Gli analisti indipendenti e la borsa credono poco alla manovra di Draghi
di Red
SIENA. Operazione Ltro, un successo clamoroso. A metà. Stamani (21 dicembre) la Bce ha innescato questa operazione per cui, verso mezzogiorno, le banche europee avevano attinto finanziamenti all’1%, tasso fisso agevolato a tre anni, per 489 miliardi, di cui 110 sono arrivati alle banche italiane. Quella che, formalmente, risulta la migliore secondo l’Eba, Banca Intesa, si è accaparrata ben 12 miliardi, seguita da Monte Paschi con 10 miliardi. E’ partita subito la caccia agli impieghi, avendo a disposizione solo 10 giorni per migliorare l’utile dell’ultimo trimestre, che dovrà mitigare la disfatta clamorosa del famoso pian- Mussari che doveva garantire ben 2,2 miliardi di guadagni netti a Rocca Salimbeni. Oppure, Antonio Vigni potrebbe ritenere più importante utilizzare questi fondi Bce per rafforzare il patrimonio di base del MPS secondo i nuovi requisiti chiesti dall’Eba. Stiamo parlando di due cose completamente diverse, che avrebbero risultati contrastanti per la situazione economica e finanziaria italiana.
Nel frattempo l’Istat certificava che l’Italia è entrata tecnicamente in recessione e il Pil del terzo trimestre è in calo dello 0,2% rispetto al +0,3% registrato nel secondo trimestre. Che sia colpa delle automobili che Marchionne vorrebbe produrre in Italia, ma non si decide mai né a progettare né a costruire in nessuna delle tante fabbriche che l’azienda possiede in Italia? Se le 700mila automobili prodotte attualmente valgono il 4,5% del Pil nazionale, portandole a 1.200.000 si avrebbe un +4% di Pil in più… La notizia dell’Istat era stata preceduta dal downgrade di Fitch, magistralmente distribuito in tutta Italia e in mezza Europa, che all’inizio era stato snobbato: i dati delle agenzie di rating sono sempre in ritardo sulle informazioni che circolano sui mercati. Così il titolo senese frana ancora una volta a -3,92% a euro 0,252. Peggio solo Unicredit -4,39%: il suo amministratore delegato Ghizzoni dichiara di voler affrettare l’aumento di capitale per diventare “una delle banche più forti d’Europa”, anche se probabilmente il predominio finora esercitato dalle Fondazioni presenti nel capitale della banca avrà fine per sempre.
Diversi analisti indipendenti si aspettavano una immissione forzata di liquidità nel sistema bancario (soprattutto per far ripartire il mercato interbancario “congelato” nell’ultimo periodo dalla mancanza di fiducia tra gli istituti di credito). Considerandola alla stregua di “droga regalata a un tossicodipendente”, si aspettavano una misura di QE-quantitative easing, piuttosto che quella estratta dal cilindro di Draghi, ma il risultato non cambia. In effetti, già l’esito delle borse in serata dava la misura che 500 miliardi sono poca roba, che la Bce nei prossimi mesi sarà costretta a moltiplicare gli interventi forse in maniera esponenziale e che, senza il supporto politico con la creazione della nuova Eurozona, tutti gli sforzi risulteranno inutili a fermare la speculazione che punta al ribasso totale.
Il downgrade, dopo aver colpito la Francia e la Germania, ha puntato la Gran Bretagna (forse per la gran quantità di titoli tossici del 2008 ancora mascherati nelle poste dei bilanci, dato che non si potevano ripulire tutti in un così breve lasso di tempo). Moody’s ha raccolto la sfida: “il rating di “tripla A” della Gran Bretagna non è immune dalla crisi del debito dell’eurozona”, è il primo passo dell’agenzia che mette gli inglesi sotto osservazione. Sempre secondo Moody’s il declassamento collettivo dell’Eurozona dipende dalla non capacità francese di difendere il suo rating AAA, provocando la caduta del castello di carte su cui poggiano gli altri, a cominciare dall’Italia e dalla banca MPS.