Impressionante la capacità di moltiplicare i debiti...
di Red
SIENA. Dal silenzio assoluto al fatto compiuto. Se la Fondazione MPS, nel breve giro di poche ore, deve ammettere che i prestiti accesi per 600 milioni di euro avevano clausole capestro e peggiorative con Mediobanca e Credit Suisse e contemporaneamente deve ammettere che è ormai prossimo l’arrivo del nuovo socio “dentro” la Fondazione, vuol dire che siamo proprio agli sgoccioli del “regime del Sistema Siena”. L’aveva detto Martelli in campagna elettorale, gli era stato risposto “che ne sai tu che non sei di Siena”, con la senesità sbandierata e venduta come valore per zittire tutte le voci dissonanti, come appunto agisce un regime: e questo detto a onor del vero!
Gli ascari che speravano nella vendita delle azioni MPS fatta a ottobre per vedere qualche euro di erogazioni sono stati informati che i soldi sono andati a copertura della prima rata del debito. Cioè, non solo non si è guadagnato, ma ci si è impoveriti ulteriormente per onorare la scadenza. E queste sono affermazioni che potrebbero, ma lasciamo la parola a chi ne sa più e meglio di noi, poveri giornalisti di provincia, far scattare il reato di usura: senza utili della banca la Fondazione non ha la capacità di creare reddito per pagare e le banche non dovevano erogare finanziamenti a un cliente incapiente. E nemmeno la Deputazione poteva permettere al presidente di fare debiti, visto che la capacità di guadagnare quattrini era totalmente compromessa dai 128 milioni di rosso di Rocca Salimbeni: addirittura, se Mancini avesse alienato la partecipazione in Mediobanca nel mese di giugno, prima dell’aumento di capitale Monte dei Paschi, avrebbe realizzato oltre 3 euro in più ad azione, cioè circa 48 milioni di euro. E realizzando sempre minusvalenze enormi… e poi il terrificante covenant. Ovvero la clausola per cui, se il valore dell’azione MPS scende sotto 0,3 euro, il creditore può escutere il pegno: follia allo stato puro. Tutti in ginocchio a Milano a pregare chi di dovere che si soprassieda ancora un po’.
E qui, fatal destino, scatta la tagliola del nuovo socio. Le banche accettano di allungare i tempi di riscossione, tanto gli interessi aumentano, ma il tempo verrà impiegato per la ricerca di un nuovo socio, e già si fanno i nomi di Credit Agricole e BNP Paribas, istituti di credito transalpini, che certo non se la passano meglio. Se poi facessero come Lactalis con Parmalat, che dopo l’Opa si è portata in Francia un miliardo di euro che erano in Italia, verremo “munti” anche noi. Il socio arriverebbe a prendersi una quota del 15% del capitale della banca, ma con i diritti di voto sterilizzati al 4%: chi accetterà mai se non a fronte di uno sconto importante? Diciamoci la verità: una cosa del genere non la faremmo neppure noi, poveri giornalisti di provincia…