effettuate, risulta preferibile in quanto consente di mitigare situazioni estreme rispetto al metodo cosiddetto residuale”.