SIENA. Da David Chiti, candidato a sindaco di Siena, riceviamo e pubblichiamo.
“Primo maggio, Festa dei lavoratori. Ma davvero c’è da festeggiare? Tempo meteorologico permettendo, purtroppo c’è davvero poco da festeggiare e prima di farsi belli agli occhi del mondo, forse dovremmo ricordarci le origini di questa festa e che nella nostra città ancora troppi giovani, troppe persone, il lavoro non lo hanno o lo hanno perso. Nella nostra grande Siena sembrano non esserci più opportunità, le famiglie non ce la fanno ad arrivare a fine mese, troppi gli esodati, si continua a morire, condizioni disagevoli e precarie, ancora troppo ‘nero’, i giovani devono andare via, ancora troppa incertezza, spesso nessun futuro. Si deve certamente trovare il modo di sorridere e fare festa ed essere all’altezza del mondo oltre le mura, ma ricordiamoci che per farlo tutti dovrebbero essere coinvolti a monte nelle scelte con l’obiettivo principale di una ricaduta sul territorio che non sia solo per distogliere l’attenzione dai problemi quotidiani.
Chi governa la città ha il dovere di affrontare le cose e non solo celebrarle. Cosa ha fatto questa amministrazione per il lavoro in questi 5 anni di governo? Cosa è stata capace di realizzare? Per i giovani, i meno giovani, donne, stranieri affinché ci scelgano per nuove attività e investimenti? Qual è lo stato dell’arte sul lavoro in città, di sicurezza, quale lo stato di aziende importanti sempre più sulla stampa con notizie sconcertanti per tante famiglie e tutto il nostro territorio? E per rimanere in tema ‘intrattenimento’, quanti esercenti, imprenditori, liberi professionisti, associazioni, giovani e meno giovani che lavorano nel settore.. sono stati coinvolti in questa occasione? Siamo sicuri che sia stato fatto tutto per la grande Siena e non per i soliti pochi? Certo, siamo in campagna elettorale ed è fin troppo facile usare la macchina comunale per una volata finale alla quale stiamo assistendo. Ma ai lavoratori, quale messaggio viene dato? I giovani in cerca di occupazione, il caro affitti, i meno giovani, gli esodati, gli scarsi incentivi e le porte aperte solo per pochi, non danno proprio idea di una festa”.