SIENA. La Cna chiede immediate semplificazioni agli enti territoriali.
"Burocrazia e imprese, tante dichiarazioni di intenti, pochi fatti concreti. – si legge nella nota di Cna -. Con queste poche parole si potrebbe sintetizzare il pensiero della Cna sui tanti “micro salassi” e “occulti balzelli” che quotidianamente si presentano alle imprese. Un recente studio quantifica lo spreco dovuto agli atti e complicazioni amministrative con numeri assolutamente allarmanti e che, drammaticamente, sono vicini alla realtà. Si parla di 15 miliardi di euro che pesano sul sistema produttivo del nostro paese. L’1% del pil che se ne va in burocrazia, in gran parte sulle spalle delle piccole e medie imprese ed in particolare degli artigiani. C’è chi ipotizza (ci trova d’accordo), che sarebbe possibile dare uno scatto produttivo di quasi il 6% alle micro imprese con una burocrazia più snella.
Dall’edilizia all’impiantistica le imprese che si comportano in modo trasparente, attente alle normative e soprattutto oneste sono sottoposte a vincoli, regole ed oneri che oramai hanno abbondantemente superato non solo il limite del buonsenso, ma anche quello della decenza. Sono oltre 40 i documenti che devono essere presenti in cantiere, decine le autorizzazioni per un impiantista, ferree le regole per gli smaltimenti di ogni tipo (magari poi non troviamo il dove). Di ciò ne siamo coscienti, perché è prioritario il rispetto della legalità, dell’ambiente e delle regole, iniziando prioritariamente al riportare su questi canoni chi ne è completamente avulso. Cosa fare dunque? Prima (ed unica) cosa smettendo con la politica degli annunci, passando ai fatti, rendendo “normale” e più agevole la voglia di fare impresa.
"A noi artigiani, piccole imprese prima di tutto sta a cuore la nostra sicurezza e quella dei nostri collaboratori e per questo compieremo ogni sforzo, ogni passo in avanti per porre condizioni di lavoro sempre più al passo coi tempi, ma non per questo non combatteremo la troppa burocrazia, fatta solo da chi di lavoro vero ne sa ben poco. Che le banche tornino indietro con la commissione affidamenti, che lo Stato renda “accettabili” gli studi di settore, non limitandosi alla contingenza di questi mesi, ma creando un sistema virtuoso che consenta di poter pianificare gli investimenti. Alle amministrazioni locali chiediamo il coraggio del buonsenso nelle pratiche quotidiane, velocità, capacità di guardare oltre, creare le condizioni per ridare un giusto ruolo a chi investe e imprende in prima persona, in una parola scommettere assieme agli artigiani e alle imprese sul futuro".
"Burocrazia e imprese, tante dichiarazioni di intenti, pochi fatti concreti. – si legge nella nota di Cna -. Con queste poche parole si potrebbe sintetizzare il pensiero della Cna sui tanti “micro salassi” e “occulti balzelli” che quotidianamente si presentano alle imprese. Un recente studio quantifica lo spreco dovuto agli atti e complicazioni amministrative con numeri assolutamente allarmanti e che, drammaticamente, sono vicini alla realtà. Si parla di 15 miliardi di euro che pesano sul sistema produttivo del nostro paese. L’1% del pil che se ne va in burocrazia, in gran parte sulle spalle delle piccole e medie imprese ed in particolare degli artigiani. C’è chi ipotizza (ci trova d’accordo), che sarebbe possibile dare uno scatto produttivo di quasi il 6% alle micro imprese con una burocrazia più snella.
Dall’edilizia all’impiantistica le imprese che si comportano in modo trasparente, attente alle normative e soprattutto oneste sono sottoposte a vincoli, regole ed oneri che oramai hanno abbondantemente superato non solo il limite del buonsenso, ma anche quello della decenza. Sono oltre 40 i documenti che devono essere presenti in cantiere, decine le autorizzazioni per un impiantista, ferree le regole per gli smaltimenti di ogni tipo (magari poi non troviamo il dove). Di ciò ne siamo coscienti, perché è prioritario il rispetto della legalità, dell’ambiente e delle regole, iniziando prioritariamente al riportare su questi canoni chi ne è completamente avulso. Cosa fare dunque? Prima (ed unica) cosa smettendo con la politica degli annunci, passando ai fatti, rendendo “normale” e più agevole la voglia di fare impresa.
"A noi artigiani, piccole imprese prima di tutto sta a cuore la nostra sicurezza e quella dei nostri collaboratori e per questo compieremo ogni sforzo, ogni passo in avanti per porre condizioni di lavoro sempre più al passo coi tempi, ma non per questo non combatteremo la troppa burocrazia, fatta solo da chi di lavoro vero ne sa ben poco. Che le banche tornino indietro con la commissione affidamenti, che lo Stato renda “accettabili” gli studi di settore, non limitandosi alla contingenza di questi mesi, ma creando un sistema virtuoso che consenta di poter pianificare gli investimenti. Alle amministrazioni locali chiediamo il coraggio del buonsenso nelle pratiche quotidiane, velocità, capacità di guardare oltre, creare le condizioni per ridare un giusto ruolo a chi investe e imprende in prima persona, in una parola scommettere assieme agli artigiani e alle imprese sul futuro".