SIENA. Fornire strumenti e risorse a Regioni e Province, finalizzati a tutelare gli agricoltori e l’ambiente dai danni causati dalla eccessiva presenza dei cinghiali; realizzare piani di prelievo a scopo contenitivo per difendere gli equilibri naturali e la biodiversità; assegnare strumenti specifici sul piano della prevenzione, per tutelare e salvaguardare il patrimonio faunistico ed ambientale. Sono questi, in sintesi, i contenuti della proposta di legge “Misure urgenti a favore dell’impresa agricola per i danni causati dal cinghiale”, presentata, nei giorni scorsi, da Susanna Cenni, parlamentare del Partito democratico e prima firmataria dell’iniziativa depositata presso la Commissione agricoltura della Camera, di cui fa parte. La Commissione, che lavora per produrre prevedimenti ad hoc, sta svolgendo audizioni sul tema dei danni provocati dagli ungulati proprio in questi giorni; prossimamente saranno ascoltate in proposito anche le esperienze senesi e la Regione Toscana.
La proposta di legge prevede, integrando la legge 157 del 1992 attualmente vigore, di contrastare l’emergenza ungulati, sanzionando comportamenti che violano le norme e promuovendo il ruolo attivo delle Regioni.
“I numeri sull’allarme ungulati – sottolinea la parlamentare Pd – parlano chiaro: il cinghiale rappresenta oggi l’unica specie “critica” per l’impatto negativo sugli ecosistemi agrari. A questa specie vanno attribuiti circa il 90 per cento dei danni, soprattutto in alcune realtà locali. Le perdite economiche causate dalla fauna selvatica alle colture sono indicate, da alcune associazioni di categoria, in oltre 70 miliardi di euro annui, in molti casi non rimborsati o rimborsati parzialmente. Nel 2007 in Toscana, uno dei territori più colpiti, i risarcimenti pagati dagli Ambiti territoriali di caccia, che rappresentano comunque soltanto una parte dei danni reali all’agricoltura, sono stati circa 2 milioni e mezzo di euro (nel 63 per cento dei casi il responsabile è stato il cinghiale).
Tra le indicazioni contenute nella proposta di legge, la deputata Pd ha indicato la necessità di promuovere e sostenere l’azione normativa delle Regioni, attraverso un sistema efficace e attendibile di monitoraggio del fenomeno e di valutazione quantitativa e qualitativa dei danni arrecati dal cinghiale.
“Le Regioni – spiega Cenni – dovranno individuare e certificare le zone dove è stata superata la soglia di compatibilità fra presenza di cinghiale ed attività agricola, evidenziando i danni e le misure necessarie per contrastare il fenomeno. Saranno i regolamenti regionali ad assicurare agli agricoltori un congruo e rapido risarcimento. Un ruolo importante, inoltre, potranno giocarlo anche le associazioni dei cacciatori, riconosciute per l’assunzione di compiti volti al mantenimento dei livelli di densità del cinghiale compatibili con la sostenibilità territoriale”.
La proposta di legge prevede, integrando la legge 157 del 1992 attualmente vigore, di contrastare l’emergenza ungulati, sanzionando comportamenti che violano le norme e promuovendo il ruolo attivo delle Regioni.
“I numeri sull’allarme ungulati – sottolinea la parlamentare Pd – parlano chiaro: il cinghiale rappresenta oggi l’unica specie “critica” per l’impatto negativo sugli ecosistemi agrari. A questa specie vanno attribuiti circa il 90 per cento dei danni, soprattutto in alcune realtà locali. Le perdite economiche causate dalla fauna selvatica alle colture sono indicate, da alcune associazioni di categoria, in oltre 70 miliardi di euro annui, in molti casi non rimborsati o rimborsati parzialmente. Nel 2007 in Toscana, uno dei territori più colpiti, i risarcimenti pagati dagli Ambiti territoriali di caccia, che rappresentano comunque soltanto una parte dei danni reali all’agricoltura, sono stati circa 2 milioni e mezzo di euro (nel 63 per cento dei casi il responsabile è stato il cinghiale).
Tra le indicazioni contenute nella proposta di legge, la deputata Pd ha indicato la necessità di promuovere e sostenere l’azione normativa delle Regioni, attraverso un sistema efficace e attendibile di monitoraggio del fenomeno e di valutazione quantitativa e qualitativa dei danni arrecati dal cinghiale.
“Le Regioni – spiega Cenni – dovranno individuare e certificare le zone dove è stata superata la soglia di compatibilità fra presenza di cinghiale ed attività agricola, evidenziando i danni e le misure necessarie per contrastare il fenomeno. Saranno i regolamenti regionali ad assicurare agli agricoltori un congruo e rapido risarcimento. Un ruolo importante, inoltre, potranno giocarlo anche le associazioni dei cacciatori, riconosciute per l’assunzione di compiti volti al mantenimento dei livelli di densità del cinghiale compatibili con la sostenibilità territoriale”.
“Nella proposta di legge – conclude Susanna Cenni – sono stati introdotti altri due elementi decisivi: il controllo della “filiera del contenimento del danno”, attraverso la catalogazione dei capi abbattuti durante l’attività venatoria o nell’ambito di programmi finalizzati al loro controllo numerico, e i divieti categorici, fuori dalla normale programmazione, di immissione di cinghiali in natura su tutto il territorio nazionale e di alimentazione degli stessi in maniera artificiale. Su questo punto, la pdl prevede sanzioni amministrative per i trasgressori”.