Meccanismi logici studiati a tavolino per espropriare MPS. E si dovrà pure ringraziare
di Red
SIENA. Questo non è un mondo per illusi. Il Cda di MPS lo scorso 27 giugno aveva annunciato l’aumento di capitale. E tutti a pensare che sarebbe arrivato un nuovo socio forte, visto che la Fondazione sarebbe stata costretta a votare la rinuncia alla sua parte. La nostra analisi, invece, partiva dalla constatazione che Franco Ceccuzzi era stato inviato a Siena dal partito per sparigliare le carte e mandare tutti i vecchi equilibri all’aria. Visto che gli uomini lasciati a presidiare il territorio avevano distrutto ogni valore in città, bisognava togliere loro il potere e ricollocarlo in ambito più gradito al PD prima dell’irreparabile. E c’è riuscito, non benissimo come tutti sanno, ma c’è riuscito. Per cui l’aumento di capitale proposto era riservato, esclusivo in favore di qualcuno che non si è nominato. Individuato in quella CDP di Bassanini che ha tutte le qualità per diventare il nuovo dominus di Rocca Salimbeni, fra l’altro anche gratis. Il primo problema è che non si può nazionalizzare così facilmente una banca. L’esperienza Dexia e i problemi generati alla Francia sono sotto gli occhi di tutti, la Commissione europea sta molto attenta a non creare precedenti, nei quali poi tutti si infilano a sproposito e aumentano i guai. I 3,4 miliardi generati in sostituzione della vecchia formula tremontiana di 1,9, riveduta e corretta all’uopo, con i Grilli bond sono il grimaldello legale della nazionalizzazione mascherata. Era più semplice aumentare la dotazione vecchia che richiedere l’approvazione europea a un meccanismo nuovo, ma Tremonti certi passaggi non li aveva immaginati. Poi anche i tedeschi devono far finta di crederci che lo Stato rimette piede nelle banche! Nelle pieghe della legge, poi, il passo successivo. Viene stabilito, chissà perché, che il mancato rmborso del prestito genera nuove azioni di proprietà del governo (nei Tremonti bond questo passaggio non esisteva: senza utili non si pagavano gli interessi, e basta così). Il CdA approva e di conseguenza dispone: “come si legge in una nota, proporra’ all’assemblea di deliberare in merito all’attribuzione di delega al Consiglio stesso ad aumentare il capitale sociale, in una o piu’ volte, anche in via scindibile, anche attraverso l’emissione di obbligazioni convertibili, per l’importo massimo complessivo di 1 miliardo di euro, il tutto in esclusione del diritto di opzione degli azionisti esistenti”. Già previsto, per ogni anno che non si dovesse pagare gli interessi allo Stato, un meccanismo automatico per trasformare il debito in capitale senza dover ogni volta ripassare per l’Assemblea straordinaria.
Chi verrà in Fondazione dopo Gabriello Mancini, avrà solo la facoltà di osservare gli avvoltoi che spolpano il cadavere MPS. A colpi del 7% annuo e delle azioni da dismettere “per diversificare”, adesso che non valgono quasi niente, qualche anno di Tandem e il gioco è fatto. Dopo l’approvazione, ad ottobre salterà fuori che il Tesoro può riservarsi di indicare a quale soggetto, nominalmente, verrà attribuita la proprietà delle nuove azioni. E per non ritrovarsi con l’accusa di aiuti di Stato e nazionalizzazione strisciante, quale miglior soggetto della Cassa Depositi e Prestiti? Anche perché, con la speranza (nutrita dai soliti sondaggi) di una vittoria elettorale alle prossime elezioni sarebbe un governo targato PD a decidere quello che nelle stanze romane è già stato stabilito. Il Tandem ha contabilizzato le perdite e spiegato agli illusi che non c’è trippa per gatti: la politica non abbandona la gallina dalle uova d’oro, anche se temporaneamente sbiadite. Esiste un mercato che può far leva e mandare a casa Profumo e Viola? MPS è come l’Università, l’Ospedale e il SMS: senza l’elemosina del partito la festa finisce, come i 400mila euro per Piazza Duomo per cui si dovrà ringraziare il presidente Rossi dimostrano ampiamente. Era più facile investire soldi per creare aziende che fossero capaci di stare in piedi da sole, senza il cordone ombelicale della politica. Ma non si poteva correre il rischio che l’indipendenza finanziaria dei soggetti si trasformasse in indipendenza dal controllo del potere. Sudditi senza dirselo, schiavi senza ricevere ordini. Forse lo scenario adesso sarà più chiaro ad Azione Banca MPS, gruppo di piccoli azionisti che manifestano disorientamento: l’aumento di capitale non li riguarda e la Fondazione è l’avallo a che non si devii dagli ordini piovuti dall’alto.