di Andrea Pagliantini
GAIOLE IN CHIANTI. Dal punto di vista storico si considera Chianti il territorio dei comuni di Radda, Gaiole e Castellina, che corrisponde alla Lega del Chianti, organizzazione politico militare creata dalla Repubblica Fiorentina a difesa dei suoi confini con la Repubblica di Siena. Territorio assegnato in epoca napoleonica per l’appartenenza al bacino idrico del fiume Ombrone, all’omonimo Dipartimento, poi confermato con l’unità d’Italia.
Già nel 1913 avvengono le prime istanze per aggiungere la parola “Chianti” ad altri territori con le proprie frazioni che la Regia Prefettura di Firenze boccia sonoramente per motivi storici ed economici.
Nasce a Radda nel 1924 il “Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca d’origine” e nel 1932 viene definita la zona vinicola Chianti, che comprende nella sottozona Chianti Classico, oltre al Chianti vero, anche comuni o parte di essi posti in area fiorentina. Nel 1972 viene accolta dalla Regione Toscana l’istanza di aggiungere la parola Chianti a Greve, istanza fino ad allora tenacemente bocciata.
Da questi passaggi inizia la confusione e l’errore su cosa sia geograficamente il territorio del Chianti: non più l’insieme dei tre comuni (Radda, Gaiole, Castellina), bensì la somma degli otto comuni i cui territori entrano a far parte dell’area di produzione del Chianti Classico.
Un turista che si trova a visitare Barberino e Poggibonsi, non visita il Chianti, ma la Val d’ Elsa, lo stesso dicasi per coloro che arrivano a San Casciano e Tavarnelle, centri della Val di Pesa, per non parlare di altri centri toscani che non disdegnano di fregiarsi di appartenere al Chianti in quanto vi si produce un vino su qualche collina.
I nomi, la toponomastica, la storia: le persone hanno titolo di esistere in un luogo ben definito non allungato o capovolto per fini commerciali. Discorso valido per il Chianti come per qualsiasi area storico – geografica di questo paese.
L’attivismo del Consorzio Vino Chianti Classico per arrivare a realizzare un’unione dei comuni della sua zona di produzione accentua e travalica ciò che è la storia, ciò che è il Chianti territorio, ciò che è il vissuto delle persone e delle persone che non necessariamente si occupano di vino.
In fase di unione dei comuni come prevedono le direttive nazionali e regionali il passo fra amministrazioni di poche migliaia di persone al livello di una con decine di migliaia di persone spostate da quello che nei fatti è l’omogeneo territorio del vero Chianti, merita di essere considerato, approfondito, soppesato e deciso dagli azionisti di maggioranza del territorio: i suoi abitanti.
In tal senso, la Regione Toscana ha valutato una richiesta formale di un’unione dei comuni avanzata da un comitato spontaneo di cittadini di Radda, Gaiole e Castellina ed ha appena espresso parere positivo affinché venga iniziata una raccolta di firme per indire un referendum nei mesi a venire.
La costituzione di un’entità amministrativa unica del Chianti non inventato potrà passare dalla riflessione, dal pensiero e dalla scelta dei suoi abitanti.