"Se la direzione della Banca venisse trasferita le conseguenze per moltissime persone sarebbero devastanti"
SIENA. Le ultime dichiarazioni del Presidente della Fondazione MPS, che hanno sollevato un’intera comunità nell’assumere univoca posizione, lasciano spazio a poche interpretazioni.
In gioco, nel caso di trasferimento della sede direzionale e legale della Banca in altro territorio, non c’è solo il prestigio di questa città; in gioco ci sono posti di lavoro, ergo, famiglie, individui, normalissime persone che in questa banca hanno investito tempo, prospettive, sogni e speranze e, soprattutto, hanno mostrato capacità, professionalità e grandissimo attaccamento ai valori di questo territorio. Individui che per il loro ruolo non hanno certo potuto incidere su nessuna delle inopportune scelte gestionali i cui effetti oggi li coinvolgono più di quanto si potesse immaginare. Se la direzione della Banca venisse trasferita le conseguenze per moltissime di queste persone sarebbero devastanti. E non solo, che fine potrebbe fare l’inestimabile patrimonio artistico culturale e immobiliare della Banca?
Allora la domanda che ci poniamo è: prima di rilasciare qualunque dichiarazione in merito all’adeguatezza o meno della norma statutaria che sancisce il radicamento al territorio, non sarebbe stato più intelligente porsi almeno l’interrogativo se una tale dichiarazione fosse necessaria?
Oppure sorge spontaneo il dubbio che “l’autorevole” Presidente in questione abbia informazioni che avrebbe, a nostro parere, il dovere di condividere con quella collettività che rappresenta.
Clarich presiede la Fondazione perché questo territorio ha espresso nei suoi confronti fiducia sulle sue capacità nello svolgere questo compito soprattutto in un momento così difficile. Le lecite aspettative sui risultati del suo operato da parte della collettività erano quelle di uno sforzo per la tutela del patrimonio economico, culturale e sociale di questa città.
Tutelare vuol dire preservare, difendere, salvaguardare; questo era ed è l’unico compito che il Presidente deve svolgere per rispettare il vincolo di fiducia espresso dal territorio. Siamo tutti perfettamente consapevoli delle enormi difficoltà da affrontare e superare per mantenere questa ‘tutela’, ma siamo altrettanto consapevoli che l’unico modo per farlo è condividere il problema e le possibili soluzioni, cosa che finora non è stata presa neanche marginalmente in considerazione. D’altra parte il Presidente in più occasioni aveva già mostrato totale incapacità relazionale; il fatto, ad esempio, di aver affermato che i Sindacati Confederali non rappresentano interlocutori della Fondazione ne è una conferma.
La dichiarazione di Clarich allora, non lascia realmente spazio alle interpretazioni: l’inopportunità è sicuramente una dote che lo contraddistingue. Non solo sarebbero doverose delle pubbliche scuse, ma soprattutto un mutato atteggiamento nei confronti di tutti i soggetti che dalle scelte della Fondazione e dalla gestione della Banca ne subiscono le dirette conseguenze.
È importante precisare, inoltre, che la parvenza di vecchie prospettive accomodanti per la collettività, sintetizzabili nelle possibili nuove erogazioni da parte della Fondazione, non potrà mai più costituire fondamento alcuno per un benestare sulla gestione e sulle scelte che riguardano la collettività. Che si sappia in maniera chiara che è definitivamente finito il tempo degli “specchietti per le allodole”. Questo territorio vuole ricostruire e non certo tornare ad attorcigliarsi lungo percorsi che l’hanno condotto dove si trova oggi. Ricostruire con nuove logiche e nuove prospettive, consapevoli che l’intelligenza e la sensibilità impongono la non ripetizione degli errori.
Sarebbe invece opportuno, da parte della Fondazione, tornare a riappropriarsi del ruolo e del legame con la Banca aprendo un dibattito pubblico, dovuto non solo a livello formale ma soprattutto a livello morale e culturale in favore di una crescita e di una stabilità complessiva del territorio di riferimento.
CGIL, CISL e UIL Siena