L'intervista di Augusto Mattioli al candidato sindaco
Comincia oggi il nostro viaggio alla scoperta dei candidati a sindaco per le elezioni amministrative che si terranno il 10 giugno. Dieci candidati (almeno fino ad ora), dieci interviste: per capire, per farsi un’idea, per avvicinarsi agli uomini e alla donna che hanno deciso di mettersi in gioco per assumere l’incarico non certo facile di guidare questa città per i prossimi cinque anni. La prima intervista è a David Chiti, penultimo ad ufficializzare la sua candidatura. Tra i fondatori nonchè presidente dell’Associazione Noi, con la lista Siena Doc, Chiti ha deciso di farsi interprete della spinta civica che a Siena, in questa tornata elettorale, ha molti rappresentanti. Non si tratta di una intervista “chiusa” come consueto, ma di una intervista “aperta” e lo saranno anche tutte le altre: se avete domande da fare al candidato postatele nei commenti direttamente in fondo all’articolo, o sui social, o usando l’e-mail redazione@ilcittadinoonline.it. Le passeremo ai candidati e pubblicheremo le loro risposte.
Il direttore
Raffaella Zelia Ruscitto
di Augusto Mattioli
“Molti dei riciclati a queste amministrative, erano presenti e attivi durante i fasti (poi dimostratisi effimeri) della città e poi ancora nelle diverse fasi del suo declino, affrontato in maniera come minimo maldestra. Costoro sono tutti responsabili e i cittadini gradirebbero molto che si facessero definitivamente da parte” Lo sottolinea David Chiti, candidato sindaco per la lista Siena Doc secondo il quale “Il frastagliamento e la frammentazione esistono e non giovano a nessuno, meno che mai al centro-sinistra. Purtroppo in questa città si fa molta fatica a costruire sinergie virtuose. E questo crea delle situazioni di debolezza e inadeguatezza”. E nel caso non andasse al ballottaggio il suo appoggio andrà “a chi si dimostrerà, con i fatti e non con le chiacchiere, interessato a inaugurare un nuovo corso per Siena”.
Per quale motivo si è candidato?
“Sono sceso in campo da libero cittadino. Umilmente, per dire non tanto ‘la mia’ quanto ‘la nostra’, perché dietro la mia candidatura c’è un settore significativo della società civile senese. Persone che attraverso una candidatura come la mia intendono far capire che i giochi di potere, ormai, interessano soltanto ai soliti noti. Voglio essere la voce del ‘semplice’ cittadino, di chi non ha santi in Paradiso e ha bisogno di risposte concrete ai suoi problemi quotidiani, piccoli e grandi. E’ finito il tempo delle chiacchiere, Siena oggi è una città che deve affrontare tanti disagi e non si fa più abbindolare da vacue promesse o da plateali azioni riparatrici dell’ultimo minuto. Interventi che peraltro, come sanno bene i cittadini esasperati, non rimediano a un bel niente e mirano soltanto al consenso elettorale. Passate le elezioni, tutto torna come prima, e i cittadini si ritrovano soli con i loro problemi. Vogliamo farla finita con questa logica perversa”.
Lei comunque fa riferimento ad un area di centro sinistra. Non pensa che sarebbe stato meglio trovare un accordo con l’area appunto del centro sinistra? Non crede che dieci candidati siano il segno di uno sfilacciamento della politica cittadina?
“Il frastagliamento e la frammentazione esistono e non giovano a nessuno, meno che mai al centro-sinistra. Purtroppo in questa città si fa molta fatica a costruire sinergie virtuose. E questo crea delle situazioni di debolezza e inadeguatezza. Ma di necessità virtù: noi abbiamo dalla nostra un fare che viene dalla gente, prima che dalla politica, e abbiamo dimostrato con i fatti che siamo in grado di realizzare molte cose buone e concrete per la nostra Siena. E’ sicuramente auspicabile collaborare insieme ad altri soggetti politici per il raggiungimento di un comune obbiettivo. Ma che sia un obiettivo reale e non uno finto e astratto.
Una mera addizione di posizioni che quotidianamente rimarcano la propria unicità non ci interessa minimamente. Non è questa la nostra idea di “fare squadra”. Uniti, certo, potremmo fare molto di più… Ma evidentemente non tutti la pensano cosi… e i finti proclami e le finte aperture celano il solito gioco delle poltrone.
Ragioniamo assieme, azzeriamo tutto. Vada a casa chi ha dimostrato di non meritare la nostra fiducia, e rimbocchiamoci le maniche tutti insieme per il bene della Città”.
Quali sono le proposte del suo programma che ritiene più qualificanti?
“Vogliamo una città a misura di cittadino, con al centro i temi del lavoro, del futuro dei nostri giovani, dei più deboli ed esposti. Ci interessano le stesse questioni che ogni cittadino sente ogni giorno come impellenti: la sicurezza, l’efficienza dei servizi sanitari e amministrativi, la vivibilità del Centro storico, il decoro della Città…”
Di chi sono le responsabilità della crisi di Siena?
“Dire “di tutti” è semplicistico, dire “di pochi” probabilmente fuorviante. Nel primo caso, è come dire “di nessuno”, nel secondo si scivola nel populismo. Allora preferisco dire che la colpa è di un “sistema” che alla lunga si è dimostrato fallimentare e disastroso per il comune cittadino, per Siena, per l’immagine della città. Di questo sistema c’è chi faceva parte e chi invece no, il discrimine secondo me deve essere questo. Molti dei riciclati a queste amministrative, per esempio, erano presenti e attivi durante i fasti (poi dimostratisi effimeri) della città e poi ancora nelle diverse fasi del suo declino, affrontato in maniera come minimo maldestra. Costoro sono tutti responsabili e i cittadini gradirebbero molto che si facessero definitivamente da parte”.
Se non andrà al ballottaggio chi sosterrà?
Coloro che garantiranno le cose oggi necessarie alla nostra città. Chi si dimostrerà, con i fatti e non con le chiacchiere, interessato a inaugurare un nuovo corso per Siena e penserà al bene comune e non alle poltrone e alle posizioni di potere.
La sua proposta “prima le case ai senesi” non è strizzare l’occhio agli slogan della destra?
“Niente affatto. E’ un pensare realisticamente alla Città in funzione della sua peculiarità e dei suoi bisogni. Siena apre il suo cuore a tutti, come si legge in cima a Porta Camollia. Ma il cittadino che ha sofferto e continua a soffrire per una dissennata gestione della crisi deve avere la priorità assoluta. Mi pare doveroso. Considerare queste cose prerogativa delle destre significa lasciare loro il monopolio di misure ragionevoli e condivisibili, di assoluto buon senso. La disaffezione dei cittadini nei confronti di certa sinistra deriva proprio dalla perplessità rispetto a politiche pseudo-inclusive, che finiscono per penalizzare i cittadini che più di tutti hanno risentito della crisi economica”.
Come si gestisce la Fondazione Mps?
“Le nuove nomine hanno riportato in Fondazione una presenza cittadina, e questa è una cosa sicuramente positiva. Resta però ancora da recuperare un rapporto sano con il territorio, all’interno di una visione e di una programmazione globali, rispettose degli obiettivi per cui la Fondazione è nata”.