SIENA. “All’inizio dell’insediamento della citata Commissione, fui preallertata per una convocazione
La notizia mi fu confermata da Tommaso Fattori consigliere di opposizione a cui avevo fatto pervenire alcuni articoli da me scritti : fu lui medesimo a dirmi che c’era stato il veto di tutto il PD sulla deposizione della mia persona. Correva il mese di Novembre 2015, da allora nessuno mi ha più nè contattato nè cercato.
Antonella Eleonora Buscalferri”
Questa l’affermazione piuttosto inquietante che ha pubblicato Bastardo senza Gloria, al secolo Carlo Regina nel suo seguitissimo blog.
Il contesto, come risulta chiaro, è la chiusura dei lavori della Commissione regionale d’inchiesta sul Mps, voluta dal Movimento 5 Stelle. I lavori hanno prodotto un dossier: 104 pagine.
Se qualcuno contava di poter arrivare ad una qualche verità su quanto accaduto all’istituto di credito senese, adesso può definitivamente mettersi l’animo in pace.
Leggendo alcuni punti fondamentali del dossier si evince come tutti gli argomenti trattati siano stati affrontati e liquidati con estrema superficialità. Chi ha seguito le vicende della banca negli ultimi 15 anni e, magari, ha conservato qualche articolo di stampa nazionale, avrà senza dubbio maggiore “visione in profondità” di quanto accaduto realmente alla banca senese.
I nomi che emergono (Mussari in primis, Vigni, Baldassarri) sono nessun più di quelli che hanno a carico un procedimento giudiziario. Politici, massoni, ramificazioni di poteri coinvolti direttamente nella vicenda Mps… tutto appare appena sfiorato, appena accennato. Nessun affondo nella storia. Nessun velo squarciato sulla verità. Un mellifluo documento, adesso scopriamo, aveva già all’origine il suo peccato originale.
Come potrebbe il partito di maggioranza aver messo un (o forse anche più) veto all’audizione di personaggi “chiave” nella vicenda Mps?
Come è possibile che non sia stato denunciato dal presidente della Commissione, Giacomo Giannarelli, questo “modus operandi”? Una domanda che si pone anche BSG il quale nell’artico http://www.bastardosenzagloria.com/noteredazionali/il-veto-del-pd-sullaudizione-della-dottoressa-buscalferri-e-il-super-testimone-scaramelli/ riporta anche i nomi di altri ex deputati della Fondazione Mps ai tempi della dottoressa Buscalferri. Dall’attuale assessore al comune di Siena, Paolo Mazzini a Paola Rosignoli, moglie dell’attuale vice sindaco di Siena, Fulvio Mancuso. Nessuno di questi è stato chiamato a riferire quello che sapeva alla Commissione d’inchiesta regionale.
Nessun accenno ad altri nomi illustri che non hanno voluto neppure parlare davanti a questa “morbida commissione”. Nessun pudore, da parte del consigliere regionale Simone Bezzini, ad affermare che i suoi plausi all’acquisizione Antonveneta non erano altro che “emolazione” di altri plausi, arrivati da esponenti del suo partito o da illustri economi. Lui, rappresentante di una istituzione importante come la Provincia, con suoi rappresentanti in Fondazione Mps, con rapporti non irrilevanti con esponenti di primo piano della politica di centro sinistra senese, non si era fatto alcuna idea di quanto stava accadendo e non aveva altra unità di misura di quanto accadeva nella banca senese, del commento di altri non ben specificati personaggi.
Pessima figura anche per l’altro consigliere regione del Pd, di espressione senese, Stefano Scaramelli (anche questa sapientemente ripresa da BSG). In una intervista ad una radio locale, l’esponente renziano del Pd locale riferisce di una riunione politica nella quale venne deciso l’aumento di capitale del 2011 messo in atto dalla banca. Dunque, per chi non l’avesse capito, era la politica a prendere decisioni sul futuro della banca: dalle nomine del management (Profumo compreso) alle strategie per risollevare il colosso bancario dal disastro nel quale era precipitato con la disastrosa acquisizione della Banca Antonveneta. Decisioni dolorose e risultate tutte sbagliate a dimostrazione che, in quel momento (ma oggi non è cambiato nulla) ad amministrare ed a rappresentare la politica e le istituzioni c’erano personaggi a dir poco impreparati, neppure consci del peso delle decisioni che venivano prese a danno della comunità.
Falso, poi, che non vi fossero stati strenui oppositori all’acquisizione in questione. Se è vero che molti furono i sostenitori dell’operazione, è altrettanto vero che da Siena si sollevarono diverse voci discontanti, in ambito politico come in ambito societario. Dalla Lega Nord ai piccoli azionisti come Mauro Aurigi e Romolo Semplici non persero occasione e fiato per poter porre all’attenzione della città i loro dubbi (forse anche qualcosa di più) su questa operazione. Inascoltati.
Troppe cose non quadrano ancora sulla vicenda Mps. Con la chiusura della Commissione regionale d’inchiesta il quadro non è cambiato. Anzi