SIENA. Si è riunito mercoledì, presso la CISL di Siena, il Direttivo Provinciale allargato ai delegati della Fim. L’appuntamento è servito per fare il punto della situazione delle più importanti aziende della nostra provincia. Ai lavori, a cui hanno partecipato circa 40 delegati, oltre che i responsabili provinciali della categoria, erano presenti anche il segretario regionale della Fim Marco Tesi e il Segretario generale della Cisl di Siena Iose Coppi.
Dal dibattito è emersa preoccupazione per l’enorme stato di crisi in cui versano le aziende della nostra provincia e per il disagio dei lavoratori per una situazione di crisi di cui non si vede a breve la fine. Infatti, solo per citare alcune realtà, tutto il settore del camper, che rappresenta la maggiore attività industriale della provincia, ha visto notevolmente ridurre nel corso dei mesi gli organici di tutte le maggiori realtà (Trigano, Sea) e in ogni caso fare un uso notevole degli ammortizzatori sociali. Ma anche altre aziende non se la passano meglio, basti pensare all’Itla, alla Pramac-Lifter, alla CTC, alla Swisel, al Gruppo Imer, alla Whirlpool, alla RCR (ex Calp) dove, pur con situazioni e settori produttivi diversi, si vive nell’incertezza del domani e spesso, in molti casi, a ridosso del termine massimo di utilizzo della cassa integrazione ordinaria, con molti punti interrogativi su come proseguire nei prossimi difficili mesi.
“Gli accordi dei giorni scorsi – ha dichiarato il segretario della Fim di Siena G. Luca Fè – in due delle principali aziende del nostro territorio, la RCR e la Trigano, stanno a dimostrare ancora una volta il forte senso di responsabilità del sindacato e dei lavoratori; il notevole ricorso agli ammortizzatori sociali tende a attenuare le difficoltà immediate ma non risolve, in assenza di seri progetti per il futuro, i problemi di come ripartire quando la crisi cesserà. In questo scenario, i lavoratori sono i più penalizzati perché quando non vengono direttamente espulsi dal lavoro, vedono ridursi notevolmente lo stipendio (circa € 750 al mese), pagando direttamente per le scelte che le aziende hanno fatto e hanno condiviso esclusivamente nella fase delle difficoltà. Come spesso si dice, la difficoltà è nel fare gli accordi ma ancor più nel metterli in pratica e i primi segnali che emergono sono legati alla rotazione che dovrebbe consentire di ripartire il disagio dei lavoratori in egual misura ma che troppo spesso va a ricadere su pochi “sfortunati”. Finora sono stati vani i nostri tentativi ma il messaggio che mi preme mandare alle aziende e anche all’associazione che le rappresenta, Confindustria, è questo: non si capisce come uno strumento disponibile, quale il "contratto di solidarietà", non venga mai preso in considerazione quasi fosse un tabù. Ritengo che le prossime aziende in cui ci troveremo a discutere non possano non affrontare una seria discussione su questo tipo di strumento che, forse l’unico, darebbe davvero la possibilità di ripartire su tutti il disagio che spesso crea non solo discriminazioni ma anche la mortificazione di lavoratori che vedono anticipare la loro espulsione dai processi produttivi”.
Dal dibattito è emersa preoccupazione per l’enorme stato di crisi in cui versano le aziende della nostra provincia e per il disagio dei lavoratori per una situazione di crisi di cui non si vede a breve la fine. Infatti, solo per citare alcune realtà, tutto il settore del camper, che rappresenta la maggiore attività industriale della provincia, ha visto notevolmente ridurre nel corso dei mesi gli organici di tutte le maggiori realtà (Trigano, Sea) e in ogni caso fare un uso notevole degli ammortizzatori sociali. Ma anche altre aziende non se la passano meglio, basti pensare all’Itla, alla Pramac-Lifter, alla CTC, alla Swisel, al Gruppo Imer, alla Whirlpool, alla RCR (ex Calp) dove, pur con situazioni e settori produttivi diversi, si vive nell’incertezza del domani e spesso, in molti casi, a ridosso del termine massimo di utilizzo della cassa integrazione ordinaria, con molti punti interrogativi su come proseguire nei prossimi difficili mesi.
“Gli accordi dei giorni scorsi – ha dichiarato il segretario della Fim di Siena G. Luca Fè – in due delle principali aziende del nostro territorio, la RCR e la Trigano, stanno a dimostrare ancora una volta il forte senso di responsabilità del sindacato e dei lavoratori; il notevole ricorso agli ammortizzatori sociali tende a attenuare le difficoltà immediate ma non risolve, in assenza di seri progetti per il futuro, i problemi di come ripartire quando la crisi cesserà. In questo scenario, i lavoratori sono i più penalizzati perché quando non vengono direttamente espulsi dal lavoro, vedono ridursi notevolmente lo stipendio (circa € 750 al mese), pagando direttamente per le scelte che le aziende hanno fatto e hanno condiviso esclusivamente nella fase delle difficoltà. Come spesso si dice, la difficoltà è nel fare gli accordi ma ancor più nel metterli in pratica e i primi segnali che emergono sono legati alla rotazione che dovrebbe consentire di ripartire il disagio dei lavoratori in egual misura ma che troppo spesso va a ricadere su pochi “sfortunati”. Finora sono stati vani i nostri tentativi ma il messaggio che mi preme mandare alle aziende e anche all’associazione che le rappresenta, Confindustria, è questo: non si capisce come uno strumento disponibile, quale il "contratto di solidarietà", non venga mai preso in considerazione quasi fosse un tabù. Ritengo che le prossime aziende in cui ci troveremo a discutere non possano non affrontare una seria discussione su questo tipo di strumento che, forse l’unico, darebbe davvero la possibilità di ripartire su tutti il disagio che spesso crea non solo discriminazioni ma anche la mortificazione di lavoratori che vedono anticipare la loro espulsione dai processi produttivi”.