Il presidente della Fondazione Mps ha ricordato che l'investimento nella finanziaria è stato di 38 milioni
di Augusto Mattioli
SIENA. Trentacinque milioni. Tanto la Fondazione Montepaschi ha investito negli anni nella Fises, la finanziaria senese di sviluppo che oggi ha presentato un bilancio in utile di 21 mila euro. Poca roba da dividere per i soci attuali, la stessa Fondazione, il comune di Siena, la Provincia, la Camera di commercio.
Alla conferenza stampa c’era questa volta anche il presidente della Fondazione Marcello Clarichm il cui intervento non è stato di semplice routine. Ha ricordato che l’investimento in Fises rappresenta il’8% del patrimonio, che la Fondazione non può per legge finanziare aziende, che l’investimento su Fises è di patrimonio, che deve essere collegato aii fini istituzionali della Fondazione. Tenuto conto di tale investimento, Clarich ha detto: “ci aspettiamo un ritorno economico nel corso del tempo. Se non ci sono dividendi non possiamo fare certo erogazioni. Quindi occorre un piano industriale futuro che vada in questa direzione”. Partendo da queste considerazioni Clarich ha indicato alla Fises di trovare “spazi nuovi di mercato”, pensando anche di “riconfigurare la propria attività”. Sempre nel settore in cui opera. Tutto in funzione di avere “un ritorno dal suo investimento quantificato a regime in un milione di euro“. “Si tratta – ha sottolineato Clarich – di un percorso impegnativo da non fare da un giorno all’altro”. Insomma, un bel sasso in piccionaia, destinato a far discutere.
Altro punto toccato dal presidente della Fondazione l’assetto societario Fises, nel quale sono preponderanti soci pubblici. Nel regolamento attuale si legge che devono aver il 51%, “una norma da ripensare”. In futuro si potrebbe realizzare anche un ‘ entrata nella Fises di soci privati. “Non ho nomi, non ho proposte – ha risposto Clarich ad una domanda dei giornalisti -, però prospetticamente i soci attuali credo non abbiano le risorse finanziarie necessarie nel caso ci fosse l’esigenza di un rafforzamento patrimoniale di cui oggi peraltro non c’è bisogno”.