Uniche nel mondo le banche italiane sui fidi in conto corrente facevano pagare, oltre agli interessi passivi, una commissione sul massimo scoperto raggiunto nel trimestre: una commissione costosa dovuta anche per un solo giorno di scoperto, che aumentava il costo del finanziamento sul conto corrente da uno 0,5 % annuo minimo, ad un 2 % circa nei casi normali, per arrivare ad un 5 % nei casi peggiori.
Il 4 giugno 2008 Draghi ha definito tale commissione “poco trasparente” e invitato le banche ad abolirla. A gennaio 2009 una legge ha obbligato le banche ad applicarla solo per scoperti che perdurino per almeno 30 giorni. Sono poche però le banche che si sono adeguate alla previsione di legge. La maggior parte ha sostituito la commissione massimo scoperto con una commissione sugli affidamenti che da una parte sostituisce anche altre spese minori sui conti affidati, ma dall'altra aumenta spesso in modo abnorme il costo del denaro.
La nuova commissione ha una “base imponibile” molto più ampia: si paga su tutto il fido, a prescindere dall'utilizzo e in più colpisce per alcune banche anche gli affidamenti per anticipo crediti salvo buon fine, che erano esenti dalla “vecchia” commissione. Nonostante questo aumento della base di calcolo normalmente le banche hanno aumentato anche la percentuale applicata: se lo standard per la commissione massimo scoperto era lo 0,125 % trimestrale cioè lo 0,5 % annuo, non è raro vedere proposte di percentuali dello 0,5 % trimestrale! Il 2 % annuo su tutto il fido (e non sul massimo utilizzo) e anche su fidi commerciali che normalmente sono un multiplo di quelli per cassa. Stimare l'aumento di costo è difficile ma per qualche impresa le nuove commissioni proposte costerebbero fino a otto/dieci volte quelle sostituite.
La trattativa con le banche si presenta quindi difficilissima dato che si parte da richieste esose e vista la situazione di carenza di liquidità del sistema. Per le imprese poi con tensioni finanziarie la trattativa rischia di essere impossibile e solo soluzioni di convenzionamento più generale possono offrire un qualche risparmio.
Cna, banche ancora troppo "furbe". E le imprese ci rimettono
SIENA. Le banche vicino alle imprese? Spesso questa vicinanza avviene solo per drenare risorse, nella peggiore delle ipotesi dal sistema del credito arrivano anche sonori schiaffi a chi lavora. Il caso della recente commissione sugli affidamenti è emblematico di questo processo tutt’altro che virtuoso. Il momento di crisi richiede provvedimenti concreti, ovvero maggior qualità e quantità di credito per chi lo merita. Tutto ciò non sta avvenendo affatto e la mazzata finale alle aziende (ma non solo) sta arrivando in questi giorni.