Dati Bce: le imprese non vanno più in banca ma si autofinanziano. Le piccole soffrono
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MESTRE. La Cgia di Mestre ha effettuato uno studio sui dati della Bce, tra il 2011 e il 2023 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili per un confronto europeo), secondo cui non tutti i paesi monitorati hanno subito una contrazione dei prestiti bancari alle imprese. Il dato medio dell’Area dell’Euro, ad esempio, è stato pari al +4,3% (+188,6 miliardi di euro), con picchi positivi, per i big, del +61,4% in Francia e del +46% in Germania. Solo la Spagna ha registrato una flessione superiore a quella italiana: se in Italia la riduzione è stata del 30,9%, Madrid ha visto scendere i prestiti del 46,7%.
Tra il novembre 2011 (periodo di picco massimo dei prestiti erogati alle imprese) e lo stesso mese del 2024 (ultimo dato disponibile), la maggiore contrazione delle consistenze si è verificata nel Centro (-42,6%) e nel Sud (-42,4%).
A livello provinciale le flessioni più significative si sono verificate a Siena (-59,1%), Savona (-58,9%), Siracusa (-56,8%), Novara (-53,8%) e Rovigo (-52,4%). Le uniche province che hanno ottenuto un segno più sono state Trieste (+1,4%) e Bolzano (+1,5).
Sempre tra novembre 2011 e novembre 2024, sul fronte dei depositi il Nordest è la macro area che ha subito l’incremento più importante pari al 178%. La provincia con le imprese che hanno accumulato più depositi è Cremona, dove sono aumentati del 298,3%. Seguono Bolzano con il +281,6, Enna con il +278,9, Salerno con il +270 e Potenza con il 257,7%. L’unica provincia d’Italia che ha visto diminuire i risparmi è stata Siena con il -20,1%.
Per molte micro imprese alla contrazione dei prestiti non è seguita alcuna forma di autofinanziamento bensì un progressivo deterioramento economico/finanziario, che le potrebbe aver fatte scivolare nell’insolvenza o, peggio, costrette a rivolgersi al mercato del credito illegale.